Classe 1977, piemontese del Monferrato, Enzo Amich è partito dal lavoro di operaio per raggiungere Montecitorio. Non ha avuto paura dei calli alle mani, e soprattutto di lanciarsi nel vuoto: per tre anni ha servito come paracadutista, volontario nel 183° Nembo. Ma la politica è sempre stata la sua passione, dimostrandolo con l’attività sul territorio, come sindaco di Coniolo, piccolissimo borgo dell’Alessandrino, poi prima consigliere e poi capo di gabinetto del sindaco (Federico Riboldi, che i lettori di CulturaIdentità conoscono bene) a Casale Monferrato.
E quindi, il primo grande balzo: Roma. Alle elezioni del 2022 viene eletto deputato con Fratelli d’Italia. Ma ancora sente il richiamo del dovere: “Il nostro paese non è rappresentato come si deve nelle istituzioni europee” dice a CulturaIdentità. Per questo occorre spostare la lotta politica a Bruxelles. Dove far sentire la voce dell’Italia e dei territori che ne fanno una nazione unica al mondo.
Perché ha deciso di candidarsi al Parlamento europeo? Quali sono i valori e i punti programmatici che intende portare a Bruxelles?
Va da sé che una delle ragioni che mi hanno convinto a candidarmi è stato l’amore per il mio territorio di elezione (la provincia di Alessandria), che merita di eleggere un proprio rappresentante al parlamento europeo. Ci sono, tuttavia, anche ragioni più politiche alla base della mia scelta. Il nostro paese non è rappresentato come si deve nelle istituzioni europee. Una direttiva europea può influire in modo determinante sulle nostre politiche interne: una volta approvata e promulgata, si hanno ben pochi strumenti per poterne scongiurare gli effetti, che riteniamo contrari ai nostri interessi.
Il governo Meloni ha evitato conseguenze devastanti sui consumatori per effetto di direttive europee in materia di agricoltura, allevamento e qualità dell’aria ma a costo di un enorme lavoro negoziale, per così dire “in extremis”.
Di qui la necessità di mandare al parlamento europeo e nelle istituzioni europee nostri rappresentanti, che abbiano la forza di opporsi alle folli politiche eco-socialiste e radicali, che la fanno da padrone in Europa sostanzialmente dal 1979, ossia da quando si è insediato il primo parlamento europeo.
È venuto il momento, dopo quarantacinque anni, di cambiare maggioranza anche in Europa e di rispettare il comune sentire della maggior parte degli stati membri, che a partire dalle consultazioni nazionali hanno respinto le politiche delle sinistre e favorito i programmi dei conservatori.
La nostra visione di Europa è molto chiara: una confederazione tra Stati liberi e sovrani che si occupi di difesa comune, politica estera, immigrazione, mercati ed energia. Un’unione efficiente che renda gli Stati membri sicuri e solidali, senza dividerli tra Stati di serie “a” e di serie “b”. È, soprattutto, un nuovo modello di unione, che accantoni l’idea di controllare e condizionare anche le nostre abitudini di vita: da cosa mangiamo a come ci spostiamo o come ci scaldiamo, o dove possiamo abitare, come tipico delle sinistre.
Quali sono le campagne che in questo momento sta portando avanti nel Parlamento italiano? Quali i risultati finora ottenuti?
Come membro della IX Commissione [Trasporti, Poste e Telecomunicazioni NdR] mi sono occupato da subito di cybersicurezza e, in particolar modo, di cyberbullismo, di interporti e di tutela del diritto d’autore in rete.
Su questi argomenti, il lavoro in commissione è stato intenso e, grazie ai contributi delle associazioni rappresentative dei vari settori coinvolti, siamo giunti all’approvazione, talvolta anche condivisa oltre il perimetro della maggioranza, di testi legislativi importanti.
Cito, per esempio, la “Legge Rotelli”, la prima legge quadro in materia interporti, approvata alla Camera e ora all’esame del Senato, la legge recante “disposizioni in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici”, approvata proprio in questi giorni alla camera, e la legge che introduce l’articolo 612-bis.1 del codice penale, concernente i reati di bullismo e cyberbullismo, recentemente promulgata in via definitiva.
Vorrei anche menzionare un testo di legge che ha già passato l’esame di entrambi i rami del Parlamento ed è stato, quindi, approvato definitivamente, sul quale il nostro lavoro in commissione è stato davvero impegnativo: “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore mediante le reti di comunicazione elettronica”.
Da ultimo voglio segnale un mio progetto di legge, presentato in questi giorni, per ricordare – con l’istituzione di una apposita giornata nazionale – un evento della nostra storia recente, a mio avviso ingiustamente dimenticato: il 2 luglio 1940 una nave britannica – la Arandora Star – carica di internati italiani ed austriaci destinati alla deportazione in Canada, affondava dopo essere stata scambiata per una nave da guerra e silurata al largo delle coste irlandesi da un sommergibile tedesco. Il siluramento cagionò la morte per affogamento di 865 persone, tra cui 446 immigrati italiani, provenienti da varie parti del nostro paese e residenti in Inghilterra, anche da molto tempo, definiti “indesiderati” dopo l’entrata in guerra dell’Italia.
I nostri connazionali furono vittime incolpevoli delle dinamiche della guerra: la loro vicenda – citando le parole stesse del Presidente della Repubblica – è un “monito perenne contro le guerre e a favore dell’amicizia e della collaborazione tra i popoli” e “luminosa testimonianza del lavoro e del sacrificio degli italiani all’estero, meritevole del ricordo e dell’unanime riconoscenza di tutta la Nazione”.
Lei ha una lunga carriera come amministratore locale: quali sono i risultati di cui va più fiero e quali le esperienze che ha maturato sul territorio che pensa possano essere portate al livello del parlamento europeo?
Prima come sindaco di Coniolo e poi come capo di gabinetto della città di Casale Monferrato ho avviato molti progetti, alcuni realizzati nel corso del mio mandato, altri conclusi con successo da chi è venuto dopo di me. Questa esperienza, per me di altissimo valore formativo, mi ha insegnato che per ottenere un risultato in ambito amministrativo è necessario esercitare pazienza e fare “gioco di squadra”, tra territorio e istituzioni, oltre naturalmente a non risparmiare le occasioni di confronto e ascolto con i cittadini, anche in sede di critica (perché no?). Penso che questo metodo possa essere applicato anche in un’eventuale mandato come deputato europeo, naturalmente con diversi interlocutori e attori.