Contro il pluralismo, l’attacco della sinistra alla Rai di Salini

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Violazione dei principi di pluralismo, indipendenza e imparzialità. Sono le accuse che l’Agcom ha rivolto alla Rai comminandole una sanzione per aver violato i termini del contratto di servizio pubblico. Al provvedimento ha fatto immediatamente seguito l’attacco di Italia Viva e Pd, uniti contro l’amministratore delegato Rai, Fabrizio Salini, di cui è stata chiesta la rimozione. La Rai, in realtà, non era mai stata così votata alla molteplicità di voci, come fa notare anche Giampaolo Rossi, consigliere di amministrazione Rai indicato da Fratelli d’Italia, che, in difesa dell’operato di Salini, ha rilevato come l’Agicom abbia isolato singoli episodi, senza tenere conto della resa dell’informazione nel suo complesso. La Rai di Salini, ha spiegato Rossi, è un’azienda che sta cercando di portare avanti un piano anche di tipo industriale per continuare a essere competitiva, garantendo la maggiore libertà possibile a tutte le argomentazioni. In particolare, il consigliere Rai ha portato l’esempio di un servizio del Tg2 riguardante l’islam, al centro delle polemiche della sinistra già durante la sua messa in onda. Rossi ha fatto notare come per la realizzazione di quel servizio, e di molti altri sotto la lente d’ingrandimento dell’Agicom, ci fosse in realtà proprio l’intenzione di far emergere tesi contrastanti ma necessarie al dibattito pubblico. In pieno rispetto quindi del ruolo della Rai. Altro punto scottante su cui Rossi sofferma l’attenzione riguarda l’ingerenza che, con una simile diffida, l’Agicom sta esercitando sul merito dei contenuti editoriali. Il consigliere ha quindi chiesto l’intervento dello stesso Cda Rai e del sindacato dei giornalisti in difesa della libertà d’informazione e contro un provvedimento che s’innesta nel solco degli interessi di una certa politica. La diffida, infatti, ha fatto il gioco di Pd e Italia Viva, già da molto intenzionati a portare avanti un giro di vite ai vertici dei telegiornali: con le elezioni incombenti in molte regioni la sinistra vorrebbe assicurarsi una mano salda sull’informazione pubblica, anche decapitando proprio quel pluralismo che in questi anni ha solo in apparenza portato avanti.