Questo è uno stralcio del discorso di Renato Giuseppe Schifani il 12 maggio 2009 per ricordare la figura di un gigante della politogia e della fede come Don Gianni Baget Bozzo, dopo la sua salita a Dio. Giovanni Battista Baget Bozzo, detto Gianni (Savona, 8 marzo 1925 – Genova, 8 maggio 2009), è stato un presbitero, politico e scrittore italiano. Fu per due volte europarlamentare. Baget Bozzo ha militato prima nella Democrazia Cristiana, poi nel Partito Socialista Italiano, infine in Forza Italia e ne Il Popolo della Libertà. In seguito all’elezione al Parlamento europeo con il Partito Socialista, nel 1985 è stato sospeso a divinis dal cardinale Giuseppe Siri fino al termine del secondo mandato elettorale.
“Onorevoli colleghi,
la scorsa settimana, nella notte tra giovedì e venerdì, si è spento nella sua casa di Genova don Gianni Baget Bozzo.
Nato a Savona ottantaquattro anni fa, sul finire della guerra entrò in contatto, durante gli studi universitari, con il movimento clandestino della Democrazia cristiana genovese, guidato da Paolo Emilio Taviani, e divenne rapidamente responsabile del movimento giovanile democristiano della sua città, partecipando anche all’insurrezione di Genova contro le truppe di occupazione naziste. Dopo la Liberazione, avvicinatosi alle posizioni di Giuseppe Dossetti, iniziò a ricoprire incarichi di responsabilità all’interno della Democrazia cristiana: il dibattito interno al partito sull’opportunità di avviare la collaborazione di governo con il Partito socialista, acuitosi nel corso della III Legislatura con la tumultuosa vicenda del Governo Tambroni, condurrà Baget Bozzo verso posizioni critiche nei confronti della maggioranza democristiana. I suoi scritti di quel periodo manifestano una straordinaria capacità di analisi delle esigenze e dei limiti della democrazia italiana, ed anticipano temi e questioni che diverranno dominanti, nel dibattito pubblico, soltanto molti anni dopo, come la critica alla partitocrazia e le riflessioni sull’opportunità di riformare in senso presidenziale la nostra forma di governo… Questo processo di graduale distacco dalla Democrazia cristiana e di convergenza nei confronti della nuova formazione politica culminò nel 1984, con l’accettazione della candidatura, nelle liste socialiste, alla carica di parlamentare europeo, e con la successiva elezione, confermata anche nella Legislatura successiva, fino al 1994.
Questa scelta, motivata dalla volontà di offrire un segnale di opposizione al principio dell’unità politica dei cattolici, considerato non più adeguato alle istanze di modernizzazione della politica italiana, gli comportò la sanzione canonica della sospensione dall’esercizio delle funzioni sacerdotali, da lui vissuta con grande dolore, proprio a causa del suo radicato sentimento di attaccamento alla Chiesa e al suo Arcivescovo.
Dopo il 1994, terminata l’esperienza parlamentare, Baget Bozzo tornò alla sua occupazione prediletta di saggista e commentatore politico.
Le sue prese di posizione sulla politica italiana dell’ultimo quindicennio, talora assai controverse, confermavano la sua natura di pensatore libero e indipendente, mai preoccupato di discostarsi dall’opinione dominante, anzi sempre pronto, anche attraverso la provocazione intellettuale, a stimolare il dibattito e la riflessione critica dei suoi interlocutori.
Con don Gianni Baget Bozzo ci si poteva trovare in sintonia o in contrasto, ma certamente nei suoi confronti non si rischiava di provare indifferenza.
Penso di rendergli un omaggio non convenzionale ricordando che proprio l’allora Cardinale Ratzinger – era il 2002 – sebbene non condividesse pienamente le sue tesi sul Cristianesimo scisso dall’idea di religione, lo accostò a Romano Guardini per la distinzione tra fede e religione, così centrale per la teologia e la filosofia delle religioni.”
In questo 2025 ci si appresta a ricordare Don Gianni nel centenario dalla nascita. Il Centro Studi Don Gianni Baget Bozzo fondato e presieduto dal professor Patrizio Odetti, che è un tributo alla grande figura di prete e di intellettuale che è stata quella di Don Gianni, e per ricordare a tutti chi era, si appresta ad organizzare tre eventi, uno a Genova, uno a Roma e uno a Como con personalità di spicco.
Gianni Baget Bozzo è stato una presenza scomoda e insostituibile ovunque sia stato, in qualunque momento del periodo storico che ha vissuto e per chiunque abbia condiviso un tratto di strada con lui.
Scomodo perché le sue posizioni sono state ancorate alla libertà insegnata dal Vangelo, per cui l’uomo spirituale tutto giudica e non è giudicato da nessuno. Ha quindi vissuto la libertà come un bene fondamentale, essenziale per la vita.
L’amore per Dio, la fede incrollabile e l’ispirazione divina hanno guidato Gianni Baget Bozzo nelle scelte, anche difficilissime, che ha compiuto nella sua vita. Non si è curato della coerenza umana, per cui è stato criticato, ma ha preferito quella del cielo.
“E’ necessario obbedire a Dio piuttosto che all’uomo”, diceva, citando T. Moro e questa è stata sempre una regola di vita quotidiana.
Scomodo, ma anche insostituibile, perché chi conosceva Gianni Baget Bozzo, sapeva della sua grandissima cultura, enciclopedica e continuamente aggiornata, della sua generosità, nascosta da una parsimonia ligure, del disprezzo per la ricchezza di questo mondo, della sua affidabilità come amico, della capacità di “vedere” oltre gli avvenimenti, di capire la storia e il futuro della storia, di essere, in una parola, vero “profeta”.
Il sito realizzato dal Centro, che porta il suo nome, è un tributo alla sua grande figura di prete e di intellettuale, che ha lasciato un segno nella storia italiana contemporanea; il tempo riconoscerà la sua grandezza. Il nostro è un piccolo contributo per ricordare a tutti chi era e perché possa, attraverso le sue parole, continuare ad aiutare chi lo leggerà.
Barriere di natura ideologica: era l’indagine profonda sulla natura degli ideali e non l’ideologia a interessarlo, bisogna sottolineare – il tema è presente in tutte le relazioni – il rapporto di Baget Bozzo con il cattolicesimo politico e con la DC, ponendo in evidenza le sue precoci, grandi delusioni: la fine del dossettismo e il fallimento della – non giudicata tale – “legge truffa” del ’53 (quindi di De Gasperi).
L’attiva presenza nel dibattito delle riviste di cui si fece promotore e animatore e la poliedricità dei suoi interessi. Spaziava con grande lucidità, sin dall’età giovanile, dalla politica interna alla politica internazionale. Occorre ricordare la ricchezza culturale di Baget Bozzo e la vivacità, la vena riflessiva, un’intimità profonda, esternata anche attraverso sonetti e poesie. Collaborò con alcune testate giornalistiche come Panorama e i quotidiani il Giornale, La Stampa e Il Secolo XIX. Nel 2001 fondò insieme con Alessandro Gianmoena uno dei primi periodici telematici politico-culturali italiani, Ragionpolitica, giornale letto a livello nazionale e internazionale e fucina di giovani. Egli ricoprì, fino alla fine dei suoi giorni, l’incarico di direttore responsabile della rivista on line.