Che paura: rispunta Speranza e la propaganda per il lockdown

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Dipartimento Protezione Civile from Italia, CC BY 2.0 creativecommons.org , via Wikimedia Commons

L’avevano lasciato negli armadi, come lo scheletro di cui vergognarsi un po’. Con Lamorgese trait d’union della continuità tra Conte, di cui fu spalla, e Draghi, egli aveva ridotto da qualche mese le presenze. Ma, come un odierno principe di *** ne Le Corricolo di Alexandre Dumas o come il Rosario Chiàrchiaro della Patente di Pirandello, annunciatore e forse anche un po’ iettatore, figura trista e dimessa, riecco Roberto Speranza. La sua presenza sui media è come quella del suo già consulente Walter Ricciardi: è segno che i contagi stanno aumentando e che il lockdown è alle porte. Come Conte, anche Draghi utilizza Speranza che a sua volta utilizza Ricciardi per anticipare le pillole amare che dovremo ingurgitare: e, in base agli schiaffoni che i due prenderanno dopo le loro dichiarazioni, Draghi si regolerà.

Rieccolo quindi, l’antifrastico Speranza annunciare che, se aumenteranno i contagi, sarà chiusura di nuovo. Stesso scenario dello scorso anno, solo ritardato di qualche settimana. E, del resto, “Repubblica” di ieri non ha riesumato un titolo di un anno fa su “faremo di tutto per salvare il Natale”? Anzi, quello del 2020 era del 14 dicembre: cosa ancora più inquietante, vuol dire che oggi si ritiene già il Natale in forse. E se quel fare di tutto è il medesimo dello scorso anno, prepariamoci a un nuovo lockdown.

Errare è umano, ma perseverare è diabolico: nell’estate del 2020 non furono rafforzati gli ospedali perché, diceva Conte, il virus non sarebbe più tornato. Nell’estate del 2021 non si è fatto nulla perché c’era il vaccino e il suo obbligo surrettizio, il Green pass. E chiaro che, già molto discutibile il lockdown del Natale 2020, un lockdown ora sarebbe ingiustificabile di fronte appunto alla diffusione del vaccino, al fatto che siamo il popolo più siringato della Ue, alle misure più dure del mondo occidentale per far rispettare il surrettizio obbligo. Di fronte a un tale sforzo, un nuovo lockdown farebbe crollare tutta la narrazione.

Anche se la macchina propagandistica è già in marcia e “Repubblica” titola la “pandemia dei non vaccinati”. Pandemia loro, lockdown loro, sembrerebbe di capire. Modello austriaco, solo chi non è vaccinato avrà limitazioni: non potrà entrare nei ristoranti e nei bar, non potrà salire sui mezzi pubblici, non potrà andare al lavoro. Ma, scusate, non è già cosi da qualche settimana da noi? Il modello austriaco l’ha inventato Draghi. No, si dice, sarà proprio lockdown totale, ergo i non vaccinati non potranno uscire di casa. E qui, più che austriaco, siamo al modello cinese.

C’è solo da sperare che il Rosario Chiàrchiaro del governo non produca i suoi effetti e che i contagi non salgano: perché in confronto a quello che succederà di fronte a un nuovo lockdown, i tafferugli delle scorse settimane potranno sembrare solo bazzecole.

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