Le musiche composte dal direttore d’orchestra sono ormai un tassello della nostra identità culturale
Una colonna sonora di un film può considerarsi l’enclave narrativa per descrivere e accompagnare ogni storia, ogni racconto. Può addirittura costituire l’elemento fondante per un riassunto anticipatorio degli accadimenti o altresì creare ambientazioni che si rilevano imprescindibili nello svolgersi dell’intreccio. Così le musiche di un’opera cinematografica diventano “forma d’arte associata” nell’immaginario dell’essere più profondo dell’uomo.
Ennio Morricone è un compositore che rimarrà per sempre nella memoria universale della nostra società. Le sue creazioni che presentano melodie “sconfinate tra sogno e realtà”, con temi considerati immortali, sono capisaldi della nobil arte musicale del periodo contemporaneo. Il rapporto con Sergio Leone ha cambiato radicalmente la storia della nostra identità, aprendo un nuovo capitolo peculiare nel substrato culturale italico.
Un rapporto iniziato precocemente, sin dalla terza classe delle scuole elementari nel 1937 dove i due futuri illustri geni si incontrarono per la prima volta, per poi ritrovarsi in età adulta già dal 1964, con il sodalizio artistico costituito dall’opera cinematografica “Per un pugno di Dollari”, dove Ennio Morricone compose la famosissima colonna sonora, affidando l’interpretazione solistica del brano principale alla tromba. Morricone, difatti, si era diplomato in questo strumento al Conservatorio di Roma nel 1946, conseguendo poi il titolo in Composizione nel 1954 sotto la guida del maestro Goffredo Petrassi.
Le collaborazioni per i successivi film di Sergio Leone come “Per qualche Dollaro in più”, “Il Buono, il brutto e il cattivo”, “C’era una volta il west”, “Giù la Testa” fino ad arrivare a “C’era una volta in America” nel 1984 suggellano un’unione artistica senza pari per la nostra cultura identitaria. Capolavori musicali con tratti distintivi della grande melodia italiana, che si associano alle intriganti vicende delle opere cinematografiche di Sergio Leone diventando capisaldi dell’interazione culturale di varie generazioni.
Ennio Morricone in questi lavori arricchisce l’impianto armonico e melodico dei brani con vari refrain innovativi, che rimarranno indelebili “caratteristiche di rappresentazione” della musica del compositore italiano. Il riferimento diretto può essere relativo ai fischi, al colpo di pistola, all’incudine, al canto, giacché la musica diventa effetto e questo può considerarsi “diretta concettualità” di un determinato momento narrativo.
Un connubio tra grande melodia e volontà di sperimentazione che diventa l’elemento trainante per aprire una nuova pagina nella storia della musica per film, con uno stretto lavoro di coordinamento tra il compositore e il regista, arrivando così ad una “fusione assoluta”, grazie al coinvolgimento delle varie componenti al servizio dell’intreccio. Con il periodo contemporaneo difatti si diffonde il concetto che l’unificazione delle arti è la meta più ambita da raggiungere nella realizzazione di un’opera, che può considerarsi così un’oasi di accentramento culturale.
Le arie immortali composte da Ennio Morricone tra le quali ricordiamo il “Debora’s Theme” in “C’era una volta in America”, sono “colonne portanti” dell’itinerario culturale della collettività odierna. Una musica che era destinata tra l’altro ad un’altra produzione cinematografica quella intitolata “Un amore senza fine” del registra Franco Zeffirelli; il tutto però saltò per divergenze e, successivamente questa composizione dopo esser stata ascoltata dallo stesso Sergio Leone, divenne punto focale d’interesse nella creazione del sopraccitato capolavoro filmico.
Un sodalizio quello Leone-Morricone che rimarrà per sempre nella coscienza collettiva delle società contemporanea e futura, poiché l’arte che crea identità culturale, diventa indelebile nel processo storico d’avanzamento.
Il progresso rappresenta il motore dell’evoluzione della globalità, ma mai potrà sostituirsi alle “radici cardinali”, che solo la grande cultura porta alla sedimentazione, per creare una connessione tra presente, passato e futuro come in una linea immaginaria, che tende all’infinito.