Chi gestirà meglio il coronavirus amplierà la propria influenza geopolitica

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Domenico Vecchioni è stato Ambasciatore d’Italia a Cuba dal 2005 al 2009. Dopo aver servito la diplomazia italiana per quasi quarant’anni, si è dedicato alla sua grande passione: la scrittura. Diversi i suoi libri su spie e personaggi illustri della storia. In questa intervista l’Ambasciatore Vecchioni analizza l’attuale situazione geopolitica, sconvolta dal Covid-19.

Ambasciatore Vecchioni, la pandemia del Coronavirus stravolgerà gli assetti geopolitici a livello mondiale?

È probabile, anche se è difficile fare previsioni su come potrà delinearsi il nuovo assetto geopolitico mondiale. Molto in effetti dipenderà dalla durata della pandemia, se sarà effettivamente sconfitta con l’individuazione dell’atteso vaccino o se dovremo invece abituarci a convivere con il Covid-19 e se interesserà o meno Paesi che non hanno molte possibilità di difesa contro il virus, sia in termini di strutture sanitarie sia come capacità di adottare misure di distanziamento sociale (India, sub continente latino-americano, continente africano). In questi Paesi le conseguenze del coronavirus potrebbero essere devastanti, imprevedibili, se si pensa all’accentuata promiscuità e alla poco igiene che caratterizzano il modo di vivere dei loro abitanti. È certo in ogni caso che l’emergenza sanitaria ha messo in evidenza la connessione tra competizione geopolitica e concorrenza tra modelli politici. Insomma, chi può vantare di aver saputo meglio gestire il coronavirus, cercherà non solo di ampliare il proprio spazio geopolitico, ma vorrà imporre anche il proprio modello politico-sociale, esaltandone la superiorità. Il coronavirus ha fatto uscire allo scoperto quella guerra fredda strisciante che era già in atto tra le grandi potenze.

Dunque, nuovi scenari all’orizzonte?

In sintesi, secondo me, potrebbero essere gli tre gli scenari che potremmo immaginare.

Può illustraceli?

Il primo scenario. Tutto più o meno rimane come prima. Superata cioè la crisi, la comunità internazionale nella sua inerzia torna ai contrasti e conflitti tradizionali, salvo qualche importante modifica nella gestione della politica mondiale della sanità. Scenario possibile, ma poco probabile, considerata l’estrema violenza e l’intensità della crisi. Il secondo scenario riguarda la Cina. Questa potenza consolida definitivamente la sua ascesa a super potenza mondiale. A fronte degli occidentali, che sembrano in difficoltà nel superare la crisi, il regime di Pechino riesce a trasformare una debacle sanitaria, ma non ne conosceremo mai la vera entità in termini statistici, in una strabiliante vittoria politica interna e internazionale, attraverso un’intensa propaganda e un massiccio invio di aiuti. Come del resto tenteranno di fare altri Paesi che mirano a estendere il loro spazio geopolitico, la Russia, ovvero a promuovere il loro sistema per la sopravvivenza del regime, penso a Cuba.

Il terzo scenario?

Riguarda tutti noi. Un grande sussulto dell’Occidente, che, come dopo la Seconda guerra mondiale, fa della “ricostruzione” una storica occasione per un nuovo e straordinario sviluppo economico e sociale, recuperando con l’occasione il terreno geopolitico perduto. Molto, però, dipenderà dal ruolo che saprà e vorrà svolgere l’Unione Europea.

Il soccorso di Cina e Russia verso l’Italia nasconde secondi fini?

In tempo di crisi, si sa, “a caval donato non si guarda in bocca”. Tutti gli aiuti sono quindi benvenuti! Ma se volessimo guardare nella bocca del cavallo russo o cinese o cubano, vi vedremmo senz’altro un’aura di propaganda, di promozione del sistema, di ricerca di considerazione geopolitica. La delegazione cubana addirittura è sbarcata dall’aereo inneggiando, con discutibile stile, a Fidel Castro, di cui mostravano un’immensa foto. Più chiaro di così! Clamore che ovviamente non si è riscontrato nel caso degli aiuti americani che pure ci sono stati.

Qualcuno ha paventato che la presenza di personale sanitario cinese, russo e cubano in Italia nasconda anche spie di quegli Stati, giunti per “monitorare” quanto accade in Italia. È d’accordo? Non ho evidentemente notizie, come dire, di “prima mano”. Quindi non mi pronuncio sul caso specifico. Posso solo fare un ragionamento deduttivo, basato sull’esperienza di molti anni di carriera. Quando un Paese a regime dittatoriale invia una consistente delegazione in un paese straniero, è di prassi che vi siano inseriti due tipi di agenti. Ci sono quelli che vegliano sul buon andamento “politico” della missione, controllando cioè che i singoli delegati non escano fuori dal seminato e quelli che, data la favorevole occasione, ne approfittano per raccogliere quante più notizie ritenute utili per il regime. Nei Paesi totalitari spiare è una forma mentis, uno dei principali pilastri di sostegno del  sistema, è un’autodifesa della classe dirigente. Insomma, la presenza di qualcuno che “prenda nota”, non si può escludere. Ma ovviamente nessuno lo confermerà mai, anzi ci sarebbero reazioni risentite e piccate se qualcuno si permettesse di avere qualche vago sospetto.

Gli Stati Uniti, rispetto a tutto quanto sta accadendo, secondo lei resteranno con le mani in mano? Dipende naturalmente dal risultato delle elezioni di novembre. Se Trump venisse rieletto, vedremmo sempre una politica estera oscillatoria, contraddittoria e imprevedibile tra la difesa a oltranza degli interessi americani, pulsioni al ripiegamento e propensione a non rinunciare al ruolo leader degli Usa nella governance mondiale. Se vincessero i democratici, ci sarebbe probabilmente un ritorno al multilateralismo, una migliore considerazione delle istituzioni internazionali e degli alleati e una più chiara indicazione del posto che si intende dare agli Stati Uniti nella Comunità internazionale. Tuttavia, considerato l’accresciuto attivismo cinese del dopo Covid 19 e la rincorsa alla “ricostruzione”, già praticamente avviata anticipando tutti i Paesi ancora alle prese con la pandemia, assisteremmo a una politica bipartisan di contenimento della Cina simile a quella praticata dal presidente Trump.

L’Italia sta completamente riposizionandosi nelle alleanze internazionali?

E chi lo sa? Chi capisce più qual è la nostra politica estera? Tentativi di riposizionamenti forse ci saranno, nel contesto della situazione fluida determinata dalla pandemia, verosimilmente a favore della Cina, che sta interpretando sempre più il ruolo di potenza egemonica, attraverso ingenti investimenti e consistenti flussi migratori in quasi tutti i Paesi del mondo e vede probabilmente nell’Italia il cavallo di Troia per l’ingresso in Europa. Ma credo tuttavia che non sarà così facile sovvertire la tradizionale collocazione internazionale dell’Italia basata sull’amicizia con gli Usa, sull’appartenenza all’UE, alla Nato e al mondo occidentale dello stato di diritto, della democrazia e di difesa dei diritti dell’uomo. Tutte cose che non mi pare esistano in Cina.

I lettori la conoscono anche come un proficuo scrittore. A cosa sta lavorando in questi giorni?

È appena uscito un mio libro dal titolo “Eventi e personaggi straordinari della 2° guerra mondiale” (Mazzanti Libri). Per il momento, in considerazione dell’attuale confinamento a casa, in edizione ebook/epub, successivamente, non appena la situazione tornerà normale, anche in versione cartacea. Attualmente, proseguendo nella mia attività di divulgazione storica, mi interesso ai personaggi della Storia considerati dei traditori. Da Benedict Arnold, il primo traditore degli Stati Uniti, a Bernadotte, il generale di Napoleone che divenne re di Svezia e combatté poi contro la Francia, da Pierre Laval, il francese che auspicava la vittoria della Germania nazista a St. John e Kim Philby, traditori di padre in figlio ecc. Il titolo del libro sarà appunto “Traditori!”.