Il coraggio delle idee e l’idea di coraggio

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Il coraggio è una virtù che non ha bandiera, che non ha pregiudizio. Che dal mondo romano al medioevo ha espresso la spinta dello slancio vitale, la cifra dell’eroismo. Essere coraggiosi può voler dire essere eroici, ma sicuramente non si può essere eroici senza il coraggio. Questo valore che per gandhi era il primo requisito della spiritualità, riaffiora in un saggio recentemente uscito per PASSAGGIO AL BOSCO EDITORE: “Coraggio! Manuale di guerriglia culturale” di F. Bousquet.

L’opera si articola come un manuale di preparazione alla kulturkamph, riunendo tradizioni trasversali e visioni atipiche, all’insegna delle nuove sintesi di Alain de Benoist. Unendo Drieu la rochelle e Gramsci, lo spiritualista Solzenicyn e il padre della cultura europea, Omero. Bousquet in questo saggio mostra una nuova visione della cultura identitaria francese, che riprende temi e visioni della nouvelle droite e che segue le vie di una militanza integrale in lotta con le altre ideologie. Come un catechismo del militante identitario, nell’opera si definiscono i valori di questo new deal culturale, dalla ripresa delle virtù eroiche, come onore, lealtà, coraggio, al culto della ragione, “imbalsamatore e mortifero”, quello del vitalismo e dello spirito. Alla visione impolitica della letteratura, di una certa destra conservatrice, una interpretazione differente del gramscismo. Che si faccia portatore delle istanze delle classi subalterne, degli ultimi della globalizzazione. Ribadendo che “qui nulla è neutrale.

Tutto è politica, tutto è ideologia, perché l’ideologia risponde a tutto”. Una visione di militanza integrale e intransigente, estrema, che ragiona in un ottica di lotta per l’egemonia. Il coraggio diventa il grido per iniziare questa lotta, a cui accorrono i militanti. L’opera però non va giudicata solo per il suo carattere politico, condivisibile o meno, o per il suo progetto culturale,apprezzabile o opinabile. Essa ha il grande pregio di portare alla luce un vocabolo che viene troppo spesso relegato ad una parte e farne l’essenza del fare politica, del fare filosofia. Il coraggio per Bousquet è la leva che solleva il mondo, una leva insita nell’uomo, è “un segno per attivarsi, per passare dall’immobilità all’attivismo, dallo statico al dinamico, dall’impossibile al possibile.

È l’arco che ci spinge, il fulcro che ci manca. È un acceleratore, è ciò che rende veloce la liberazione, strappa dall’orbita della mediocrità, dall’immobilismo in cui stiamo marcendo”. Liberando dai comodi conformismi, dall’inerzia della massa, che trasforma il pubblico in popolo, lì opinione in coscienza. Nelle pagine sul coraggio, l’autore mostra come il cammino dell’uomo sarebbe stato impossibile senza il coraggio. Dalla decolonizzazione, alle guerre d’indipendenza, dalle battaglie del lavoro, ai diritti dell’uomo. Nelle pagine del saggio l’idea di guerriglia culturale si affianca a quella di educazione intellettuale, mostrando la metamorfosi interna al mondo della cultura alternativa che sceglie sempre più Gramsci ad altri personaggi meno lieti.

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