Viviamo in un’epoca di dissoluzione, all’interno della quale i valori non esistono più. Il mondo occidentale è ammalato di mercatismo, è talmente concentrato sulla forza dell’individuo e dell’utile che ha dimenticato la persona, il patriottismo costituzionale e la Tradizione: è un mondo al quale negli ultimi anni hanno insegnato che la sublime nozione, mazziniana e non solo, di “popolo” rischiava di essere pericolosa e autoritaria, pertanto andava sostituita con quella più politicamente corretta di “gente”, una massa indefinita pronta allegramente ad accettare la dottrina mefistofelica liberal-mercatista.
Per anni ci hanno spiegato che lo Stato era un male da abbattere e che il privato era sempre meglio del pubblico. Forse oggi ci rendiamo conto che erano bugie: il re è nudo! Il mercato non si regolamenta da sé.
Ricordiamo in modo laico, quindi scevro da ideologie e fanatismi anche economici, quanto affermava Croce sulla figura del buon economista: “Di fronte ai problemi concreti, l’economista non può essere mai né liberista, né intervista, né socialista ad ogni costo; […] ogni problema darà luogo ad una soluzione sua propria, dettata da un appropriato calcolo di convenienza. Se la soluzione è liberistica essa si impone non perché liberistica, ma perché più conveniente delle altre.” (in Il buongoverno, 1° vol., cit., p. 222).
Tuttavia c’è da sottolineare che abbiamo sostituito lo Stato Sociale keynesiano, sotto applausi scroscianti di finte sinistre liberal, con il nuovo assetto di “Stato Sociale Competitivo”: nuova definizione eufemistica adottata da alcuni costituzionalisti per non ammettere che la nostra forma di stato, grazie ad una moneta ed una banca privata, è stata irreversibilmente modificata.
Purtroppo l’UE ha tradito l’idea della Giovine Europa di Mazzini, così come i Trattati di Roma e di Lisbona all’interno dei quali si prevedeva la funzione sociale, oltre che la mera garanzia delle libertà, che avrebbe dovuto avere questa organizzazione sovranazionale, la quale si è invece dimostrata rigorista in campo economico, autoritaria e tecnocrate.
Grazie a questa politica economica filo-tedesca, in nome della battaglia all’inflazione, di sicuro non si è perseguita quella politica dei redditi propagandata da Ugo La Malfa, uno dei padri fondatori dell’Europa, la quale vedeva il capitalismo come mezzo che lo stato avrebbe dovuto utilizzare per distribuire le ricchezze.
Abbiamo anche il dovere di aggiungere che forse ci aveva visto lungo Vladimir Solov’ev nel 1899 quando ne “I Racconti dell’Anticristo”, in tempi antecedenti alla creazione di questo gigante dai piedi d’argilla, descriveva un imperatore europeo ecologista, umanista, impregnato di una finta ideologia filantropica e che si proponeva come il nuovo Cristo; il paradosso è che la nuova capitale di questo impero sarebbe stata Berlino.
Bisogna essere chiari: nessuno ci sta aiutando. L’UE e il suo Presidente della Commissione tedesco con l’operazione SURE ci propongono miliardi contro la disoccupazione per finanziare le casse integrazioni nazionali. Soldi in prestito naturalmente, che magari restituiremo in comode rate, e che verranno sponsorizzati per aiuti per poi divenire un cappio al collo, proprio come i famosi parametri dei Trattati di Maasctricht che ci apprestammo a firmare durante il ciclone giudiziario e politico di tangentopoli. In aggiunta a questa situazione paradossale abbiamo i governi di mezzo mondo che nel raccomandarci di stare a casa ci conducono per strade senza strade e per sentieri senza traccia perché senza un effettivo vaccino non sanno neanche loro come rispondere al virus.
Grossa preoccupazione c’è per quanto accadrà dopo l’emergenza a livello economico, la soluzione è una: riprendere Keynes. Ugo La Malfa, uno statista, parlava di “interesse generale della Nazione”: gli attuali governanti sembra siano concentrati solo a garantire gli interessi corporativi come gli stipendi al loro elettorato dei dipendenti, dimenticandosi contemporaneamente delle partite iva, lavoratori autonomi, piccoli imprenditori che riceveranno al massimo delle “una tantum” e un bel benservito, per non dimenticare i lavoratori sommersi che, non essendo dichiarati come lavoratori, non hanno neppure diritto alla cassa integrazione. Lo Stato deve scendere in campo con il suo bilancio, guardando a tutti i cittadini, con una manovra molto più coraggiosa per sostenere la ripresa, perché mancette di 25 miliardi non risolveranno la situazione.
Forse così facendo potremmo suscitare simpatia ai tedeschi, ma la nostra economia morirà e le nostre aziende, divenendo spazzatura il valore dei nostri titoli, rischiano speculazioni e le cosiddette “scalate al vertice”.
Devono necessariamente saltare i calcoli sul debito pubblico. Dinanzi a questa situazione i cittadini sono vittime e non si può pensare, come qualcuno vorrebbe a Francoforte, ad una patrimoniale come risoluzione dei nostri problemi dato l’alto risparmio privato degli italiani: qualora si dovesse optare per questa sciagurata scelta politica la reazione dei cittadini potrebbe essere tutt’altro che composta.
Se l’Europa esiste, invece di dare inutili pacche sulle spalle, batta un colpo! Non con operazioni di prestiti da restituire con gli interessi: altrimenti, il dato empirico che risulterà da questa situazione, sarà la inutilità a far parte di un sistema sovranazionale inefficiente ai problemi reali dei cittadini.