Deposta la bandiera UE: il video è virale

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Un video di viralità planetaria. Novanta secondi che hanno fatto letteralmente il giro del mondo virtuale e reale. La clip, caricata sull’account Twitter del vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia è pandemica, è proprio il caso di dirlo. Contesto: studio Montecitorio, 30 marzo 2020, l’aula della Camera si era riunita velocemente per l’assegnazione del decreto legge Covid19 alle commissioni competenti. Si chiude la seduta e quei pochi deputati presenti a rango ridotto per il contenimento del contagio, tornano in ufficio o a casa. Rampelli torna nel suo studio. Siamo nella fase del massimo scontro tra Italia e Unione Europea e del gelo con la cancelliera Frau Merkel e con il premier olandese Rutte. Rampeli appoggia il cellulare su un portapenne. E qui parte il filmato destinato a “spaccare” gli schermi di smartphone, pc e tv.  Primo piano: il vicepresidente con guanti e mascherina d’ordinanza prende la bandiera blu dell’Unione la smonta e la ripiega accuratamente. Un gesto fatto con estrema lentezza quasi fosse un rituale zen. Subito dopo, la scena è vuota, il vicepresidente si sposta per poi ricomparire e  con olimpica calma, accurata lentezza dei gesti e rigore istituzionale, inserisce il Tricolore dell’Italia. Si toglie la mascherina e guardando dritto lo schermo dice: “Forse ci vediamo più tardi. Forse”.
Carica il video  sulla sua bacheca Facebook, dopo averlo fatto testare allo staff che capisce al volo che la giornata sarebbe stata piuttosto agitata. Poi parte su tutti i canali social. E… Da quel momento tutti gli euroscettici hanno avuto una speranza. Quella del riscatto delle sovranità nazionali contro l’Europa dei banchieri, dei plutocrati, dei ricatti e accordi capestro.

“A che serve una cessione di sovranità se l’Unione europea di fronte a una guerra scappa?”, dirà poi intervenendo in aula in replica al ministro della Salute Roberto Speranza durante l’informativa sull’emergenza sanitaria. Già a che serve? La domanda se la sono fatti in molti, non soltanto in Italia ma in tutto il mondo grazie proprio a quel video che ha detto molto più di 1000 discorsi sull’europeismo e sull’antieuropeismo in posizioni ribaltate. “I veri europeisti siamo noi – assicura – noi che abbiamo il sogno dell’Europa dei popoli e delle identità, delle cattedrali e del diritto. L’Europa della politica come strumento di coesione che governa l’economia, senza farsene governare, della lotta alla globalizzazione che ha distrutto le nostre città, i nostri borghi, le nostre attività artigianali, le attività professionali, il nostro patrimonio enogastronomico, la filiera agricola, trasformandoci tutti in un popolo di consumatori. No così non ci piace. Non siamo noi ad uscire, ma è l’Unione europea a uscire dall’Europa”.  Per capire la portata del messaggio, subito seguito da sindaci e assessori locali e regionali, bastano i numeri dei canali social: la clip ha avuto oltre 1 milione e 300 mila visualizzazioni dirette, 500 mila retweet, 350mila commenti, migliaia di messaggi privati ai quali si fa fatica a rispondere. Se poi si aggiungono le visualizzazioni su Facebook, Youtube e Instagram, e il rilancio sulla pagina della presidente Giorgia Meloni, si può presumere il raggiungimento di 5milioni di persone.


“E’ difficile fare un computo esatto – spiega la sua storica portavoce Sabrina Fantauzzi –  perché ogni interazione e condivisione hanno avuto centinaia di reazioni a catena. Un effetto domino che ha raggiunto i posti più lontani del pianeta. Ci sono arrivati messaggi da italo-australiani commossi, da inglesi, scozzesi, irlandesi che ringraziavano il presidente Rampelli, olandesi si sono scusati per il comportamento del loro Paese, francesi che ci comunicavano il loro appoggio. Abbiamo dovuto tradurre l’unica frase proferita in inglese, ‘Maybe we see after. Maybe’ perché molti ne chiedevano il senso. Attestazioni di stima e sorpresa in lingua persiana”. Questa improvvisa ribalta internazionale ha determinato anche scelte di comunicazione. I tweet da qualche giorno a questa parte sono tradotti anche in inglese, “visto l’interesse direi spasmodico per l’Italia e l’ingiustizia che sta subendo dall’Ue”. Sono giorni in cui Rampelli è onnipresente sulle tv straniere e sui giornali internazionali. Uno su tutti: Le Monde. Poi, interviste tv americane, emittente italofrancese, con una tv russe e con al Jazeera, trecento milioni di telespettatori. Il tutto gestito in smart working… Quindi da remoto, tramite Skype, Streamyard o Zoom. Cosa ha colpito di più? “Sicuramente il rispetto e la cura con cui Rampelli ha piegato e riposto la bandiera europea”, ha scritto il direttore del Secolo Francesco Storace, il che dimostra il senso di sacralità che la destra riconosce a questo genere di simboli, anche se quella dell’Ue ha davvero poco di archetipico. Il regista? Lui. Ha fatto tutto da solo del resto è sempre stato una sorta di creativo col carisma sapienziale sin dai tempi del Fronte della Gioventù.  E non ha dovuto ripetere la scena. Come dire… Buona la prima…