Stefano Bertoli, esplorazioni soniche non convenzionali

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Stefano Bertoli, dai synth di Poème Électronique ai bagni di Gong. Intervista per CulturaIdentità Genova a cura di Stefano Oflorenz (Rosa Selvaggia Obscure Magazine)

Ciao Stefano, e benvenuto ad inaugurare questo spazio dedicato da CulturaIdentità Genova agli artisti e musicisti genovesi. Chi leggesse il tuo profilo musicale su Discogs scoprirebbe che sei attivo da oltre 20 anni come tecnico del suono nonché esperto ed appassionato di sintetizzatori e strumenti elettronici d’epoca. Ma so che le tue radici musicali affondano nella scena dark-wave anni ‘80/’90, vuoi raccontarci qualcosa dei tuoi primordi?

Ho iniziato nella prima metà degli anni ‘80 come batterista percussionista, l’amore per il free jazz e l’avanguardia prima e la passione per le percussioni etniche, soprattutto asiatiche poi, mi hanno portato a sviluppare una sete di ricerca per sonorità inusuali. Nei primi anni ‘90, dopo lo scioglimento dei Malá Strana, un combo Heavy Progressive in cui suonavo la batteria, insieme ad Antonella fondammo gli Iconae, un progetto che fondeva musica sinfonica e folk apocalittico in un modo decisamente inusuale. Calcola che ai tempi per vivere facevo il turnista e in quel periodo feci una ventina di date con gli Ordo Equitum Solis insieme ad Elena Previdi, proprio nel periodo in cui uscì il primo CD dei suoi Camerata Mediolanense. Decisamente la Dark Wave e tutto ciò che ne è limitrofo hanno avuto un forte peso specifico su di me e sulla mia crescita come musicista.

KHN’SHS è il progetto solista principale, il veicolo delle tue esplorazioni soniche non convenzionali. Quali strumenti utilizzi principalmente, e qual è il significato del moniker?

Il moniker ha un’estetica molto dura e diretta, priva di vocali, in realtà per suono e significato (Conscious, che ha preso Coscienza) lascia intendere la volontà di ricerca e sperimentazione del lato più profondo e spirituale della musica. È un progetto dedicato al Drone, alla Musica Rituale Meditativa, negli anni l’ho arricchito di Esperienza Spirituale e Psichedelica, vedi soprattutto l’ultimo CD: Closed Eye Visions (Hellbones Records) che ripercorre gli studi di Terence McKenna, ma senza mai trascendere quello spirito di “immediatezza” che lo ha caratterizzato fin dall’inizio. Il suono è ottenuto esclusivamente da sintetizzatori modulari molto vecchi (un EMS synthi A del ’73, negli ultimi 6 anni e due dischi) processato da echi a nastro. Nient’altro, puro, diretto e monolitico.

Da tempo cerchi di far convergere la musica con l’elemento spirituale, cito i tuoi celebri ‘bagni armonici’ a titolo di esempio. Suono e animo, un connubio irresistibile direi, cosa ci dici a riguardo?

Un’esigenza personale, quella spirituale, nata circa vent’anni fa e cresciuta poi in modo esponenziale, proprio nel periodo in cui KHN’SHS prendeva forma. Inevitabilmente, quando ho stabilizzato i frutti di questa ricerca ho cominciato a sentire l’esigenza di portare la mia esperienza anche all’esterno della mia classica e tradizionale sfera di appartenenza musicale fatta di dischi e concerti. Da questo nascono i Bagni Armonici, un’evoluzione del classico Gong Bath di tradizione Tibetana ma anche gli Sleep Concert e i Concerti per Meditazione che ho sviluppato in questi anni, eventi di lunga durata rispetto ai concerti tradizionali, dalle tre/quattro ore fino a tutta una notte, dove il “pubblico” perde il ruolo passivo e diventa parte di un rituale collettivo molto più ampio, sempre completamente immerso in suoni acustici ed elettronici.

AndromacA è l’altro progetto di lunga data che ti vede operativo al fianco della tua compagna Antonella, ho avuto la fortuna di vedervi dal vivo un paio di volte, un’esperienza oscura ed ammaliante. Cosa distingue AndromacA da KHN’SHS?

AndromacA è la mia “ultima” esperienza di gruppo. Per scelta artistica lavoro completamente da solo da tanti anni, questo mi consente di creare strutture sonore completamente mie, con pochissimi punti fissi ed un Path molto libero durante l’esecuzione, certamente molto più attento al “Suono” che non alla “Struttura” in cui lo eseguo. AndromacA è un concetto completamente opposto: una Forma ferrea fatta di partiture ben precise e molto complesse, sia per la notazione che per il tipo di sintesi. Lavorare con un Soprano come Antonella, poi, non lascia margini: vocalità estreme con frequenze sempre portate al limite , impossibili da sorreggere se non con un impianto armonico complesso come contrappunto. La voglia di esplorare un modo di comporre particolarmente ostico e creativo, quello del primo Stockhausen o di Varese, scrivere per un’orchestra elettronica è tutt’altro che “suonare” un sintetizzatore modulare.

Buchla, EMS, VCS 3… nomi mitologici per chi mastica la materia elettronica, quali sono i tuoi pezzi più pregiati? Li utilizzi abitualmente dal vivo?

Tutti, sempre, assolutamente. Non sono un collezionista nè un maestrino da forum. Il sintetizzatore modulare è uno degli strumenti più complessi e ricchi di espressività mai concepiti dall’uomo e non devono stare in qualche teca, ma portati in giro ad esprimersi, sia live che nelle clinic.

A Genova avete una scena più che mai viva, seppur forzatamente in stand-by ma pronta di certo ripartire appena le regole anti Covid lo consentiranno. San Bernardino, Villa Croce, Commenda di Prè solo per citare alcune location…state pensando a qualche evento per celebrare il futuro ritorno alla normalità?

Assolutamente, siamo pronti a ripartire appena ci sgabbiano, oltre ai concerti singoli di varia natura, abbiamo una serie di Live Festival molto importanti come Genova Modulare, Theremin Nights, Ancestrale, Poème Électronique che sono già imbastiti e pronti, non appena ci restituiranno le nostre location.

Parliamo di collaborazioni: il collettivo russo Phurpa e più recentemente l’austriaco Allerseelen, sono le tue cooperazioni maggiormente celebri. Cosa bolle in pentola?

Con Phurpa ho fatto due tournée in Italia, qualche giorno prima di iniziare la seconda abbiamo registrato Yugasanti (Torredei records), un termine Sanscrito che identifica lo Scontro fra Due Forze di Diversa Natura. Live e one take nella Nostra splendida Abbazia di San Bernardino. Allerseelen invece mi chiamò, inizialmente, per registrare una parte di Theremin, nel remix di un suo vecchio brano, Styx. L’intesa è stata immediata nonostante abbiamo lavorato esclusivamente via web, tanto che su quel brano finii, prima per incidere anche le percussioni, poi per realizzare anche il video clip promozionale. Da allora ho suonato Taiko e Sintetizzatori su altri tre brani e realizzato il video di Staubdamonen, che dovrebbe uscire su CD/Tape nel 2021. Avrei dovuto suonare con loro, come percussionista, in un festival in Germania, in agosto, poi è successo quello che è successo. Difficile dire cosa bolle in pentola, visto il periodo, posso dirti però che, prima del Covid, c’erano in programma altre collaborazioni ed altri concerti internazionali, soprattutto in Giappone, spero sinceramente di poter riprendere il discorso da dove si era interrotto, appena si sarà posata la cenere.

Stefano, ringraziandoti la disponibilità ed augurandoti il meglio per il tuo futuro artistico e personale, ti lasciamo questo spazio finale a conclusione della nostra chiacchierata!

A dicembre uscirà il mio primo libro, un libro di fotografia e poesie scritto a quattro mani con la poetessa Daniela Biasoletto (io ho curato le foto e lei la parte poetica) che si chiama Kawaakari che farà parte di un’edizione limitata con allegato CD/MC sempre prodotti da Industrial Olocaust recording. Saranno la seconda e la terza parte (libro e cd) dell’omonimo progetto ‘Kawaakari‘ iniziato un anno fa con una serie di audiovisivi che ho pubblicato su diversi social. Qui su facebook li trovi tutti in un album omonimo!

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