L’annuncio è stato dato il 27 aprile su Truth Social: Trump ha dichiarato di voler “far risorgere il Columbus Day dalle ceneri”. È una dichiarazione di grande contenuto simbolico, intesa a rovesciare un trentennio di narrazione anti-europea e apertamente razzista contro i bianchi, culminata negli ultimi dieci anni con la progressiva, surrettizia sostituzione del Columbus Day con il cosiddetto “Indigenous Peoples’ Day”.
Dal 1992 (500 anniversario della scoperta dell’America), negli USA ha montato una narrazione falsa e bugiarda sulla figura di Colombo, dipinto come “schiavista” e “colonialista”, causa di tutti i mali del Nuovo Mondo. Inutile dire che la narrazione wokeista è auto-contraddittoria e per questo motivo fasulla: applica a Colombo categorie moralistiche in stile “Capanna dello Zio Tom” dipingendo contemporaneamente le culture indigene come una specie di “paradiso in terra” che in realtà non furono mai: basti pensare che la tanto vituperata Inquisizione spagnola giustiziò in tre interi secoli un decimo delle persone (eretici, infedeli o nemici dello Stato spagnolo) che l’Impero azteco sacrificava sulla cima delle sue piramidi mediamente in un solo anno del proprio regno.
Trump ha accusato i dem, in particolare l’amministrazione Biden, di aver danneggiato l’eredità di Colombo promuovendo in maniera divisiva e auto-razzista l’Indigenous Peoples’ Day, celebrato nella stessa data dal 2021, quando Biden è stato il primo presidente a riconoscerlo ufficialmente accanto al Columbus Day. Trump, che evidentemente ha ben chiare le dinamiche della “guerra culturale” scatenata dal wokeismo, ha deciso di contrattaccare coi grossi calibri, colpendo pesantemente proprio una delle narrazioni qualificanti dell’ideologia dem: quella del “razzismo sistemico” di cui sarebbero portatori i bianchi e che era culminata con la rimozione o il danneggiamento di statue di Colombo (e di tanti altri personaggi della storia americana, perfino un santo come Ginepro Serra e il padre della Patria americana Giorgio Washington) durante le sommosse del 2017-2020.
Proprio in quegli anni infatti partì una vera e propria mattanza di monumenti, statue e intitolazioni che vedevano come principali bersagli i sudisti e Cristoforo Colombo. Contemporaneamente i comuni più a sinistra degli USA cessavano di festeggiare il Columbus Day per sostituirlo con la festa dei popoli indigeni. Anche se il Columbus Day non era mai stato formalmente abolito dal governo federale (cosa che fornisce ora ai giornali di sinistra l’unico, debolissimo argomento per contrattaccare la mossa di Trump affermando che “lui non sta restaurando nulla”), l’amministrazione Biden, fin dalla campagna elettorale del 2019, ha minacciato di voler eliminare la festività. Nel frattempo con una strategia da “finestra di Overton” (e cioè passaggi successivi volti a svuotare di significato il bersaglio dell’operazione culturale, progressivamente sostituendola con nuovi simboli e riti nella consapevolezza dell’opinione pubblica) la coppia Biden-Harris ha portato avanti lo smantellamento della festa-simbolo degli italoamericani.
E infatti le dichiarazioni di Trump hanno raccolto il plauso di molte comunità italoamericane, tradizionalmente vicine ai democratici, che negli ultimi anni hanno visto il loro simbolo gettato nel fango: quasi tutti i monumenti a Colombo, infatti, erano doni delle stesse comunità italoamericane oppure dell’Italia alle città d’oltreoceano.
Con questa mossa Trump ha dimostrato di avere una strategia netta nella guerra culturale scatenata dal wokeismo contro la civiltà occidentale: già nel 2020 fu lui ad aver chiamato “cancel culture” la distruzione di monumenti e il pervertimento dei programmi scolastici per fare il lavaggio del cervello agli americani, convincendoli che l’America è un paese “colpevole” verso le minoranze non bianche. Ora, con questo colpo diretto alla narrazione dem, ha rovesciato la finestra di Overton aperta 30 anni fa, ripristinando la centralità del Columbus Day come atto simbolico. Trump, a differenza di tanti, troppi leader conservatori dell’Occidente allargato che lasciano correre pensando che il wokeismo sia una “moda passeggera”, ha capito che queste non sono affatto battaglie di retroguardia né terreni che si possono cedere all’avversario politico come “contentino” o captatio benevolentiae. Inoltre ha rifiutato qualunque soluzione “democristiana”, nella speranza di non scontentare nessuno. Ha colpito uno dei cavalli di battaglia della guerra culturale woke, duro, senza mezzi termini e compromessi. Così, infatti è stato per la narrazione trans, affondata fra i primissimi atti del suo mandato il giorno stesso dell’insediamento: fu sufficiente infliggere un colpo solo, ben assestato, per provocare il crollo del castello di carte dell’ideologia woke su quel fronte, proteggendo gli sport femminili dall’invasione di atleti maschi. La battaglia su Colombo, l’identità americana e la storia di quel paese è certamente più lunga e difficile. È appena iniziata, ma la prima bordata di The Donald sembra aver centrato il bersaglio. Prendere nota, in Italia.
OK per trasversalità e disinibizione politica . . La malattia infantile sarebbe il qualunquismo . . Mentre la saggezza sta proprio nell’aprire le menti e sgombrarle delle trombosi ideologiche .
Amerei sapere sempre qualcosa in più su chi scrive i vari articoli . . provenienza , formazione . .
per fare accettare un mio indirizzo email nella vostra scheda , ho dovuto scriverlo in minuscolo . . un retaggio che perseguita la gente da quando è stata inventata l’email ! E’ nata assolutamente neutra rispetto ai caratteri minuscoli o maiuscoli , qualsiasi email può esser scritta anche alternando minuscolo e maiuscolo , funziona in ogni modo . Garantito , fin dall’inizio (1983 , mi pare . . ) . Togliete la preclusione alle maiuscole , sembrerete più ‘aggiornati’ !!