Ventinove iscritti nel registro degli indagati, tra cui tre sindaci tutti di area progressista, almeno un’ottantina di casi di affidi sospetti finiti sotto la lente degli inquirenti e un giro di affari di diverse migliaia di euro che venivano incassati da onlus e assistenti sociali per le consulenze psicologiche di valutazione dei minori.
L’inchiesta “Angeli e demoni” sui presunti finti abusi segnalati dai servizi sociali della Val d’Enza, per togliere i bambini alle famiglie, può essere riassunta con dei numeri che danno contezza della ramificazione di questo sistema, su cui gli accertamenti stanno proseguendo, ma che a un primo distratto colpo d’occhio non possono raccontare l’humus ideologico che avrebbe fatto prosperare il giro di affidi illeciti.
Bisogna considerare infatti che se da una parte, secondo l’accusa, c’è stato un vero e proprio business di bambini sottoposti a sedute di psicoterapia praticate dagli operatori del centro privato ‘Hansel e Gretel’, che avrebbero percepito un compenso orario doppio rispetto a quello medio di analoghi professionisti, dall’altra i personaggi e le realtà chiave di tutta la vicenda sono stati additati come modelli da parte di diverse istituzioni politiche del territorio emiliano che per anni hanno esaltato il modello Val d’Elsa.
Bibbiano era il centro nevralgico della macchina deiservizi sociali di questa rete di comuni del reggiano, poiché presso la struttura pubblica la ‘Cura’ operava proprio la ‘Hansel e Gretel’, la onlus di cui faceva parte, Nadia Bolognini, indagata con obbligo di dimora, misura che ha colpito anche il sindaco del Pd, Andrea Carletti. Ai domiciliari, invece, Federica Anghinolfi, la responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, considerata dai magistrati la dirigente al centro dello scandalo, con numerose accuse tra cui falso in atto pubblico, abuso d’ufficio, violenza privata e lesioni personali gravissime. La donna sarebbe arrivata a ricattare le giovani operatrici per indurle a redigere verbali negativi sulle famiglie di origine dei bambini.
Anghinolfi avrebbe anche spinto per l’affidamento dei minori a coppie amiche o a lei vicine. Sempre stando alle carte degli inquirenti, la Anghinolfi, cinquantasettenne e omosessuale dichiarata, ha avuto una relazione con Fadia Bassmaji, anch’essa indagata, alla quale è stata affidata una bambinaassieme alla compagna Daniela Bedogni, anche lei nel registro della pm Valentina Salvi. Le due donne avrebbero “imposto un orientamento sessuale” alla minore vietando alla piccola di lasciarsi i capelli sciolti. Dalle intercettazioni ambientali si è scoperto che la compagna della Bassmaji ha persino sbattuto la bambina fuori dall’auto sotto la pioggia battente a seguito di un accesso diverbio. Non è poi un mistero la vicinanza dei personaggi finora menzionati al mondo dell’associazionismo lgbt con tanto di inviti a convegni sull’affido a coppie dello stesso sesso. Forse è solo una coincidenza ma per capire il contesto vale la pena segnalare che la provincia di Reggio Emilia da sempre rappresenta uno dei laboratori più avanzati delle politiche pro LGBT, con la città capoluogo che è stata una delle prime aderenti alla Rete Ready (istituzioni che promuovono misure gay friendly).
Galeazzo Bignami, deputato di Fratelli d’Italia e già consigliere regionale dell’Emilia Romagna ha offerto una dettagliata ricostruzione del sostegno politico goduto dal sistema Val d’Enza. Il parlamentare, sentito da Cultura e Identità, ha ricordato che nel marzo del 2015 la presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione, Roberta Mori, invitò a parlare in Commissione il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti e alcuni operatori dei servizi sociali della Val d’Enza tra cui la dott.ssa Aghinolfi. “In quell’occasione – ha evidenziato l’on. Bignami – la Anghinolfi sostenne che in Val d’Enza non era presente una maggiore concentrazione di padripedofili, ma il numero elevato di casi era frutto della loro bravura nel trovarli perché capaci di creare una rete che portava i bambini a confessare”. Una tesi che, oltre tutte le storture già emerse, tradirebbe anche un pregiudizio di fondo contro la figura paterna.
L’audizione in Regione non fu un episodio isolato: il 14 Luglio 2016 la Anghinolfi parlò davanti la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, la cui vicepresidente era la deputata del Pd Sandra Zampa, eletta nella circoscrizione Emilia-Romagna. E nel settembre del 2016 la donna ora al centro dell’inchiesta fu inoltre inviata alla Festa dell’Unità di Bologna. Ad ogni modo, se il modello Bibbiano sia stato un esperimento sociale sularga scala lo diranno solo le conclusionidell’inchiesta e le sentenze dei giudici. Di certo però lo stato deve delle risposte alle famiglie coinvolte e ai bambini a cui è stata l’infanzia.