Eterogeneità e ricchezza di contenuti al G7 di Borgo Egnazia in Puglia. Un summit sulle politiche globali sul quale si è catalizzata l’attenzione per un’agenda fitta d’incontri per i Grandi della Terra. Accanto alle tematiche che verranno affrontate dai leader mondiali in parallelo si assiste al dipanarsi di molte altre germogliate all’interno di manifestazioni di contestazione declinate in forme differenti: da sit-in a cortei, da incontri seminariali a concerti, tutti eventi tesi a richiamare l’attenzione su temi centrali quali le guerre, la giustizia climatica, la transizione ecologica, la lotta alle disuguaglianze e la difesa dei diritti umani (per una democrazia partecipativa ed inclusiva), il lavoro dignitoso e sostenibile a tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Fin qui tutto bene: la pluralità di voci, il confronto civile, critico possono arricchire il panorama delle prospettive e portare ad avanzare le proposte di soluzioni concrete ed alternative. Ma…. Ma il pericolo sembra essere dietro l’angolo. Le iniziative organizzate e pacifiche no G7, che in questi giorni trovano terreno fertile per mettere in piazza le proprie voci – si teme possano degenerare, visto l’eterogeneità e il sistema composito che le caratterizza, anche perché alimentate da diverse sensibilità e specificità. Si paventa l’esplosione di forti tensioni che potrebbero sfociare in atti di violenza e di vandalismo che metterebbero a repentaglio i beni storici e culturali dei nostri borghi antichi, testimonianze preziose del nostro passato e della nostra cultura, che, come in ogni Paese civile, nulla ha da condividere con il costume della violenza. Si teme che possa registrarsi un’escalation di toni forti, aspri, di azioni incontrollate di gruppi agguerriti, di contestatori violenti senza scrupoli che potrebbero avere come obiettivi le opere d’arte, i gioielli architettonici incastonati nelle piccole e tranquille realtà cittadine, nei silenziosi vicoli, nelle piccole, spesso assolate, piazze caratteristiche della nostra Puglia, catapultata, suo malgrado, in un turbinio di interessi globali contrastanti, in cui, sicuramente, non si riconosce per indole e temperamento.
L’unico auspicio è che in questi giorni il confronto/dissenso venga espresso in modo costruttivo nel rispetto della legalità e all’insegna del buon senso, per la tutela dei beni comuni identitari: storia, cultura, tradizione, civiltà di una regione ricca ed ospitale.
[L’autrice è docente di Linguistica all’Università del Salento]