Caldoro: “Dopo De Luca la Campania è più povera”

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Nemo propheta in patria, dicevano gli antichi…De Luca è finito nei guai giudiziari e noi di CulturaIdentità in tempi non sospetti sul numero di luglio/agosto avevamo pubblicato l’intervista a Stefano Caldoro, l’ex Governatore della Regione Campania alla terza sfida con il politico salernitano. (Redazione)

“Ci giocheremo la bella…”. Scherza, Stefano Caldoro, che per la terza volta si scontrerà con Vincenzo De Luca per la presidenza della Regione Campania. La prima sfi da fu vinta dal centrodestra nel 2010, cinque anni dopo la spuntò l’ex sindaco di Salerno. Oggi Caldoro, di antica scuola socialista e profonda preparazione politica e istituzionale, dovrà guidare la coalizione contro il centrosinistra di De Luca. Uno scontro decisivo, più che per la sfi da personale tra i due candidati, per il futuro di una delle Regioni più importanti d’Italia, alle prese con i problemi storici acuiti dalle conseguenze del coronavirus. “Sarà una
battaglia aspra…”

L’emergenza Covid ha contribuito a fare di De Luca un personaggio mediatico, oltre la politica. Carlo Verdone, per esempio, gli ha riconosciuto un talento innato…

Lascio a Verdone il giudizio da esperto di spettacolo che io non sono in grado di dare. Io posso dare un giudizio su chi fa politica. E sul piano della competenza amministrativa i dati sono sotto gli occhi di tutti: rispetto a cinque anni fa, la Campania è più povera di risorse, di lavoro e di investimenti. Questo è un dato di fatto che giunge dall’Istat e dall’ufficio studi della Banca d’Italia, non di una mia valutazione soggettiva. “Per quanto riguarda l’emergenza Covid posso solo dire che nel Mezzogiorno, per fortuna, la pandemia ha
avuto un impatto gestibile. Un giudizio sulla prontezza e l’efficacia delle azioni poste in essere per fronteggiare il pericolo si può dare solo inserendo la Campania nel dato omogeneo del Sud. Paragonarla alla Lombardia, oltre che strumentale, sarebbe sbagliato. E qui,dati alla mano, va chiarito che la Regione migliore è stata la Calabria; poi Basilicata e Molise, Sicilia e Sardegna. Campania e Puglia entrambe fanalino di coda.

Sul tema della sanità De Luca ha investito gran parte della sua narrazione…

La sanità campana è formata da straordinarie eccellenze. Abbiamo medici bravissimi e un personale sanitario straordinario, che ha dimostrato il proprio valore durante l’emrgenza Covid. Purtroppo, il giudizio complessivo che medici e sanitari danno a questi cinque anni di governo regionale non è per nulla positivo. Si sono perse risorse e si è investito di meno. Si sono chiusi gli ospedali, s’è assestato un colpo pesante alla rete di medicina territoriale. Si sarebbe dovuto proseguire nel solco tracciato dall’ultimo patto per la salute, siglato col governo nazionale nel 2014 con l’obiettivo di potenziare la presenza sui territori e, dall’azzeramento del disavanzo conseguito dall’amministrazione regionale che ho guidato, puntare fi nalmente a recuperare risorse, troppo spesso squilibrate a favore delle realtà del Nord. Invece s’è preferito fare altro e il risultato è stato quello di continuare a perdere risorse e la possibilità di investimenti.

Un altro dei temi da sempre al centro del dibattito è quello dell’ambiente.

La Campania è la Regione verde per eccellenza. In Italia, nessun’altra Regione ha più parchi e più verde. Abbiamo un potenziale ambientale enorme con il mare che tutti conoscono, le nostre montagne e la nostra collina. La Campania ha un tesoro di risorse naturali importantissimo che va valorizzato. “Dobbiamo però registrare che, dai dati diffusi del ministero degli Interni e quello dell’Agricoltura, nell’ultimo periodo sono aumentati i roghi tossici e che le ecoballe sono ancora tutte lì. E questo nonostante l’impegno a toglierle che sia il governo nazionale che quello regionale, entrambi di centrosinistra, si sono assunti coi cittadini. Intanto negli ultimi anni non sono stati realizzati impianti nuovi né è stato completato quel grande programma di depurazione che, nel 2012, avviammo insieme all’allora assessore regionale Edoardo Cosenza, uno dei più grandi esperti del settore. Un piano importante, da oltre un miliardo di euro, che avrebbe dovuto essere completato ma che, a oggi, è fermo al palo, con uno stato di avanzamento lavori che non supera il 20% della realizzazione.

L’Ente nazionale per il turismo ha svelato che la Campania è ultima nella classifica delle mete scelte dagli italiani per le vacanze. Come mai?

“Lo stallo del turismo è il chiaro segnale dell’inerzia sul tema da parte della politica regionale. Puglia e Sicilia hanno reagito all’emergenza e lo hanno fatto meglio di noi. Come tutte le regioni italiane, la Campania ha una spiccatissima vocazione turistica. Ma l’inerzia della politica regionale fa soffrire gli operatori turistici che non possono contare su alcuna certezza. Questa è un’altra grave mancanza del governo campano. Il turismo è una grande industria in questa Regione, complessivamente ha un peso molto grande su Pil campano e il miglioramento dei servizi rappresenta uno dei grandi asset sui quali lavorare”.

Quale è la situazione della cultura campana?

Le grandi istituzioni culturali napoletane e campane sono ben note nel mondo; posso dire aver avuto l’onore di essere il presidente della Regione che per la prima volta nella storia ha osato pensare e attuale un piano di cinque anni per la cultura, a cominciare dal teatro San Carlo di Napoli: ho fatto approvare provvedimenti che hanno reso stabile il collegamento tra fondi strutturali e investimenti e un programma attuativo che comprendeva teatri, musei e altre istituzioni per dare certezza alla produzione culturale. È stato il primo caso in Italia e per fortuna almeno questo è rimasto anche nel governo uscente che per questi cinque anni ha riconfermato quel modello che, poi, è stato ripreso ovunque e “copiato” in tante altre realtà italiane. Una cosa buona, dunque, è stata fatta e non c’è ragione di criticarla dal momento che, se hanno fatto bene, è stato perché ci hanno copiato.

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