
Nel corso dei secoli il paesaggio ciociaro si è reso testimone dell’evoluzione della pittura paesaggistica europea, fornendo scenari disparati, interpretati dagli artisti secondo il gusto e le tendenze del tempo; ed i ciociari, nei loro costumi tradizionali, hanno ispirato artisti di tutta Europa.
Nel primo decennio del XVII secolo, Annibale Carracci fu l’indiscusso caposcuola del filone paesaggistico detto “classico”; e Roma e la sua “campagna”( inclusa la Ciociaria) furono il laboratorio naturale della dottrina del ‘bello ideale’ nel campo delle arti visive. Carracci elaborò un nuovo tipo di pittura paesaggistica, che superava le precedenti coniugazioni di queste genere, nordiche e italiane: nei suoi paesaggi troviamo un equilibrio tra la natura e l’uomo che la abita e la trasforma e gli elementi paesistici non si limitano a fare da mero sfondo. A lui è dovuta una nuova concezione della pittura di paesaggio che la sottrae dal novero dei generi minori.
Il capolavoro di Annibale Carracci in questo genere è il Paesaggio con la Fuga in Egitto, tela databile tra il 1602 e il 1604, realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini. In questa ideale finestra aperta sull’Agro romano inondato da una luce autunnale, l’episodio sacro quasi scompare nell’amplissimo paesaggio che lo avvolge e vi è piena armonia tra l’elemento naturale e quello architettonico che si fondono in un tutto.

Debitori di Annibale saranno i maggiori paesaggisti del Seicento quali il Domenichino, Nicolas Poussin e Claude Lorrain, fino ad arrivare a Salvator Rosa: pittori che portarono questo genere ad uno dei livelli più alti che esso abbia mai raggiunto.
La “campagna romana”, appariva particolarmente suggestivo per i pittori dell’epoca, essa appariva come nella mitica regione dell’Arcadia, in cui l’uomo viveva in completa armonia con la natura. Fu così che essa divenne una tappa fondamentale per tanti di quegli artisti europei che durante il “Grand Tour” visitavano l’Italia per approfondire la conoscenza del mondo classico. Numerosissime sono infatti le tele dei pittori europei, sparse nei musei e nelle gallerie di tutto il mondo, che rappresentano soggetti o un paesaggi ciociari.
Durante la prima metà del XVII secolo accanto alla pittura classica, si affacciava un altro filone artistico, legato alla rappresentazione di scene ‘di genere’ che evocavano personaggi popolari come i mandriani, i pastori, i poveri, e le attività della campagna e le danze. I cambiamenti culturali del ‘700, ed in particolare il movimento culturale e filosofico dell’Illuminismo, ebbero una forte influenza anche sulla pittura di paesaggio di genere. Essa infatti nel ‘700 ed in particolare nell’800, si evolve grazie anche agli orientamenti progressisti maturati in ambito europeo e introdotti in Italia da paesaggisti e vedutisti tedeschi, svizzeri, inglesi, francesi o olandesi come Gaspar Van Wittel meglio noto come Gaspare Vanvitelli (padre di Luigi, uno dei più grandi architetti italiani tra il barocco e il classicismo, il cui capolavoro è la reggia di Caserta), che svolge gran parte della sua attività di pittore di vedute topografiche a Roma suggestionando molti pittori romani tra cui Giovan Paolo Pannini autore di paesaggi con le antichità classiche e Bartolomeo Pinelli (1781-1835) noto per le sue opere con scene da osteria e personaggi abbigliati in abito tradizionale ciociaro.
Tra il XVIII ed il XIX secolo la pittura del vero progressivamente soppianta il paesaggio di immaginazione costruito in studio, ma parallelamente, si assiste anche alla nascita del movimento romantico.
L’arte romantica divenne espressione di un mondo interiore, di stati di irrequietezza, di paesaggi suggestivi rappresentati nei momenti più insoliti ed emozionanti, atmosfere sognanti. Tra i massimi esponenti dell’arte romantica italiana furono Francesco Hayez e Gerolamo Induno, entrambi pervasi da un profondo spirito risorgimentale e patriottico tanto da suscitare gli entusiasmi di Giuseppe Mazzini.
In età risorgimentale, a causa della censura, gli artisti più impegnati dovettero fare uso di metafore e allegorie per trasmetterei i loro messaggi patriottici. Fu così che nella prima metà del 1800 la figura femminile fu utilizzata per rappresentare i valori e gli ideali di un Romanticismo che in Italia diventa portavoce del pensiero risorgimentale. E quali miglior muse, le donne della “campagna Romana, che con la bellezza ancestrale e gli abiti tradizionali, avevano già incantato gli artisti di tutta Europa, che nel loro Grand Tour su e giù per l’Italia si lasciavano ispirare dalla terra ciociara. Le donne di Ciociaria trasformate in muse ispiratrici degli ideali patriottici, rappresentavano l’idea di Patria. Emblematico La Ciociara di Francesco Hayez.

La Ciociara di Hayez, é una bellissima donna vestita con abbigliamento tricolore, verde la veste, bianca la camicia, rossi i coralli e i bordi della gonna. Metaforicamente rappresenta la Patria, l’Italia, seduta con sguardo pensoso, appoggiata al rudere antico che allude ai fasti di un glorioso perduto passato, mentre sullo sfondo emerge una natura mediterranea.
Numerose erano le accademie, scuole o semplici luoghi di ritrovo a Roma ed in Ciociaria, in cui artisti italiani e stranieri, spesso in contraddizione con i dettami accademici, sperimentavano nuove tecniche in plain air. Amatissime destinazioni erano Anticoli Corrado e Cervara sui Simbruini nell’Alta Valle dell’Aniene, più a Sud Olevano, amatissima dagli artisti tedeschi, e poi anche le terre bagnate dal fiume Liri sia quelle attorno a Sora-Isola del Liri sia quelle lungo la Valle Roveto. Già dalla fine del 1700 e inizi del 1800 le due cascate di Isola del Liri, le uniche in Europa nel centro storico di una città, col loro suggestivo castello, erano state soggetto appetito dai grandi pittori del Gran Tour, alla ricerca di scenari suggestivi.
Verso la fine del secolo furono invece la fama di Anticoli Corrado, “paese degli artisti” che incuriosì numerose personalità di grande levatura, tra cui, solo per citarne alcune, Arturo Martini, Pablo Picasso e Marcel Duchampe, che subirono il fascino oltre che del paesaggio, anche degli abitanti, tanto per la bellezza e la disinvoltura nel posare, quanto per la proverbiale ospitalità.
Nel 1908 a Copenaghen in una ventina d’artisti passati per la scuola di Civita d’Antino esposero le loro opere in occasione di una grande mostra, in cui gli indiscussi protagonisti furono le scene di vita agreste ed i ritratti dei ciociari – splendenti della loro solarità e ricchezza di colori. Quelle opere e tante altre ancora entrarono nei musei e nelle collezioni private di tutta Europa.
La Ciociaria, terra ricca di bellezze, custode e portatrice di valori antichi, per secoli ha ispirato una moltitudine di artisti italiani e stranieri che, attraverso le loro opere, riuscirono sovente a coglierne la vera natura. Oggi i loro capolavori, adornano gallerie e musei di tutto il mondo