Con le Città Identitarie l’Italia più bella, quella dei nostri gonfaloni

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Sabato scorso nello splendido borgo di Civita di Bagnoregio è nato un nuovo progetto culturale, un aggregatore che sta unendo tutti i comuni italiani che vogliono raccontare al mondo, nell’epoca della globalizzazione, la loro straordinaria diversità. E’ la prima tappa di un tour che ci vedrà ogni mese in una città diversa. Nella piazzetta della cittadina della Tuscia sospesa nel tempo hanno sfilato i gonfaloni dei comuni che hanno aderito al nostro progetto delle Città Identitarie: sembrava di essere tornati indietro nel tempo, quando cento anni prima d’Annunzio a Fiume aveva raccolto i suoi Legionari in difesa dei popoli oppressi, che volevano restare liberi e sovrani. La chitarra elettrica di Alessio Rossetti, che ha fatto vibrare a valle la sua inedita versione dell’Inno di Mameli, ha reso la battaglia fiumana attuale e contemporanea. In questa Italia nuovamente imbavagliata dal virus i gesti simbolici sono più forti e necessari che mai. Il gonfalone di un comune raccoglie la storia, l’identità di un centro urbano, il racconto di come i primi abitanti si sono aggregati formando una comunità: vederli sfilare sotto quel cielo grigio che prometteva pioggia e poi ha sgombrato le nuvole è un segno della bellezza e della nobiltà di questo nuovo progetto. Voglio ringraziare i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali, cioè la comunità delle cittadine che per prime hanno aderito a questa nuova Rete: in primis il comune di Bagnoregio, che ci ha ospitato, con il sindaco Profili e il consigliere Crescenzi; Norcia, alla quale sono legato da anni come direttore del Teatro Civico; La Spezia ed Anagni, dove sono andati in scena gli ultimi Festival di CulturaIdentità; Casale Monferrato, Grosseto, i comuni della Ciociaria Frosinone, Pontecorvo, Arpino; Fiuggi, la città delle Terme e poi ultimo, ma primo per valenza simbolica, il comune di Riccò del Golfo, con il giovane sindaco disabile Loris Figoli, che con una protesi al posto di una gamba ha eroicamente percorso sotto la pioggia quel ponte di Civita che si affaccia sulla splendida valle e che unisce passato e futuro: lui è in un certo senso il simbolo che racchiude tradizione e innovazione, fra Enrico Toti e l’uomo futurista. Il mio ringraziamento poi va a Vittorio Sgarbi (che con il suo Rinascimento abbraccia con noi il sostegno all’Italia più bella), al direttore del nostro mensile Sansoni, allo scrittore Emanuele Ricucci, al docente di Economia dell’Ambiente Gian Piero Joime, all’ex assessore alla Cultura della Provincia di Frosinone Abbate e all’onorevole Federico Mollicone, pilastri del nostro movimento.

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