Nel cuore di Monza, dove anticamente si trovava il Pratum Magnum, ovvero il grande spiazzo adibito a sede del mercato cittadino, sorge un imponente monumento: quello ai Caduti. La collocazione non fu casuale: la piazza in cui venne posizionato, infatti, aveva cambiato nome in seguito alla vittoria italiana durante la Grande Guerra, abbandonando l’antica denominazione di “Piazza del Mercato”, per assumere quella con cui ancora oggi è conosciuta, ovvero “Piazza Trento e Trieste”, con riferimento alle due città redente simbolo della vittoria italiana sull’Austria-Ungheria, ma questo non fu l’unico elemento odonomastico a cui venne fatta attenzione. Infatti sulla sinistra della Piazza si apriva (e si apre ancora oggi) “Largo IV Novembre”, data celebrativa della vittoria del nostro Paese nella Grande Guerra, e il monumento fu sistemato in maniera tale da apparire frontalmente agli avventori provenienti da “Via della Vittoria”. Inoltre, nella stessa piazza, sulle mura del palazzo comunale, venne collocato inciso su una lapide il “Bollettino della Vittoria”: insomma, una vera e propria scenografia che faceva da cornice al complesso scultoreo. Altro elemento, che, seppur meno evidente, concorre a rendere evocativo questo monumento, oltre alle sue dimensioni, è la base di pietra grigio-rosata di Tolmezzo, su cui poggia la scultura bronzea che rappresenta “L’ondata d’assalto guidata dalla Vittoria Alata”. La località di Tolmezzo, in Carnia, infatti, risulta altamente significativa, dal momento che questi territori erano ben noti ai soldati italiani, che vi avevano combattuto e li avevano dovuti abbandonare in seguito alla disfatta di Caporetto nell’ottobre 1917. Il concorso indetto per la sua realizzazione (a cui contribuirono economicamente anche i cittadini) fu tormentato e venne vinto dallo scultore Enrico Panciera, non senza polemiche, poiché i Monzesi avrebbero preferito lo scultore locale Eugenio Baioni. I lavori per la sua realizzazione cominciarono nel 1923 e vennero ultimati 9 anni dopo. All’inaugurazione presenziò Benito Mussolini, che tenne un breve discorso, memorabile non tanto per il contenuto, quanto più perché ad una domanda retorica posta dal Duce alla Piazza, si levarono alcune risposte che lo costrinsero a fermarsi per pochi secondi a causa delle risate suscitate, fra l’ilarità anche delle altre autorità presenti. “Venendo tra voi io ho adempiuto alla mia promessa. Ne avevate mai dubitato? (Folla: No!). Lo credete che io mantenga sempre le mie promesse? (Folla: Sì! / Un singolo: Faccene un’altra! / Un’altra voce dalla piazza: Sei puntuale!).” Contrariamente alle risate, però, il monumento ricorda tristemente su lapidi bronzee i nomi dei 667 caduti del distretto militare di Monza durante la Grande Guerra. Fra questi spicca quello dell’unica donna, Anna Galliani. Anna, originaria di Biassono e trasferitasi a Monza dopo il matrimonio, morì nel Febbraio del 1916 in seguito ai bombardamenti austriaci sulla città brianzola, che avevano colpito anche il quartiere di San Biagio, precisamente via Prina, dove la donna abitava: ferita dalle schegge, morì dopo 6 giorni di agonia, lasciando figli in tenera età. Sul colpo, invece, morì un ciabattino: Giuseppe Crippa.
Sul monumento, inoltre, sono riportati pochi versi di un componimento di Leopardi, la Canzone “All’Italia”: “E qua mostrando/ verran le madri ai parvoli le belle/ orme del vostro sangue”, e successivamente alla Seconda Guerra Mondiale, sulle lastre laterali di pietra del basamento, vennero incisi anche i nomi dei caduti italiani nel corso del nuovo conflitto.