Si è spento 91 anni l’artista Nik Spatari, fondatore del Musaba di Mammola. Per ricordarlo pubblichiamo l’articolo che Nino Spirlì scrisse sul numero di gennaio di CulturaIdentità
Il Maestro e la musa Hiske hanno dato vita sull’Aspromonte al MUSABA
Nik Spatari. Novanta laboriosi, densi, faticosi, gloriosi, anni, tutti dedicati alla creazione, al recupero, alla tutela, all’espansione, alla manifestazione dell’Arte.
Pittura, Scultura, Architettura, in lui diventano Letteratura incarnata e consegnata all’Umanità con la naturalezza del fiore di cardo delle sue montagne, che abbandona la propria bellezza al refolo di vento… Alcuna arroganza, alcuna vana celebrazione di sé.
Nik possiede l’umile consapevolezza dell’acqua e la potenza delle rocce del suo Aspromonte. E, così, dopo gli anni giovanili passati in giro per il mondo, alla fine degli Anni Sessanta, Nik e la sua inseparabile musa e compagna di vita Hiske Maas approdano nella terra natìa del Maestro e danno vita al progetto più incredibile per l’Aspromonte: una Montagna dell’Arte!
Il MUSABA Parco Museo Santa Barbara si impone, maestoso, sulla vallata del Torbido, nel territorio di Mammola, in piena Locride. Là, dove le cronache terribili raccontano di brutture inenarrabili, la Bellezza ha il proprio Tempio. Nato, peraltro, dalle rovine di un luogo consacrato: il complesso monastico basiliano (sec. X) dedicato a Santa Barbara. Nik e Hiske se ne prendono cura dal primo giorno e ancora oggi. Tanto da promuovere ricerche e campagne di scavi che, alla fine, confermano la sacralità del sito. Fra l’altro, proprio nel perimetro del MUSABA si è scoperta la presenza di una necropoli con campi di urne del XII-VIII secolo a.C., e di un insediamento ad essa sovrapposto dal VII e il IV secolo a.C. Dal 1969 in avanti, Spatari e Hiske ospitano artisti provenienti da tutti i continenti, da Baj a Giacometti, da De Lima a Scanavino, Schifano, Tadini, De Martinez, Ricci, Bonalumi, Rotella, Scanga, tanto per citarne alcuni.
Ognuno di loro lascia al MUSABA una o più opere. Autentici capolavori che, oggi, rappresentano la ricchissima collezione della Santa Barbara Art Foundation.
Personalmente, dopo gli schiaffi all’anima assestati dalle grandi opere sparse per tutta la collina, mi sono abbandonato, muto e sconquassato, al “Sogno di Giacobbe”, lungo 14 metri, alto 9 e largo 6. La mastodontica opera occupa l’abside e la volta in quella che fu la chiesa di Santa Barbara ed è costituita da 16 vele.
Nik Spatari la dedica a Tommaso Campanella, suo conterraneo, e a Michelangelo Buonarroti, da cui, forse, prende ispirazione per, poi, partorire una creatura più che moderna, più che celebrativa dei Sacri Testi. Profetica, direi, a sensazione.
Per il Sogno, Nik Spatari usa una tecnica nuova e unica nel genere: le figure sono, infatti, realizzate in sottili fogli di legno, dipinte e inserite nell’insieme dell’opera come fossero sospese. I loro corpi, presenti, vivi, palpitanti di sentimenti profondi, dall’abbandono al dolore, pretendono la terza dimensione e si protendono verso l’osservatore come anime in cerca di conforto.
Di compagnia. Di condivisione. Di accettazione. E, così, alla fine del “tour” per i luoghi del MUSABA, ne esci mutato. Stravolto e mutato. Spatari, possente e silenzioso, lo sa.