Diritti trans: i liceali preferiscono Fedez a Platone

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Ogni generazione ha le sue ragioni per contestare la scuola e quindi per saltare lezione. Negli anni Settanta era la dittatura del proletariato (ma i figli degli operai difficilmente frequentavano il liceo). Ai miei tempi, negli anni Ottanta, era il percolo atomico (sempre colpa degli americani, ovviamente, i russi erano angioletti). Poi c’è stata la contestazione alla “privatizzazione del sapere”, poi contro la “globalizzazione”, oggi va per la maggiore il gretinismo. Il fatto è che per i giovani in età di liceo la scuola rappresenta la morte, mentre loro vogliono la vita. Ma francamente, occupare un istituto perché non viene riconosciuto l’identità trans di un alunno, non ci sembra un gran passo in avanti.

Ma è quello che sta avvenendo al liceo Ulisse Dini di Pisa. Siccome non siamo seguaci dell’onorevole Pillon, diciamo che se uno studente vuole classificarsi come uomo, donna e trans, e il regolamento lo prevede, lo faccia. La decisione della direzione del liceo Dini di non consentirlo perché questo potrebbe “urtare la sensibilità” dei docenti è risibile. Questa storia di non “urtare le sensibilità” sta poi diventando insopportabile. Dietro a tali motivazioni, si celano le più insopportabili censure: nelle scuole americane, ad esempio, non si legge più Shakespeare perché “urta le sensibilità”. Ma carissimi miei studenti, una volta che uscirete dal mondo fatato della scuola e della università, che provvede ad non “urtarvi”, vi sarà il mondo reale, la vita, che non urterà la vostra sensibilità: probabilmente la prenderà a calci e la farà a pezzi. Un tempo la scuola doveva preparare alle durezze della vita, ora sembra orchestrata per allontanarle – ma poi prima o poi essere arrivano. E’ tuttavia la prima volta che sentiamo una scuola preoccupata di urtare la sensibilità dei docenti, che dovrebbero essere grandicelli e in teoria maestri dei suddetti giovani.

Ciò detto, e specificato che se ti vuoi classificare come trans fallo pure, trovo del tutto deprimente che il tema diventi motivo di un’occupazione, laddove immagino che nel liceo in questione vi siano problemi più reali. E’ il segno preoccupante che la biopolitica differenzialista e identitaria, politicamente corretta e woke, che qualcuno ingenuamente crede limitata ai soli paesi anglosassoni, sta prendendo piede anche da noi – del resto, sempre stando in un liceo, questa volta di Monza, giorni fa alcuni studenti si sono recati a scuola in gonna per protestare contro “la violenza maschile”, dimostrando di non aver appresso, oltre al senso comune, anche la logica, visto l’assenza di nesso tra l’una e l’altra.

E’ il fallimento della scuola: che invece di formare gli alunni su Aristotele e Platone, su Tommaso d’Aquino e Hegel (stiamo in entrambi i casi parlando di licei) ha ripiegato e i maestri filosofici di questi ragazzi, che per fortuna sono una minoranza, sembrano essere un Fedez con le unghie nere e Lady Gaga. E siccome a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca, non escluderemmo anche qualche strumentalizzazione partitica di questi gruppetti di studenti legati alla sinistra: non a caso Nicola Fratoianni, segretario del clandestino partito chiamato Sinistra italiana, ha subito annunciato una interrogazione parlamentare. Da Rifondazione comunista (il partito originario di Fratoianni) a rifondazione trans non ci sembra un gran salto in avanti: e, come sempre, i trans aprano gli occhi perché quei politici che dicono di volersi rappresentare in realtà li usano strumentalmente, cosi come manipolano gli studenti.

Ragazzi, se volete protestare fatelo, ma su argomenti più universali e non facendovi dettare l’agenda da micropartitini da prefisso telefonico.

3 Commenti

  1. se chiedete al 99% dei giovani di oggi, specialmente quelli che seguono costui, il 98% non sanno neanche chi era platone, mentre fgetez vi risponderebbe che è uno che faceva lo stesso suo “mestiere”. se poi lo chiedete alla moglie,.. la signora rischia un gran mal di testa.

  2. È una protesta preziosa ed essenziale. Fino ad oggi queste proteste non ci sono state e i ragazzi con disforia di genere, molto spesso, hanno abbandonato la scuola. Il problema dell’identità e dell’orientamento sessuale riguarda tutti, non solo chi non è eterosessuale, perché può riguardare un amico, un figlio, oppure un fratello di chi è eterosessuale. Inoltre, uno che è sempre andato con le donne può innamorarsi di un uomo e uno che è sempre andato con gli uomini può innamorarsi di una donna. L’articolo è scritto da una persona male informata. Non c’è protesta più reale di quella che rivendica la straordinaria complessità della sessualità. La società per molto tempo ha negato questa realtà.

  3. ” Zucche vuote liceali ” – Ci poteva essere qualche dubbio su chi questi “liceali” di ormai bassa caratura potessero preferire fra un rapper iper-tatuato e Platone? C’è semmai da chiedersi se sappiano, fra un’occhiata al cellulare e l’altra, chi sia stato Platone e a quale periodo e cultura appartenesse.
    Probabilmente al liceo li hanno mandati i genitori ricchi, o ambiziosi, o ambedue le cose, senza che i soggetti avessero il benché minimo desiderio di elevarsi un po’. Meglio se avessero pagato loro studi da attore, o cabarettista, o di strumenti vari per mettere su una band : avremmo una bella manica di aspiranti vacui in più, nonché di potenziali creatori di movimenti politici.
    Che nausea, questi tempi di zucche vuote!

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