Quel monumento di fede e senso civico

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Solidarietà e sussidiarietà vanno di pari passo. L’impegno etico-sociale e l’integrazione tra pubblico e privato non sono una novità dell’Evo Moderno. Ben oltre la Dottrina Sociale, ci sono stati secoli nei quali il mondo europeo intorno a questi due dettami ha costruito il suo ordine civile e politico. A Genova un monumento di questa visione è l’Ospedale Galliera, edificato, tra il 1877 ed il 1888, per la munificenza della Marchesa Maria Brignole Sale, Duchessa di Galliera, in perpetua memoria del secondo figlio Andrea, morto a sedici anni. Non a caso l’ospedale nasce in onore di Sant’Andrea e solo in seguito verrà intitolato alla famiglia. In origine il nosocomio faceva parte dell’opera pia De Ferrari Brignole Sale che, secondo una concezione avveniristica per l’epoca, comprendeva tre differenti ospedali, dedicati ciascuno ad una specifica categoria: il Sant’Andrea, aperto a tutti gli indigenti, ammalati acuti; il San Raffaele, costruito ex novo sulle colline genovesi, per gli anziani cronici; il San Filippo, ospitato da una villa della Duchessa, destinato a diventare ospedale pediatrico.

Per realizzare l’impresa, la Marchesa Maria Brignole Sale destinò tredici milioni di lire dell’epoca, una cifra enorme. Andata in sposa (1828) al marchese Raffaele De Ferrari, la Marchesa, fu infatti costretta a seguirlo a Parigi, dove egli si era autoesiliato in seguito ad un grave incidente che lo aveva visto protagonista: la morte di un domestico, ucciso con un colpo d’arma da fuoco, partito accidentalmente. A Parigi il Marchese Raffaele De Ferrari fece fortuna, accrescendo il già cospicuo patrimonio familiare con attività nel mondo bancario e nella nascente industria ferroviaria. Da qui le enormi disponibilità finanziarie alla base del mecenatismo della Famiglia De Ferrari, peraltro segnata dalla morte precoce di due dei tre figli e con il terzo che aveva ripudiato il nome del casato, ponendo fine alla dinastia. Senza eredi diretti la Duchessa, vedova dal 1876, decise di ridistribuire il patrimonio lasciatole dal marito per alleviare le sofferenze dei concittadini, che non sempre avevano visto la sua famiglia con favore, creando, nel segno della Fede cattolica, un monumento a sé stessa ed alla sua famiglia.

Presidente dell’ospedale fu infatti designato ed è tuttora l’arcivescovo di Genova, mentre fanno parte del Consiglio di Amministrazione un rappresentante del Comune ed il Priore del Magistrato di Misericordia (storica istituzione, fondata, nel 1419, per volontà della Repubblica di Genova, ma di emanazione ecclesiastica, destinata all’esecuzione di pii lasciti). Fede e generosità aristocratica, solidarietà e senso civico: in questo mix vede la luce l’Ospedale Galliera, segnato da significativi elementi di modernità gestionale e di indirizzo. Si può infatti leggere nel regolamento delle origini (1888): “i ricoverati trovino tutti i mezzi di cura dettati dalla scienza, un’alimentazione non di lusso ma igienica e confacente, che siano accuditi con diligenza, pazienza ed amorevolezza, come se fossero in seno alla propria famiglia”. Ed ancora “che ai pazienti non sia fatta pressione alcuna per assoggettarli a trattamenti medici o chirurgici, ad operazioni od esperimenti a cui non siano volontariamente disposti”. Ed oltre “nessuna pressione, o violenza sarà fatta ai ricoverati riguardo alla loro fede religiosa, ma dovranno essi pure serbare il debito rispetto verso i compagni appartenenti a religione diversa”.

La stessa costruzione dell’immobile fu caratterizzata dai dettami di una visione “ariosa” della degenza, con i soffitti delle sale segnati da archi in modo da creare dei vortici ed evitare che l’aria viziata ristagnasse. Con l’Ospedale i Duchi di Galliera concludono il loro impegno filantropico a favore della città di Genova, un impegno originale, finalizzato a realizzare progetti organici volti a risolvere problemi di grande importanza nella vita sociale delle classi più disagiate. Nel segno di una solidarietà autentica, che dura nel tempo.