ABBONATI A CULTURAIDENTITA’
Il curatore e gli artisti del Padiglione Russia hanno deciso di togliersi dalla Biennale di Venezia e la Biennale di Venezia approva, continuando però a dire che “La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura” (dal sito della Biennale). Appunto. Intanto il Teatro alla Scala di Milano, tramite il Sindaco Giuseppe Sala che ne è il Presidente, esclude il Maestro Valery Gergiev (che appoggiò l’annessione della Crimea nel 2014) dalla direzione delle cinque repliche della Dama di Picche di Čajkovskij per non aver risposto alla richiesta del Piermarini di dichiarare una soluzione pacifica del conflitto: il Sindaco Sala precisa che non si tratta di una richiesta di abiura, ma di una presa di distanza, ma il direttore russo rischia la stessa fine con i Munchener Philharmoniker, la Rotterdams Philharmonisch Orkest e la Filarmonica di Parigi. E intanto Fifa e Uefa escludono la Russia dai Mondiali. Ma la cultura e lo sport non dovrebbero unire? Nessuno si accorge della gravità di questa conventio ad excludendum?
E’ chiaro che quando ti arrivano i carri armati sotto casa devi reagire: siamo con il popolo ucraino e condanniamo con fermezza l’invasione di Putin di uno Stato sovrano. Lo abbiamo detto più volte, fermiamo la guerra. Ma cosa c’entrano queste discriminazioni ad personas dai luoghi della cultura e dello sport sulla base del passaporto e/o di una richiesta di condanna che non sempre è ovvia perché il mondo è complesso (come dice l’ex ambasciatore Sergio Romano, la NATO è pur sempre un’organizzazione militare e se gli USA piazzano i loro armamenti a Kiev, questo è un problema per Putin di cui non si può non tener conto)? Possibile che nessuno si accorga della gravità inaudita di questa protervia del potere culturale? Possibile che nessuno reagisca a interdizioni che si avvicinano pericolosamente a un razzismo culturale non troppo diverso dal razzismo tout court?