Nuovo CDA Rai: l’ennesiva rottura di un campo largo che non è mai esistito

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Il nuovo CDA Rai: da sinistra, Simona Agnes, Alessandro di Majo, Federica Frangi, Antonio Marano, Davide Di Pietro, Roberto Natale, Giampaolo Rossi

“Il percorso comune si è interrotto il 20 luglio e non può riprendere, è stato un punto di non ritorno”. Era il luglio di due anni fa e con queste parole l’allora segretario del PD Enrico Letta rispondeva a Giuseppe Conte, che si difendeva dall’accusa di tradimento per la mancata fiducia al Governo Draghi, archiviando il cosiddetto “campo largo”, locuzione già esistente e, nonostante la poca fortuna, sopravvissuta ai giorni nostri.

La storia insegna ma evidentemente nessuno ascolta le sue lezioni se, 24 mesi dopo, PD, con la nuova segreteria di Elly Schlein e 5 Stelle non si rassegnano alla loro manifesta incompatibilità come alleati e minacciano, per l’ennesima volta, di separarsi.

L’ultimo casus belli è stata la travagliata composizione del nuovo CDA della Rai, con i Dem costretti, non senza malumori, ad accodarsi alla linea aventiniana della segretaria rinunciando a votare un rappresentante in Consiglio, a differenza dei ben più pragmatici Conte, Bonelli e Fratoianni che hanno votato, rispettivamente, Alessandro Di Majo e Roberto Natale.

La maggioranza ha fatto convergere i propri voti su Antonio Marano, un lungo passato in Rai, e Federica Frangi giornalista del TG2. A loro si aggiunge il rappresentate dei dipendenti Rai Davide Di Pietro.

L’iter che porterà all’insediamento del nuovo CDA è stato completato ieri dal MEF che ha designato il DG uscente Giampaolo Rossi, destinato alla poltrona di amministratore delegato, e Simona Agnes, in predicato di assumere la presidenza.

Il consiglio dei ministri procederà a queste due designazioni e Rossi, promosso dopo una lunga e paziente attesa, verrà nominato all’inizio della prossima settimana dall’assemblea della Rai, che sarà seguita dal cda, guidato dal consigliere anagraficamente più anziano Marano, nel quale verrà eletta la nuova presidente. Poi toccherà alla Vigilanza ratificare. I numeri al momento non ci sono, perché l’opposizione ha annunciatodi voler proseguire l’Aventino, ma dopo la frattura di ieri ogni ipotesi è possibile.

Noi siamo stati coerenti – ha sostenuto Conte -. Siamo con Avs, non capisco la decisione del Pd. Il cda deve essere presidiato dalle forze di opposizione. La spaccatura c’è stata da parte del Pd insieme a Renzi”. “La posizione del Pd è quella di tutte le opposizioni fino a ieri, al massimo chiedete ad altri perché hanno cambiato idea – ha replicato Elly Schlein -. Rimaniamo coerenti con l’idea che sia sbagliato rinnovare un cda che è fuori legge perché il Media Freedom Act è già entrato in vigore”. Il Nazareno chiedeva di avviare, prima delle nomine, la riforma della tv pubblica, che dovrebbe essere incardinata martedì prossimo in Commissione al Senato. Poi dovrebbero partire anche gli Stati Generali per il settore. Si vedrà se saranno l’occasione per ricompattare la minoranza o se la maggioranza riuscirà a sfruttare l’occasione per ampliare il consenso sulla Agnes.

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