“Il Tempo del Futurismo”: chiude la grandiosa mostra alla GNAM di Roma

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Camminare tra le sale della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (GNAM) di Roma in questi mesi è stato come salire su una macchina del tempo diretta al cuore del Novecento. La mostra “Il Tempo del Futurismo”, inaugurata il 3 dicembre 2024 e prorogata fino al 27 aprile 2025 (con l’interruzione finale dovuta al lutto imposto per la morte di Bergoglio), è un trionfo di energia, colore e innovazione che celebra gli ottant’anni dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, il genio ribelle che nel 1909 diede vita al movimento futurista. Luigi Mascheroni, storica penna de Il Giornale, l’ha definita “ricca” e capace di raccontare “una grande storia”, e non potremmo essere più d’accordo: con oltre 80.000 visitatori in pochi mesi, questa esposizione è un viaggio mozzafiato nella modernità, un inno alla velocità e al progresso che ancora oggi ci fa sognare.

Un kolossal dell’arte: numeri e meraviglie

Sparpagliata su 26 sale espositive per un totale di 4.000 metri quadrati, la mostra, curata con passione da Gabriele Simongini, è un colosso culturale che riunisce 350 opere d’arte – dipinti, sculture, disegni, progetti, oggetti d’arredo, film – affiancate da 150 tra libri, manifesti e riviste. È un mosaico di creatività che attinge a prestiti prestigiosi da giganti come il MoMA, il Metropolitan Museum di New York, la Estorick Collection di Londra e il Kunstmuseum Den Haag. E non è tutto: il catalogo, edito da Treccani e già ristampato per l’enorme richiesta, è un gioiello per studiosi e appassionati, con contributi di esperti come Günter Berghaus e Giovanni Lista.

I numeri parlano chiaro: biglietti staccati a ritmo serrato, con ingressi gratuiti ogni prima domenica del mese e per under 18, studenti d’arte, giornalisti e soci ICOM, rendendo la mostra accessibile a tutti. La proroga al 27 aprile, annunciata a febbraio 2025 quando la mostra aveva raggiunto gli 80 mila biglietti, ha permesso d’accogliere quasi altrettanti nuovi visitatori ai quali è stata offerta la possibilità di vedere tre nuove opere, tra cui dipinti di Severini e Dottori da collezioni private, che hanno arricchito un percorso già spettacolare.

Capolavori che illuminano il futuro

Entrare nella mostra è come essere travolti da un’onda di dinamismo. Tra i pezzi forti, spicca il confronto tra “Il Sole”, opera pre-futurista di Giuseppe Pellizza da Volpedo, e “Lampada ad arco” di Giacomo Balla, prestata dal MoMA: un dialogo tra l’Italia rurale e quella industriale, un passaggio di testimone verso la modernità. E poi ci sono “La Rivolta” di Luigi Russolo dal Kunstmuseum Den Haag, “Le Boulevard” di Gino Severini dall’Estorick Collection, e il trittico “Stati d’animo” di Umberto Boccioni, accanto a “Bambina che corre sul balcone” di Balla dal Museo del Novecento di Milano. Non mancano opere di Fortunato Depero, Enrico Prampolini e Benedetta Cappa Marinetti, che brillano per audacia e visione. Ogni sala è un’esplosione di colori vivaci e forme spezzate, un’ode alla “modernolatria” che Boccioni celebrava con fervore.

Oltre l’arte: idrovolanti e auto da corsa

Ma il Futurismo non è solo tele e sculture: è un’ossessione per la velocità e la macchina. Ecco perché la mostra ospita pezzi unici come una riproduzione a grandezza naturale dell’idrovolante Macchi-Castoldi MC-72, che nel 1934 toccò i 709 km/h, un record ancora imbattuto, e che Marinetti stesso celebrò nel suo “Aeropoema del Golfo della Spezia”. Accanto, la Fiat Siluro Chiribiri del 1913, un bolide da 160 km/h, e la Maserati di Tazio Nuvolari del 1934, simboli di quella “bellezza della velocità” che Marinetti preferiva alla Nike di Samotracia. Ci sono anche motociclette, radio e strumenti scientifici d’epoca, che trasportano i visitatori nell’atmosfera elettrizzante dei primi del Novecento. E per un’esperienza ancora più immersiva, due installazioni site-specific di Magister Art e Lorenzo Marini – quest’ultima ispirata al paroliberismo e a Casa Balla – avvolgono il pubblico in un vortice di suoni e visioni.

Vita Futurista: eventi collaterali che accendono l’immaginazione

La mostra non si ferma alle sale: il ciclo di incontri “Vita Futurista”, curato dal brillante Federico “Osho” Palmaroli, ha trasformato la GNAM in un laboratorio di idee. Organizzato dalla Fondazione Magna Carta, il programma ha esplorato la trasversalità del Futurismo con talk e performance che hanno conquistato il pubblico. Tra gli eventi clou, il talk “L’arte in tavola” (11 gennaio 2025) sulla cucina futurista, con lo storico Guido Andrea Pautasso, esperto di avanguardie, e lo chef Alessandro Circiello, che ha preparato vivande ispirate ai manifesti di Marinetti, accompagnate da polibibite futuriste servite al Caffè delle Arti fino alle 21. Pautasso è tornato il 18 gennaio per “Il futurismo è di moda”, accanto a Stefania Ricci del Museo Ferragamo, discutendo l’influenza futurista sugli stilisti contemporanei, con riproduzioni di abiti a cura dell’Accademia Koefia.

Il 1° febbraio, “Tutta un’altra musica” ha celebrato gli intonarumori e la ribellione sonora del Futurismo, con la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi e l’ensemble Aura, che ha fatto vibrare la Veranda Parolibera con percussioni e legni. A impreziosire il tutto, Francesca Barbi Marinetti, nipote di Filippo Tommaso, ha portato un tocco personale: documenti rari, come una targa in alluminio della casa di Marinetti, manifesti e testi per il catalogo, oltre a collaborare all’installazione multimediale di Magister Art. La sua presenza ha reso la mostra un omaggio vivo al nonno, un ponte tra passato e presente.

Un’esperienza che guarda avanti

“Il Tempo del Futurismo” non è solo una mostra: è un invito a riscoprire un movimento che ha anticipato il nostro mondo, fatto di droni, visioni satellitari e intelligenza artificiale. Come scrive Exibart, è “un campo di battaglia intellettuale” che non lascia indifferenti. Con la sua capacità di coinvolgere giovani e non esperti, grazie al taglio pop voluto dalla direttrice Renata Cristina Mazzantini, e il suo dialogo tra arte e tecnologia, l’esposizione è un trionfo italiano che ha meritato il suo successo di pubblico.

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