È in scena fino al 27 ottobre, al Teatro Manzoni di Milano, Plaza Suite, la commedia di Neil Simon (produzione Skyline, La Contrada e Savà Produzioni Creative) adattata e diretta da Ennio Coltorti. Due atti, durata 85 minuti. Ecco la recensione.
IL CAST
Corrado Tedeschi, Debora Caprioglio, Giulia Galizia, Gianluca Delle Fontane, Andrea Bezzi. Scene Andrea Bianchi; Costumi Sonia Cammarata.
IL TARGET
Dai 14 anni in su.
LA TRAMA
Tre storie diverse si susseguono in pochi giorni nella stessa stanza d’albergo, precisamente la suite 719 dell’Hotel Plaza. Una coppia in crisi vi torna per festeggiare l’anniversario di matrimonio, su iniziativa della moglie che le prova tutte pur di ricevere le attenzioni del marito: la spensieratezza della donna, però, appare in certi momenti fuori luogo e sembra dover competere con la puntuale segretaria del consorte. Un’altra donna, sposata e con figli, viene chiamata in hotel da una vecchia fiamma, che vorrebbe riaccendere la passione: lui, nel frattempo, è diventato un noto e narciso produttore. Questo lo rende estremamente affascinante agli occhi di lei, che farebbe qualunque cosa pur di rispettare il suo ruolo di moglie e casalinga, ma sembra faticare a resistergli. La terza coppia, infine, è quella di due genitori con la figlia chiusa nel bagno pochi minuti prima di sposarsi. Mentre tutti gli invitati sono ignari nella hall dell’albergo, ecco che nella suite 719 si cerca di convincere la ragazza a rispettare la promessa di matrimonio. Il cinismo del padre, però, si scontra con la mancata concretezza della madre: i due fanno emergere tutte le loro differenze caratteriali, che difficilmente aiuteranno la giovane a tornare sui suoi passi…
LA MORALE
Tre tipi di sentimenti (uno stanco, uno tradito e l’altro temuto) per un’unica soluzione: mai dare per scontato nulla, nemmeno nella quotidianità. L’amore dovrebbe essere desiderato, invece le diverse declinazioni ne fanno avere persino paura. Perché richiede costantemente di assecondare il partner, ma anche di farlo appassionare del proprio mondo. È per questo che amare comporta un impegno a cui non tutti sono pronti: lo insegnava già Tommaso D’Aquino, sottolineando che in una relazione non ci siano solo movimenti affettivi spontanei. In amore, diceva il filosofo, ci si sceglie e si fa la scelta di volere il bene dell’altro. Indifferenza e unidirezionalità non sono contemplate.

IL COMMENTO
Dalla penna di Neil Simon, ecco la leggerezza che occorre per fare avvicinare il pubblico al teatro, raccontando altresì storie intrise di significato. Una scenografia piacevolmente luminosa, testi scorrevoli e tante risate creano divertimento intorno ad argomenti che, se vissuti in prima persona, di divertente hanno ben poco. È un po’ questo in fondo il senso della comicità che, quando ha i ritmi e la spensieratezza di Plaza Suite, riesce a insegnarci molto più di quanto non lo possano fare altre situazioni più seriose. E chissà che, sorridendo mentre si esce dal teatro, qualche coppia matura non riscopra l’importanza dell’ascolto e qualche giovane non smetta di temere l’amore eterno…
IL TOP
Teatro leggero e disimpegnato per il pubblico, non altrettanto per gli attori, che devono interpretare tre personaggi a testa, con personalità diverse a cui dare un preciso carattere. I protagonisti, Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio, portano la loro spontanea verve sul palcoscenico con una professionalità impeccabile: non sbagliano nulla, dimostrandosi una delle coppie artistiche più rodate e indiscutibili. Brillanti, ironici, mai esagerati: Tedeschi e Caprioglio creano l’atmosfera rilassante e piacevole che rappresenta la cifra stilistica del Teatro Manzoni, dove familiarità ed eleganza accolgono il pubblico sempre numeroso.
LA SORPRESA
Di quanto fosse bravo Neil Simon si è detto molto, ma se un testo del 1968 può ancora divertire con questi ritmi è anche merito di chi lo adatta. In questo caso Ennio Coltorti, con alcune attualizzazioni di personaggi e gesti, riesce a rendere persino più vivace il racconto rispetto alla celebre commedia cinematografica che vedeva protagonista Walter Matthau.


















