Gabriele Cirilli: “Proietti e Tognazzi, una lezione da grandi professionisti”

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Il comico abruzzese racconta la sua formazione e la sua Factory. E intanto si prepara a tornare sul palco

Abruzzese orgoglioso e forte di una preparazione artistica accurata che porta la firma del grande Gigi Proietti, Gabriele Cirilli porta alta la bandiera della comicità italiana all’edizione 2024 del Festival di Cultura e Identità, a Pomezia.

A quale dei tuoi personaggi più noti sei affezionato maggiormente?

Direi a colui che si ispira alle mie origini cioè all’Abruzzese, noto per la domanda tormentone, “ma come cazz li purt sti capill?” una sorta di presa in giro della mentalità provinciale nella quale sono vissuto e che disapprovava i giovani capelloni come me. Proprio io però, con i miei capelli lunghi, sono riuscito a realizzare il sogno di lasciare Sulmona per trovare il mio spazio nella grande capitale, Roma, alla volta del successo. Sono tuttavia molto legato anche ad altri due personaggi che invece rappresentano la mia seconda vita ossia quella romana ed artistica. Si tratta di Kruska e Ninetto, lei con l’amica Tatiana [“chi è Tatianaaaaa?” NdR] lui il coatto.

A proposito di Tatiana, l’amica grassa di Kruska, cosa dici del politicamente scorretto che oggi sembra essere bandito da ogni palcoscenico creando a volte un possibile danno per chi scrive testi satirici?

Sono sicuro che, se utilizzando la satira sociale si mette in risalto un difetto fisico per poterlo difendere, si riesce nell’intento di farlo accettare. Io per esempio sono basso e cicciottello e dietro la presa in giro di me stesso c’è lo stimolo ad accettarci ed amarci per come siamo anche se non somigliamo a Raul Bova e per ottenere questo risultato bisogna anche scherzare sopra il difetto. Negli anni passati molti artisti hanno preso di mira le debolezze altrui come Walter Chiari quando faceva il verso ai balbuzienti. Se la gente capisse che Tatiana è l’alternativa ad una perfezione che non può e non deve essere l’unica caratteristica per salire sulla ribalta, la satira sul suo personaggio verrebbe accettata con più facilità. Ritengo però che un freno a dire tutto ciò che si pensa possa essere importante da mettere almeno in alcuni casi. Il vero problema secondo me sono i social media che sono come un’automobile. Per guidare un’auto devi per forza prendere la patente perché senza un’adeguata e certificata preparazione c’è il rischio che si possa investire qualcuno. Così dovrebbe valere per i social media per mezzo dei quali purtroppo si può addirittura uccidere.

È recente il film tv su Paolo Villaggio diretto da Luca Manfredi. Tu ha condiviso con Villaggio il set di “Un Bugiardo in Paradiso”. Che ricordo hai di questo grande artista?

Paolo Villaggio è un mostro sacro nel senso che in questo suo essere racchiudeva un filosofo, un attore drammatico e comico. Quando ho lavorato con lui ho potuto imparare qualsiasi cosa. Da come si gestisce il rapporto con la macchina da presa e con le maestranze del cinema. Effettivamente aveva un carattere duro ma anche perché in questo lavoro, che è anche il mio, se sei troppo buono gli altri ti mangiano. Ricordo una volta in cui la macchina da presa era stata posizionata lontana da noi due, tempo prima lui mi aveva detto delle cose in merito, e mi fece notare che io avevo messo inutilmente tanta energia nell’interpretazione che in realtà poco si sarebbe notata considerata la distanza dalla cinepresa. Me lo disse in maniera severa per farmi capire che non ero stato attento ai suoi consigli e avevo sprecato il mio talento inutilmente. Io stesso a mia volta sono duro con gli allievi della mia accademia ai quali ripeto le modalità di azione ma alla fine li lascio fare per vedere se mi hanno ascoltato e sono stati attenti ai miei insegnamenti.

Carlo Conti tornerà a Sanremo ti piacerebbe tornare a far parte della squadra?

Sono felice per questo secondo mandato arrivato a Carlo soprattutto perché lui ne capisce di musica e sono pure orgoglioso di essere suo amico e di poter lavorare con lui in quanto l’interazione con i grandi protagonisti fa stare bene. A questo proposito volevo confermare di avergli chiesto di supervisionare il mio prossimo spettacolo, “Cirilli and family” e la cosa che più mi gratifica sta proprio nel fatto che Carlo abbia accettato. Per ciò che riguarda una mia eventuale partecipazione alla prossima edizione del Festival penso che sia ancora presto per dirlo perché se conosco bene Carlo adesso la sua priorità sono le canzoni e tutto ciò che è utile ad una riuscita ottimale dell’evento.

Per te Sanremo che tipo di esperienza è stata?

Io di edizioni ne ho fatte due nel senso che nella prima edizione alla quale ho partecipato ho fatto dei monologhi. Sentire l’applauso del pubblico dell’Ariston è stato magico. Sai meglio di me quanto possa essere difficile affrontare quel palcoscenico. La seconda volta invece ho condiviso il palco con i miei amici di accademia, Flavio Insinna ed Enrico Brignano. Se dovessi essere richiamato da Carlo Conti anche il prossimo anno però già so in quali vesti vorrei partecipare: più che nelle vesti di comico vorrei salire sul palco per dire delle cose, per mandare un messaggio concreto.

Tu sei stato uno dei vincitori del premio Ugo Tognazzi, artista noto sul litorale della costa pontina per aver creato un vero e proprio villaggio a Torvajanica. Che ricordo hai di questo straordinario personaggio?

Io incontrai Tognazzi ben prima di vincere il premio a lui intestato. Successe in una trasmissione tv condotta dal mio maestro Gigi Proietti dal titolo “Di che vizio sei?” su Rai Due. Tognazzi rappresentava il vizio della gola ed era l’ospite di quella trasmissione. Dietro le quinte ebbi la fortuna di assistere ad una conversazione tra i due grandi artisti che si divertivano a fare le prove di uno show con grande scioltezza e pure con altrettanta serietà. Fu per me una grande lezione personale e professionale.

Oltre a Carlo Conti ed Ugo Tognazzi quale personaggio ha inciso sulla tua vita?

Uno su tutti senza dubbio è stato Gigi Proietti. Glielo dissi in diretta su Rai Uno che mi aveva regalato una seconda vita. Gigi è un mostro sacro che ho avuto il privilegio di avere come insegnante.

Si dice che gli attori comici siano inclini alla depressione. È anche il tuo caso?

Nella vita ci sono alti e bassi. Io ho avuto degli alti e naturalmente dei bassi. Nonostante io sia una persona divertente e comica anche nella vita privata non ti nascondo che ho attraversato un periodo di depressione ma è stato più a causa di episodi familiari gravi che non ho potuto evitare.

La tua Factory, cioè la tua scuola di arte e recitazione è una realtà importante e impegnativa. Qual è stata la molla che ti ha spinto a crearla?

Posso dire che alla base della Factory, che ha sede a L’Aquila, ci sia una mia volontà di restituire ai giovani ciò che ho avuto il privilegio di apprendere da un mostro sacro come Proietti il quale sosteneva che io avessi una vera e propria capacità di entrare in empatia con i giovani. Gigi era convinto che avrei dovuto cercare un modo per seguirli e aiutarli a vivere al meglio una realtà che a tratti può essere davvero atroce. Il mondo in generale è tosto ma quello dello spettacolo può esserlo in modo particolare. La mia scuola infatti non si limita ad insegnare il mestiere agli allievi ma si pone l’obiettivo di inserirli nell’ambito professionale. Grazie alla casa di produzione che ho fondato con mia moglie posso produrre i miei spettacoli e coinvolgere nel cast i ragazzi della Factory: non ho la presunzione di avere a bacchetta macchina tuttavia mi sforzo di fare con loro quello che Proietti ha fatto con me.

Il tuo progetto più imminente quale sarà?

A febbraio del prossimo anno partirò con la tournée dello spettacolo “Cirilli and family”: la prima tappa sarà al Teatro Brancaccio di Roma poi andremo al Teatro Nazionale di Milano, al Colosseo di Torino e al Celebrazioni di Bologna.

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