E’ da tempo che seguo con un certo interesse i movimenti delle forze politiche del nostro Paese, nella speranza di trovare (o di ritrovare) finalmente interlocutori politici con i quali analizzare, al di fuori delle demagogie novecentesche, i problemi che da troppo tempo attanagliano il Sud e di cercare, analiticamente, fattive soluzioni agli stessi.
Da troppo tempo le classi dirigenti del Sud si limitano ad una narrazione parziale o inesatta dello status quo. Personalmente avverto una crescente e pericolosa apatia dei meridionali verso la politica, verso l’esercizio democratico del voto e verso la speranza di un avvenire migliore. Molti giovani sono costretti a emigrare altrove per costruirsi un futuro migliore e noi amministratori ci dedichiamo, conseguentemente e con difficoltà, a gestire e migliorare i servizi dedicati alla terza età che sempre più caratterizza i nostri dati anagrafici comunali.
Ciò che noi politici calabresi abbiamo il dovere morale di fare è certamente un mea culpa, nonostante qualche isolato tentativo, rispetto al fatto di non essere riusciti a condurre, facendo rete, il Meridione fuori questione, analizzando collettivamente ciò che dal post-De Gasperi non ha più funzionato. Come fondatore insieme al prof. Ferraro de l’Italia del Meridione, insieme a tanti militanti e amici, stiamo tentando da tempo, visto lo stato di degrado dei nostri territori, di canalizzare una proposta politica unitaria e di massa, pur non disponendo di mezzi e risorse necessari rispetto ai partiti tradizionali. Ma rendendoci conto di come ciò non basti, urge il bisogno di avviare un momento di riflessione alto e plurale, per ricercare soluzioni alle storture nel governo della cosa pubblica che aggravano i divari territoriali tra Nord e Sud, che allontanano i figli della stessa Patria e tarpano le ali dello sviluppo economico.
Bandendo, allora, ogni evanescente rivendicazione localistica perché consapevole della marginalità strutturale e di rappresentanza del Sud, superando ogni forma di pregiudizio ideologico, avendo la pretesa di spiegare l’importanza del Meridione nei processi di crescita del Paese, è necessario ritrovare la strada per un rinnovato impegno che abbia l’ambizione sincera di condurci fuori dal guado, facendo sintesi delle migliori tradizioni politiche e istituzionali del Paese. Bisogna acquisire la consapevolezza che solo una crescita complessiva di tutte le realtà territoriali può determinare la dimensione nazionale del mercato: è questa la grande eredità, finora non colta, di due grandi pensatori come Alcide De Gasperi e Pasquale Saraceno, entrambi del “profondo Nord”, rispettivamente Trentino e Lombardia.
Dalla riunificazione del livello infrastrutturale (ponte sullo Stretto e alta velocità), dalla fiscalità di vantaggio, dalla digitalizzazione e semplificazione dello Stato passa il futuro del nostro Paese e delle giovani generazioni. Deve essere questo l’avamposto del nostro impegno politico e sociale. Non vi è più tempo da perdere, ora o mai più. Il disagio sociale cresce di giorno in giorno, e noi sappiamo bene come questo possa portare a pericolose derive populiste e violente.
E’ tempo di concretezza, di azioni visibili che superando ogni retorica e ogni pregiudizio ideologico, con la forza delle idee sia capace di scuotere finalmente le coscienze collettive e non demandare ad improbabili e improvvisati sciacalli il nostro domani.
Foto dello Stretto di Messina, piervincenzocanale, CC 4.0 SA by