La cantante è uno dei nostri talenti e si distingue per i messaggi positivi che lancia sul web
Lidia Schillaci è da qualche anno ormai una certezza tra i talenti artistici di casa nostra: di lei non si è mai sentito raccontare uno scandalo o qualcosa di diverso da quanto sa creare sul palcoscenico. Dopo una lunghissima gavetta come vocalist per alcuni tra i cantanti italiani più noti all’estero (vedi Elisa e Ramazzotti), Lidia è diventata voce ufficiale di diversi jingle di spot pubblicitari di successo, nonché ormai uno dei volti fissi dei tornei di «Tale e Quale Show», dove partecipò per la prima volta nel 2019. Seguitissima sui social, l’attrice e cantante si distingue per i messaggi positivi che lancia sul web, sottolineando l’importanza di mettere il cuore in ciò che si fa, con rispetto verso il mondo: la musica, per Lidia, è un veicolo per fare dialogare la pace. Non a caso, pioniera del primo live al mondo in streaming live in periodo di pandemia, nel 2020 lanciò anche un singolo più che mai significativo: «Noi non siamo Capaci», nel ricordo di Falcone e Borsellino.
Siamo appena entrati nel Giubileo della speranza, come si esprime questa nella musica?
La musica è per definizione speranza e coraggio di connettersi: io l’ho presa come la mia missione.. Tramite di lei riusciamo a connetterci con la nostra parte più profonda, ossia la nostra anima, che non va mai dimenticata: viviamo in un mondo dove social e IA impongono una velocità asfissiante, ma dobbiamo comunque capire come usare questi strumenti per continuare ad avvicinarci alla nostra parte interiore. Ecco, la musica gioca un ruolo fondamentale, perché non ha ostacoli: entra dentro con le sue vibrazioni.
La parola «rispetto» risuona molto spesso sulle tue pagine social. Sembra quasi un ossimoro sottolinearla proprio sul web…
I social sono un veicolo bellissimo se li si usano con la testa: non siamo tutti uguali però, quindi si ha a che fare anche con persone senza rispetto. Per questo occorre cominciare a parlarne: sono messaggi semplici ma positivi, che non dobbiamo vergognarci di esprimere per tornare a certi valori. I giovani hanno in mano più di chiunque altro questi social, ma vanno instradati. Va ribadito che avere idee diverse non deve autorizzare nessuno a insultare.
Eppure per qualcuno sembra più importante rinunciare ai propri valori identitari per non offendere altri e ottenere più like.
I valori veri che arrivano dal nostro cuore non possono essere sostituiti: siamo esseri umani, fanno parte di noi e dobbiamo sostenerli. Siamo bombardati da realtà che provano ad allontanarci da quei valori, ma lì torniamo per forza perché quella è la nostra essenza. È fondamentale ascoltare, comprendere, informarsi e conoscere ancora meglio la ricchezza di certi valori, che cambiano forma ma non sostanza.
In un periodo in cui si scimmiotta la trap americana, tu prosegui cantando la melodia italiana. La tua icona identitaria?
Ci sono tantissimi artisti che per fortuna stanno facendo una strada molto bella, legata al potere dello scrivere, la poetica delle parole. Siamo maestri in questo, oltre che nella melodia. Mi ispiro in assoluto a Mina, che è sempre riuscita a scegliere i testi, sentendoli, facendoli e riuscendo infatti a trasmetterli.
L’hai mai conosciuta?
Purtroppo no. Però ai tempi di «Operazione Trionfo » [l’antesignano di tutti i talent show, dove Lidia arrivò seconda nel 2002, NdR]: avevo cantato «Volami nel cuore». In diretta tv chiamò Mina, quasi non ci credevo: mi sembrava un sogno, all’epoca poi non avevo contezza di cosa stesse succedendo. Ancora oggi mi sembra una cosa impossibile.
Come sarà il tuo 2025?
Sto finendo un album che mi sta appassionando tantissimo, perché mi permette di raccontare tante storie e pensieri: per me è questa l’essenza della musica, che consente di giocare come vogliamo con le sette note. È quello che faccio anche nei miei live, portando in giro il teatro canzone con lo spettacolo «Oltreoceano» [scritto da Costanza Di Quattro, regia di Mario Incudine, NdR] ma anche con un progetto su Lucio Dalla, interpretato tutto al femminile con orchestra sinfonica di sole donne, che ha avuto successo e che senz’altro riproporremo.
La tua città identitaria?
Sono più sugli aerei che a casa, quindi potrei definirmi «cittadina del mondo», ma il mio porto sicuro è la Sicilia, in particolare il mio piccolo paesino, Castellamare del Golfo. Lì girai il video di Noi non siamo Capaci, lì torno ogni volta che ho voglia di sentirmi in famiglia e trovare nuove ispirazioni artistiche.