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L’8 agosto 1956 nella miniera di carbone di Bois du Cazier a Marcinelle come ogni mattina ai 275 operai del primo turno scendono nel pozzo a mille metri di profondità: sono per lo più italiani (136, emigrati in base al Protocollo italo-belga che prevede l’invio di lavoratori in cambio di carbone). Intorno alle 8:10 l’incidente: un corto circuito incendia ottocento litri di olio in polvere e le strutture in legno, le fiamme si propagano rapidamente alle gallerie superiori e non lasciano via di fuga ai minatori: moriranno soffocati dal fumo e dai gas, sopravviveranno in 13.
Le famiglie fuori dai cancelli della miniera aspetteranno 11 giorni per conoscere il destino dei loro cari: calabresi, abruzzesi, campani, molisani, friulani, arrivati a Marcinelle in cerca di un futuro migliore, che hanno dovuto svolgere un lavoro in condizioni estreme, senza nessuna formazione e con misure di sicurezza precarie. Il risultato saranno due processi che porteranno ad un’unica condanna di 6 mesi con la condizionale per un ingegnere, mentre la miniera verrà chiusa nel 1967.
L’8 agosto è da allora la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo e la tragedia di Marcinelle ha segnato la storia repubblicana: nel 2003 Antonio e Andrea Frazzi diressero un film in due puntate per la Rai, Marcinelle: “quando la nostra tv pubblica ricorda queste pagine di Storia assolve sempre più al compito di costruzione di una memoria condivisa, perché tragedie come questa non accadano piú”. Così Edoardo Sylos Labini, direttore di CulturaIdentità, che aveva fatto parte del cast del film con Claudio Amendola, Maria Grazia Cucinotta e altri.