Cosa resterà del Paese dai mille campanili dopo la pandemia?

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L’Italia è stata definita il Paese delle cento città e dei mille campanili: qui le persone, dopo aver creato il proprio benessere, hanno deciso di goderselo all’ombra del campanile in cui sono stati battezzati, si sono sposati e nei pressi del quale aspirano ad essere sepolti. Questo forte radicamento territoriale è una bestemmia per il mondo della globalizzazione e della new green economy, una visione del mondo che ci vuole atomi isolati, monadi, distanziati fisicamente e socialmente.[…] Le rivolte nelle strade hanno soprattutto questo significato: non solo la ribellione di alcuni ceti medi produttivi, ma anche di persone che pensano con la propria testa e non vogliono piegarsi al Nuovo Ordine Mondiale […].

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Da oggi troverete in edicola il nuovo numero di CulturaIdentità: “Nei borghi dell’ingegno”, dedicato a quell’Italia produttiva fatta di piccole e medie imprese che sottraendosi al “gigantismo” imposto dalla globalizzazione portano avanti una cultura imprenditoriale radicata nell’identità territoriale. Un racconto che si inserisce nel più ampio progetto della Rete delle Città Identitarie, promosso dall’associazione CulturaIdentità, che questo mese porta il lettore nella piemontese Omegna, città industriale pronta a rilanciare la sua vocazione turistica e a difendere la sua tradizione manifatturiera, e prosegue con il Manifesto delle città identitarie, un documento programmatico firmato da personalità prestigiose della cultura, della società civile e della politica

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