Parla Gianmario Strappati, musicista e innovatore che ha portato la tuba nel concerto barocco
Gianmario Strappati è uno dei musicisti italiani più eclettici, già noto dappertutto all’estero nonostante la giovane età. Merito anche dell’originalità nell’interpretare con uno strumento insolito come la tuba concerti barocchi pensati per altri suoni. Docente di bassotuba presso il Conservatorio Statale Verdi di Ravenna, nonché all’Istituto Superiore Hernandez di Buenos Aires, Strappati è anche ambasciatore di Missioni Don Bosco per la musica nel mondo. Tra le varie esperienze di rilievo, lo scorso autunno è stato guest professor alla Florida States University. La musica, per lui, non è solo arte e bellezza: ha anche un significato fortemente pedagogico e sociale: tutto in nome di un interscambio culturale da incentivare ovunque. Nessuno, meglio di lui, potrebbe spiegarci il ruolo della musica in Europa e nel mondo.
Qual è il messaggio che porta con le Missioni Don Bosco?
La musica è aggregazione, condivisione e formazione. Don Bosco, che fondò diverse bande musicali, riteneva fondamentale l’esistenza di una sala di musica, dove i ragazzi potessero ritrovarsi per suonare uno strumento, perché l’orchestra è un esempio di società ideale e di educazione.
In un momento storico come questo, cosa può fare l’Europa attraverso le sette note?
Se si vuole intraprendere un percorso di coesione europea e culturale, non si può prescindere dall’arte, che è al di sopra di ogni situazione di conflitto. Dalla musica può arrivare un messaggio di pace, proprio perché ogni autore ha composto un brano in un determinato momento introspettivo della sua vita, quindi la condivisione di valori nazionali diventa a tutti gli effetti un concetto culturale.
C’è un unico grande genere musicale che sappia identificare in particolare l’Europa?
Non credo esista: anche se dovesse crearsi un nuovo stile, capace di unire le diversità, rimarrà sempre una peculiarità per ogni nazione. È importante che ciascun Paese porti il proprio marchio attraverso le scuole nazionali di formazione. La grande forza europea sta nell’unione di diverse anime, ossia nell’interscambio culturale: tutto dipende dalla voglia che abbiamo di sviluppare questo.
Si guarda spesso alla musica americana con una stima elevata, ma siamo consapevoli in Europa della ricchezza culturale che rappresentiamo?
Non del tutto, ma dovremmo iniziare a esserlo, guardando al lavoro dei nostri predecessori. In Italia abbiamo un patrimonio importante dato dallo stile classico della nostra musica e dalla sua interpretazione. La musica americana è presa come esempio per l’attrazione che può avere nei social media: lì tutto è spettacolarizzato con una comunicazione fortissima. È importante veicolare armonia e melodia europee attraverso le varie generazioni.
Se la vita di Gianmario Strappati fosse un brano musicale, quale sarebbe?
«Czardas» di Vittorio Monti: è un pezzo per violino, che però ho sempre interpretato nei miei concerti per tuba. Un brano virtuosistico che si divide in quattro movimenti, tutti uniti da una sola fisionomia musicale: nel primo c’è il grande calore della patria italiana con la sua melodia, il terzo è intenso e significativo. Quindi ci sono due movimenti allegri e veloci che si alternano e sembrano un violino ungherese libero, di grande effetto. La coesione e l’unione che un brano del genere identifica rappresenta la mia vita, in un cammino sempre all’insegna di condivisione e scambio delle culture.