San Michele, il comandante supremo delle Milizie Angeliche

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Il San Michele di Guadalupe, Città del Messico

Il 29 settembre la Cristianità celebra l’Arcangelo Michele. Non un santo nel senso stretto del termine, dunque, ma il suo culto è talmente solido da mettere in ombra quello degli altri due arcangeli – Gabriele e Raffaele – che pur condividono la festa liturgica il 29 settembre.

Il culto di Michele venne istituito dall’Imperatore Costantino I nel 313. Fra i suoi attributi, quello di archistratega, ovvero, in greco, comandante supremo delle Milizie Celesti. San Michele è stato dunque immediatamente accolto come patrono militare, guida spirituale per i soldati e per la cavalleria. La sua iconografia tradizionale, mentre volando piomba sul drago-diavolo per trafiggerlo con la spada fiammeggiante, si è sovrapposta a quella di Ercole che debella l’Idra di Lerna o a Sigfrido che uccide il drago Fáfnir. Ulteriori legami si snodano fino ai culti ancestrali di Marduk, di Mitra e di Ermete, e non a caso tanto la festività cade subito dopo l’Equinozio d’Autunno, consacrato a queste divinità orientali, quanto gli si attribuisce il ruolo di Psicopompo (oltre che di giudice delle anime, Psicagogoda cui l’attributo della bilancia accanto alla spada o alla lancia), come Ermete-Mercurio. Per i Longobardi, la cui conversione è legata al culto di Michele, l’attributo della lancia permette l’identificazione fra l’Arcangelo con Odino.

Ma è soprattutto il suo ruolo di difensore contro il male che affascinò nei secoli le popolazioni che ne hanno praticato il culto. Come Eracle-Ercole della classicità, Michele è il guerriero che schiaccia le forze oscure (il Drago, il Serpente, il Maligno) che minacciano l’uomo e dalle quali l’uomo sarebbe altrimenti indifeso: l’Idra per gli antichi, il Diavolo per i cristiani. Non è un caso che la Puglia, regione in antichità molto devota al culto di Eracle portato dai coloni dorici dall’Ellade, oggi sia il centro in Italia del culto dell’Archistratega, con il santuario del Monte Gargano e centinaia di chiese (soprattutto ipogee) in tutto il territorio. “Michele”, del resto, è uno dei nomi più diffusi in Puglia, et pour cause, e c’è chi fa notare che nelle molte opere pubbliche edificate durante il Ventennio in Puglia vi fossero più rappresentazioni di San Michele che del fascio littorio.

Nel Medioevo San Michele sarà il riferimento nelle lotte contro le invasioni saracene e poi nella Crociata per la liberazione del Santo Sepolcro.

In epoca più recente il culto di Michele torna nella Germania guglielmina con tutti i suoi risvolti neopagani. Da santo patrono della Germania (anche se, come visto, non è propriamente un “santo” secondo la definizione cristiana) Michele viene assunto come nume tutelare nel Monumento alla Battaglia delle Nazioni di Lipsia. Un bassorilievo alto 14 metri – opera dello scultore Christian Behrens – lo rappresenta in armatura alla base della torre in granito che celebra i centoventimila caduti di entrambe le parti nello scontro fra Napoleone e la Coalizione del 1813. Una gigantesca scritta in tedesco recita GOT MIT UNS alle sue spalle, “Dio è con noi”.

Pochi anni prima, Michele era stato invocato da un Papa che era stato protagonista proprio dello scontro con la Germania della kulturkampf anticristiana. Il 13 ottobre 1884 Leone XIII ebbe una visione del Maligno che minacciava la Chiesa, e immediatamente compose una preghiera-invocazione a Michele Arcangelo affinché intervenisse nella lotta contro Satana. San Michele è infatti anche un santo esorcista, anche se nella preghiera è invocato come ausilio in battaglia:

Sancte Michaël Archangele,
defende nos in proelio;
contra nequitiam et insidias diaboli
esto praesidium.
Imperet illi Deus,
supplices deprecamur: tuque,
Princeps militiae caelestis,
Satanam aliosque spiritus malignos,
qui ad perditionem animarum
pervagantur in mundo,
divina virtute in infernum detrude.
Amen

In questo modo alla fine del XIX secolo l’Archistratega era il trait-d’union fra i culti cristiani e neopagani d’Europa. Nonostante ciò i due fronti rinunciarono a parlarsi. Nel Concilio Vaticano II, infine, la Prece Leonina venne abolita, secondo alcuni perché citare la battaglia contro le forze sataniche poteva… “spaventare i fedeli”.

Nell’Italia del XX secolo San Michele è patrono della Polizia e dei Paracadutisti, e in generale di tutti i soldati degli infermieri e dei radiologi, ma un’infinità di mestieri e categorie s’affidano al Patronato dell’Archistratega. La sua figura contemporaneamente leggiadra e guerriera ne fa un’icona d’elezione per la recente moda dei tatuaggi, in particolare fra i cultori di pugilato e altri sport da combattimento e gli amanti della musica metal (in particolare nella versione “muscolare” della statua in stile art decò realizzata nel XX secolo per la Basilica Madonna di Guadalupe a Città del Messico: una specie di Peter Steele ante litteram). Merita infine d’essere citata la squallidissima polemica che ha coinvolto l’iconografia tradizionale dell’Arcangelo, rappresentato mentre schiaccia col piede la testa del Diavolo: quest’ultimo viene sempre dipinto in colori lividi e scuri, cosa che ha fatto gridare ai soliti cretini della cancel culture a una presunta matrice “razzista” delle opere d’arte sull’impresa dell’Arcangelo. Nel giugno 2020 un gruppo di fanatici lanciò una petizione su Change.org per cancellare le onorificenze britanniche dedicate a San Michele in quanto la sua icona in cui calpesta la testa del Diavolo ricordava… la morte del pregiudicato George Floyd.

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