Emanuele Antonelli: “Cultura, bellezza e ambiente: così sarà ancora più bello vivere a Busto”

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Incontriamo oggi Emanuele Antonelli, sindaco di Busto Arsizio appena riconfermato. Il lavoro fatto nei primi cinque anni come primo cittadino è stato premiato dagli elettori con il 55% delle preferenze. Adesso si presenta l’opportunità unica di gettare le basi per la città che verrà: obiettivo, Busto 2030.

Partiamo dal presente: hai dichiarato ai giornali che i cambiamenti climatici impongono di ripensare le città, Busto compresa, che sono state e sono figlie dell’edilizia arrembante e a macchia di leopardo del boom economico. Ritieni che si possano coniugare estetica, funzionalità, sicurezza e vincoli di bilancio? Ritieni possibile una Busto Arsizio che guardi alla Bellezza?

Sì certamente, come sapete la Bellezza è un valore importante che dobbiamo tutelare: lo abbiamo fatto in questi anni non solo prendendoci cura e valorizzando le strutture comunali, ma varando anche alcuni regolamenti come quelli del decoro urbano, che prevede che i privati si impegnino nella cura delle loro proprietà, o quello del verde, che obbliga a una gestione accurata delle aree verdi private.

Anche per i dehor che in questi mesi hanno invaso la città – un’invasione benefica secondo me – abbiamo imposto dei canoni estetici che tutto sommato sono stati rispettati dai pubblici esercizi, rendendo molto piacevole passeggiare in città e fermarsi a consumare qualcosa all’aria aperta.

Serve quindi una guida oculata, un coordinamento illuminato che faccia intravvedere ai privati i vantaggi che il rispetto delle regole porta con sé. Una città bella è anche più accogliente e più attrattiva, a vantaggio del sistema economico cittadino in generale.

Bellezza poi chiama Bellezza, i luoghi degradati invece chiamano degrado: per questo riteniamo indispensabile insistere con i progetti di riqualificazione dei luoghi pubblici e rigenerare gli spazi abbandonati per restituirli alla cittadinanza, nuovi e belli. Ci vuole tanto impegno e soprattutto non devono mancare la professionalità e la capacità di intercettare bandi di finanziamento utili a raggiungere lo scopo.

Hai spesso manifestato la volontà di uniformare l’arredo urbano, in modo da renderlo armonioso. Pensi che le architetture cittadine, per quanto possano essere ancora disorganiche, sarebbero rivalutate con un arredo più armonioso e a misura d’uomo?

In questi anni abbiamo provato a rendere l’arredo urbano non solo lineare e moderno, ma anche funzionale, che valorizzi il contesto antico e nobile di alcuni scorci cittadini. L’intenzione è quella di migliorare ancora, possibilmente prevenendo, anche potenziando la videosorveglianza, gli episodi di vandalismo che purtroppo si sono verificati proprio a danno dei nuovi arredi.

Anche il verde ha un ruolo importante, abbiamo promosso ulteriormente il progetto “Adotta un’aiuola” per inviare i privati a collaborare per migliorare le piccole aree verdi che caratterizzano il paesaggio urbano. Il sogno sarebbe quello di vedere una Busto più fiorita e colorata come le città francesi o svizzere, ma bisogna fare i conti con i limiti di bilancio e con le spese già molto elevate per la manutenzione del verde in generale.

La Busto Arsizio del 2030 passa dai grandi progetti: dall’area Stazione Ferrovie Nord alla rivalutazione dell’Ex Calzaturificio Borri, mi viene da pensare che la linea della tua amministrazione sia stata sempre quella di incentivare una nuova vocazione. D’altronde, è stata la tua giunta a coniare l’hashtag #ilbellodivivereabusto. Come riuscirai a trasformare questi desideri in realtà, anche mediante l’arrivo dei fondi provenienti dal PNRR?

Con tanto impegno e lavoro, come sempre. Abbiamo ottenuto finanziamenti importanti proprio grazie all’impegno e al lavoro con cui abbiamo realizzato dei progetti credibili, innovativi, inclusivi, che ci permetteranno di rigenerare la città e di avviarla verso una nuova vocazione, come giustamente l’avete definita. Senza tralasciare di sostenere le imprese che continuano a portare avanti la tradizione manifatturiera, abbiamo previsto che nell’area delle Nord sorgeranno attività legate al terziario avanzato, all’educazione e alla formazione, ai servizi residenziali per anziani, agli spazi per i giovani. Il tutto nell’ambito di una trasformazione paesaggistica che vedrà sorgere un nuovo parco lineare sopra l’area di interramento dei binari, uno spazio che ha sempre rappresentato una ferita per la città. Con la realizzazione del progetto, che vedrà la partecipazione di enti pubblici e di realtà private, la ferita sarà finalmente ricucita e l’area sarà restituita alla cittadinanza anche per attività di sport e tempo libero. E sarà ancora più bello vivere a Busto, avremo ulteriori elementi per attrarre cittadini anche da fuori e dare quindi un nuovo impulso all’economia cittadina.

Le iniziative culturali di Busto, negli ultimi anni, sono state tante e di altissimo livello. Tuttavia, sentendo molti sono parse quasi elitarie. Pensi che sia realizzabile un ‘circuito popolare’ della cultura? E non credi che ‘occupare spazi della città’ con eventi culturali possa preservare dal vandalismo e dalla deriva di un ‘certo’ giovanilismo che non rispetta più i simboli?

Sono d’accordo sul fatto che negli ultimi anni le iniziative culturali siano aumentate sia in quantità che in qualità. Tra le tante proposte ricordo che abbiamo promosso e organizzato ben otto rassegne dedicate alle varie forme di cultura, dall’arte, alla musica, alla letteratura, al cinema, al teatro. E questo grazie alla vivacità e alle capacità delle nostre associazioni, sempre pronte a mettersi a disposizione della città con competenza ed entusiasmo.  Sono un po’ meno d’accordo, anzi non lo sono per niente, sul fatto che siano state rivolte solo a un élite. In primis perché quasi tutte le iniziative sono state offerte gratuitamente alla cittadinanza, cosa che di certo facilita la partecipazione. Poi perché abbiamo proposto approfondimenti di tanti generi diversi in grado di accontentare tanti target di pubblico, dai più ai meno giovani, per non parlare dei bambini ai quali è stata proposta una programmazione ad hoc, in biblioteca e nei musei soprattutto, in considerazione che è fondamentale per un’Amministrazione l’impegno per far crescere il pubblico di domani. E non sono mancate iniziative “pop” organizzate nelle vie come i giovedì in centro… e comunque sempre partendo dalle sollecitazioni delle associazioni del territorio. 

Credo che sia fondamentale occupare gli spazi con iniziative culturali per preservare la città da vandalismi e altro! Lo abbiamo fatto, ad esempio, sostenendo economicamente i teatri nei quartieri affinché non siano solo luoghi di cultura per la crescita personale e collettiva, ma anche presidi antidegrado sparsi sul territorio. Abbiamo provato a realizzare delle mostre in piazza Vittorio Emanuele portando l’arte fuori dal palazzo e invitando chi non era mai stato al museo ad entrare. Museo che tra l’altro non è magazzino polveroso, ma spazio che si rinnova spesso con allestimenti di opere che riguardano linguaggi diversi, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all’arte moderna. Abbiamo ospitato una mostra di opere fatte con cannucce di plastica e pezzetti raccolti sulle spiagge, in grado di intercettare un pubblico giovane, altro che élite!!! E tutte le iniziative rivolte all’infanzia servono proprio a educare al bello e alla cultura, ad includere e non a escludere.

Più che una domanda, un impegno o una visione: la Busto Arsizio del 2030. Con un occhio già rivolto a quella del 2040. Come te la immagini? C’è ancora la possibilità, per i bustocchi, di sognare?

Sì, c’è ancora la possibilità di sognare, ma, da buoni bustocchi, teniamo i piedi per terra e iniziamo a guardare al traguardo del 2030 e alla conclusione dei tanti progetti di rigenerazione urbana che abbiamo in cantiere. Intanto possiamo incominciare a ragionare in una prospettiva ancora più lontana raccogliendo le istanze del territorio e indirizzandole verso nuovi progetti di inclusione sociale e sviluppo del territorio. Vedo Busto nel 2040 finalmente fiera e consapevole del suo ruolo di leadership nel territorio. Con tante opportunità da offrire ai giovani e spazi di benessere per i meno giovani.

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