Cultura significa economia. Il Parlamento è impegnato, in questi mesi, oltre al ciclo della Legge di Bilancio, alla revisione della delega sullo Spettacolo, per riformare il sistema dello spettacolo dal vivo. Per la legge delega sullo Spettacolo abbiamo evidenziato la necessità di una radicale riforma che vada a istituire – al posto del Fondo Unico dello Spettacolo – un unico Fondo per le Arti Nazionali. L’emergere di importanti studi di settore – fra cui il prestigioso Istituto Bruno Leoni – affermano che l’erogazione dei fondi FUS è stata viziata da un’assegnazione clientelare dei fondi stessi, basata più sulle relazioni tra gestori e politica che sulla qualità dell’opera finanziata. Un sistema di concorrenza sleale tra beneficiari e non-beneficiari, che non solo porta ad un generale e preoccupante abbassamento della qualità dei progetti artistici, ma anche a una distorsione del mercato culturale italiano.
La riforma apporterebbe una revisione dei criteri quantitativi e qualitativi dell’erogazione dei fondi – garantendo accesso a nuovi operatori del settore – e una rivalutazione del sistema di contribuzione pubblica dello spettacolo dal vivo, facendo venir meno la divisione tra fondi FUS ed extra-FUS, e convergendo in un unico Fondo per le Arti Nazionali.
Il sostegno e la tutela dello spettacolo dal vivo – quale strumento fondamentale di espressione artistica, di crescita culturale, pedagogica, sociale, economica e formativa della collettività, riconosciute ai sensi degli articoli 9, 21 e 33 della Costituzione – deve garantire il consolidamento e lo sviluppo del settore artistico della nostra Nazione.
Il filo conduttore della Riforma del Fondo per le Arti Nazionali si collega direttamente con le proposte per la valorizzazione di altre forme d’arte e di spettacolo in maniera trasversale, tra cui gli spettacoli viaggianti e il circo equestre, tradizionalmente parte del contesto italiano. Uno sviluppo culturale che necessita anche dell’istituzione di un Osservatorio sullo stato delle finanze delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, sulle concessioni per gli spettacoli viaggianti e sul cambiamento dell’organizzazione delle commissioni consultive.
Pertanto, in questa penultima Legge di Bilancio di questo Parlamento, è necessario tra le altre cose porre l’accento sulla difesa della cultura italiana, devastata dalla crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria e dalle restrizioni anti Covid-19. Lo stravolgimento di prospettiva di vita artistica e di fruizione culturale portato dalla pandemia ha direzionato le battaglie di Fratelli d’Italia: perché se le medicine sono la cura del corpo, la cultura è la cura dell’arte e tutti i cittadini devono beneficiarne. La pandemia ha modificato nettamente i nostri consumi di cultura e pertanto, la nostra proposta di poter detrarre il consumo culturale diviene di stretta attualità. La realizzazione di un sistema fiscale che preveda la detrazione delle spese per l’acquisto di beni e servizi culturali si declina come basilare in una Nazione ricca di arte e cultura come l’Italia.
La detrazione fiscale per l’acquisto di biglietti di ingresso e di abbonamenti a musei, cinema, concerti, spettacoli teatrali e dal vivo, e le spese sostenute per l’acquisto di libri e di materiale audiovisivo – protetti da diritti d’autore – segnerebbe una prima svolta da cui deriverebbe poi, l’abbassamento dell’IVA al 4% sui prodotti culturali. A tutto questo, è fondamentale non lasciare indietro il grande patrimonio artistico e culturale rappresentato dal nostro territorio nazionale.
L’attenzione al territorio italiano ci ha indirizzati verso un altro progetto importante a tutela del patrimonio italiano: i Borghi digitali. Tra le mura di questi gioielli nazionali il visitatore è attratto, oltre che dalla bellezza dei luoghi, dalla possibilità di poter visitare territori ricchi di cultura e tradizioni, che in qualche modo permangono nella vita quotidiana dei borghi. L’attenzione al patrimonio culturale e artistico italiano è prioritaria, soprattutto nell’ottica della costruzione di un turismo sostenibile spalmato su tutto il suolo nazionale e che non riguardi solo i beni di più grande attenzione.
Conoscere e apprezzare le ricchezze culturali nascoste nei piccoli borghi significa non solo ricostruire un rinnovato senso di identità più profondo – sia del cittadino che del turista – ma rappresenta dal punto di vista della ripresa, un moltiplicatore per le economie locali.
L’industria dell’arte e della cultura in Italia mettono in moto una filiera produttiva e un numero di addetti ai lavori molto importante e, pertanto, necessitano di attenzione massima non solo per il riflesso in ambito strettamente artistico-culturale, ma anche in ambito economico e sociale.