Uno dei conclavi più brevi da 150 anni. Oggi pomeriggio alle 19.00 si è affacciato dalla loggia di San Pietro il nuovo pontefice, che ha preso il nome di Leone XIV. E’ il cardinale statunitense Robert Francis Prevost, nato a Chicago il 14 settembre 1955. E’ il primo papa statunitense della storia.
Il cardinale Prevost era stato ordinato da Bergoglio e infatti fin dal suo discorso iniziale è apparso allineato alla visione di Papa Francesco, con enfasi su sinodalità. Promuove un approccio pastorale che valorizza l’unità della Chiesa, opponendosi alla polarizzazione. Ha espresso riserve sull’ordinazione delle donne come soluzione ai problemi della Chiesa e ha sottolineato la necessità di umiltà e vicinanza al popolo nei ruoli di leadership ecclesiastica. Con uno stile discreto, pragmatico e riservato, Prevost è noto per la capacità di ascolto e sintesi. Parla inglese, spagnolo, italiano, francese, portoghese e legge latino e tedesco.
La scelta di un nome come quello di Leone può essere una scelta in continuità col Papa che emise l’enciclica Rerum Novarum, in cui veniva enunciata la dottrina sociale della Chiesa. Ma anche il Papa che aveva scritto e imposto le Preci Leonine, con la preghiera a san Michele Arcangelo, difensore della Chiesa e degli uomini contro Satana. Il cui motto è “non praevalebunt”, non prevarranno, le porte dell’Inferno, ossia le forze del Male.
E infatti nel suo discorso inaugurale, papa Leone XIV visibilmente commosso ha pronunciato proprio queste parole: “il Male non prevarrà”. Un inciso, in un discorso molto “politico”, legato all’attualità della politica estera, con le guerre in corso e quelle che si stanno annunciando (fra Pakistan e India oltre alla nuova offensiva minacciata da Tel Aviv contro Gaza), ma anche a una continuità (di prammatica?) con il precedente pontificato. L’accenno al “non pravalebunt” potrebbe non essere una coincidenza, poiché l’8 maggio, oltre che la Madonna di Pompei, alla quale il nuovo Papa ha voluto chiedere ausilio recitando l’Avemmaria con il popolo riunito in Piazza San Pietro, è anche la festa dell’Apparizione di Michele Arcangelo.
Politicamente la scelta di un cardinale statunitense e relativamente giovane, in continuità con Bergoglio ma tuttavia non particolarmente schierato contro Donald Trump, come invece molti dei cardinali americani più “di sinistra”, appare come un segno della crescente importanza che il Cattolicesimo sta avendo negli Stati Uniti. Come infatti evidenziato in un’analisi del Centro Studi Machiavelli, i cattolici negli USA rappresentano il 20% della popolazione, di cui un terzo conservatori o tradizionalisti. I quali però esprimono oltre la metà dei ruoli di vertice all’interno dell’amministrazione Trump. La prospettiva che il successore di The Donald possa essere il suo vice J.D. Vance, newborn catholic, ossia un neo-convertito alla Chiesa di Roma, implica che il Soglio di Pietro dovrà avere una grande attenzione in direzione dell’oltreatlantico, e possibilmente di dialogo, non di scontro.