Roberto Lai stella dell’Arma, Sherlock Holmes dell’arte

0

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

Il 15 giugno è stato inaugurato a Roma il Museo dell’Arte Salvata. Un luogo per valorizzare l’intenso lavoro di tutela del Comando Carabinieri TPC. Opere d’arte violate, trafugate, che hanno percorso un lungo viaggio, sono tornate e in attesa di tornare nei loro luoghi di origine saranno esposte nella splendida Aula Ottagona alle Terme di Diocleziano.

In occasione dell’apertura al pubblico del Museo, saranno esposti fino al 15 ottobre 2022, i recenti ritrovamenti del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri: numerosi pezzi di archeologia di varie civiltà rientrati dagli Stati Uniti d’America in un arco temporale compreso fra il dicembre 2021 e la scorsa settimana.

Il Museo permetterà ogni volta di cambiare la disposizione all’interno dell’Aula, che accoglierà così sempre nuovi tesori. L’incessante recupero di opere d’arte permetterà la rotazione dell’esposizione: al termine di ogni mostra, nuove opere recuperate saranno presentate al pubblico tenendo viva l’attenzione sul magistrale lavoro di recupero costantemente in corso.

Roberto Lai è chiamato “l’investigatore dell’arte”: in servizio presso il Comando Carabinieri TPC, è stato impegnato in complesse indagini riferite a che hanno reso possibile il rimpatrio di capolavori d’arte già esposti presso importanti musei internazionali e collezioni private.

Dott. Lai, lei è uno dei più accreditati investigatori dell’arte ritrovata, a livello internazionale, con una brillante carriera nell’Arma dei Carabinieri, Nucleo Tutela Beni Culturali, in quale veste è intervenuto alla inaugurazione del museo?

Dopo il congedo dall’Arma ho intrapreso una collaborazione con l’Associazione Nazionale Carabinieri e grazie al prezioso contributo del gen. Mauggeo, ispettore regionale Anc Lazio, e del brigadiere Spina, si è deciso di aprire una specialità all’interno di ANC nazionale, il nucleo Tutela Beni Culturali appunto, di cui sono attualmente presidente. Questo mi sta dando la possibilità di portare avanti dei progetti importantissimi sempre nell’ottica della tutela del nostro patrimonio artistico, ovviamente nell’ambito del volontariato, della collaborazione con Protezione civile, non essendo più un ufficiale di polizia giudiziaria.

Che tipo di progetti ha in mente di sviluppare con il nucleo che presiede?

Intanto premetto che il Nucleo ANC TPC conta già 70 iscritti, tutte aliquote specializzate nei vari ambiti del recupero e valorizzazione dei beni archeologici e storici, Per il momento la base operativa è nel Lazio, ma il target è quello di espandere il raggio di azione su scala nazionale. Anzi, veramente il progetto più ambizioso che abbiamo in mente è quello di strutturare dei plotoni di volontari a livello europeo, che possano affiancarsi ai “caschi blu della cultura” già operativi per il Ministero dei Beni Culturali, da cui il mio ex Nucleo TPC, composto di effettivi naturalmente, dipende.

Se non capisco male, parliamo quindi di un Corpo di volontari, a difesa del Patrimonio storico nazionale, ma anche transnazionale, che emula, si ispira ai canoni della nostra Protezione Civile?

Esattamente, è nostra intenzione operare proprio a fianco della Protezione Civile e dei vari enti pubblici quando ci verrà chiesto, pensi alle purtroppo ricorrenti catastrofi naturali che flagellano il nostro Paese, ricordo per l’ennesima volta che il nostro patrimonio culturale è il primo al mondo in assoluto per quantità e per qualità.

Dott. Lai, riassumere il suo curriculum è arduo, da giovane militare di leva, a Cavaliere della Repubblica Italiana, oltre a numerosi altri massimi riconoscimenti , militari e civili, quali sono stati i suoi più eclatanti ritrovamenti?

E’ una domanda ricorrente che mi viene fatta, anche per me è difficile riassumere. Tengo a precisare che ogni recupero è stato un lavoro di squadra, a partire dai miei storici comandanti, basta citare il gen. Roberto Conforti, ai colleghi che rimangono amici fraterni, che dire, la Triade Capitolina, dell’Inviolata di Guidonia, il vaso di Assteas, il ritorno dell’Arciere Sulcitano, il “Volto d’avorio” , il quadro del Battistello Caracciolo e tantissimo altro. Aggiungo una nota amara purtroppo, ad affiancare il Nucleo in questi ritrovamenti, vi è stata ovviamente la magistratura italiana, e la scomparsa del dott. Pietro Paolo Ferri, esattamente due anni orsono, ci addolora ancora.

Lei è diventato una star grazie anche alle serie Tv prodotte e trasmesse da Sky; oramai è definito lo Sherlock Holmes dell’Arte trafugata, grazie alle sue notevoli qualità investigative. Ci sarà una seconda serie?

Pare di sì mi farebbe piacere, ovviamente non per un fatto personale, ma per la missione che mi sono dato: divulgare ai quattro punti cardinali l’importanza di tutelare il patrimonio, ricercare sempre e dovunque, il patrimonio trafugato, sempre più spesso al centro di pericolosi traffici illeciti internazionali, “gestiti” dalle criminalità organizzate.

Ha mai messo a repentaglio la sua vita, lei e i suoi colleghi, nelle missioni di recupero, specie quelle internazionali?

Forse ho dato una visione un po’ troppo romantica, di quello che è stato il mio lavoro, e che ora è portato avanti dai reparti operativi del TPC. E’ vero, siamo degli appassionati, degli specialisti, necessariamente degli studiosi, ma siamo pur sempre dei militari, anche se è difficile vederci in divisa….quindi sì, è capitato, ma eravamo preparati al peggio.

Una ultima domanda, tra la sua bella isola di Sant’Antioco, in Sardegna, che non passa giorno che lei non promuova sui media, e l’Arma dei Carabinieri alla quale è appartenuto, ma ancora “appartiene” con questa nuova avventura, dove batte più il suo cuore?

Non si può scegliere tra due amori così grandi.

ABBONATI A CULTURAIDENTITA’

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

dieci − 7 =