Francesca Scannagatta. La storia (vera) della Lady Oscar italiana

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Francesca Antonia Scannagatta e Lady Oscar (disegno di Mitgard Knight, CC 2,0 sa by nc)

“Voi guardie reali avreste forse il coraggio di sparare al vostro ex comandante? Se proprio volete sparare sui rappresentanti del popolo, su degli uomini disarmati, dovrete prima passare sul mio cadavere“. È così che, in una delle scene più iconiche dell’anime, Lady Oscar si rivolge ai soldati della Guardia Reale, pronti a far fuoco sul popolo in rivolta, a Parigi, il 14 luglio del 1789. Una vicenda in cui emerge ancora una volta lo spirito indomabile di un cuore di donna sotto l’uniforme.

Quell’animo irrequieto, dominato da uno spirito di libertà e giustizia, che porterà Lady Oscar a lasciare il titolo nobiliare per combattere al fianco del suo André e ai soldati della Guardia: i soldati del popolo. Un animo rivoluzionario che la accompagnerà fino alla morte. Una fine che, amara ironia della sorte, avverrà il giorno della presa della Bastiglia, simbolo della Rivoluzione francese.

Il personaggio di Lady Oscar è un’invenzione della celeberrima Riyoko Ikeda. Ma la sua vicenda non è molto lontana – per tempi storici e modalità – da quella di una reale donna, l’italiana Francesca Antonia Scanagatta. La sua è una storia vera, non un anime né un manga.

La nostra eroina nacque a Milano, 1º agosto 1776 da Giuseppe, intendente di finanza originario di Dongo, e di Isabella De Villata. «Dolce, saggia e ragionevole»: è così che la madre superiora descrisse la ragazza iscritta al collegio femminile milanese delle Dame della Visitazione, completando il corso di studi a sedici anni. Qualità che non impedirono alla giovane donna di rivoluzionare la sua vita e l’anno del Signore 1794 ne fu la conferma.

Il padre aveva deciso di avviare uno dei figli alla carriera militare tramite l’Accademia di Wiener Neustadt (Milano faceva parte dell’Impero asburgico, allora), mentre Francesca doveva recarsi a Vienna presso una vedova che ne avrebbe completato la formazione. Fratello e sorella si misero in viaggio insieme; quest’ultima era vestita in abiti maschili «per minore imbarazzo durante il viaggio».

Un viaggio in cui una serie di vicissitudini portarono a un vero e proprio colpo di scena.

Infatti, durante il tragitto il fratello si ammalò confessando alla sorella il proprio poco interesse per la carriera militare. Visto lo stato delle cose, la giovane consigliò al fratello di tornare a casa con un domestico, facendosi consegnare la lettera di presentazione per Haller, chirurgo dello Stato Maggiore, che avrebbe dovuto ospitare il nuovo alunno. Francesca, vestita da uomo e presentandosi come «Franz», fu accolta nella casa di Haller e le fu così possibile iscriversi all’Accademia dal 1º luglio 1794.

Venuto a conoscenza dello scambio, il padre si presentò all’Accademia cercando invano di convincere la figlia a tornare a casa. A vantaggio di quest’ ultima giocò la scarsa conoscenza del tedesco da parte del padre che, infatti, si rivolse ai professori in latino per avere informazioni sulla condotta della figlia usando il femminile, mentre i docenti continuavano a rispondere in maschile.

Un altro aspetto che andò a vantaggio della giovane militare fu la possibilità di risiedere in una casa privata, riuscendo così a nascondere la sua vera identità. Un’esperienza in cui Francesca apprese l’uso delle armi e gli esercizi bellici a piedi e a cavallo, diventando alfiere fino a ottenere la promozione a tenente. Nel 1797 chiese al Supremo consiglio di guerra a Vienna di poter servire come ufficiale. Una richiesta che fu accolta, data la fame di uomini causata dalle guerre rivoluzionarie scatenate dai francesi.

Il coraggio e la determinazione la portarono a ottenere la promozione a tenente, ma la sua carriera militare di tutto rispetto non fece cambiare idea al padre della giovane militare (a differenza di quello della Oscar televisiva…). Infatti, quest’ultimo si rivolse a Luigi Cocastelli, commissario imperiale a Milano, per risolvere con riservatezza la situazione della figlia; quest’ultimo a sua volta inviò una relazione a Michael von Melas, comandante generale dell’esercito, chiedendogli di farla congedare.

L’iter della richiesta impiegò anni a realizzarsi, finalmente, solo il 26 aprile 1801, quando a Francesca fu comunicato l’imminente congedo, confermato il 23 maggio successivo. La donna ricevette diversi attestati di stima da parte di commilitoni venuti a conoscenza del travestimento da lei attuato.

Il ritorno alla vita civile portò la Scanagatta a convolare a nozze nel 1804 con Celestino Spini, di famiglia nobile di Talamona in Valtellina, anche lui ex militare: un matrimonio tra due tenenti che, ironia della sorte, avevano combattuto su fronti opposti.

Nonostante l’addio alla vita militare, Francesca in quel mondo lasciò comunque il segno. Infatti, nel 1843, la biografia del tenente Scanagatta fu inserita in una raccolta dedicata ai combattenti italiani nelle guerre napoleoniche.

Dal 20 giugno 1852 fu celebrato solennemente il centenario dell’Accademia militare teresiana. La donna, ormai ultrasettantenne, inviò un messaggio di auguri, rammaricandosi di non poter essere presente e firmandosi come «Franz Scanagatta […], tenente, vedova del maggiore Spini».

Tenente e vedova: due parole che rappresentano lo stretto legame tra Francesca Scanagatta e Lady Oscar. Quel filo indissolubile che si può sintetizzare con la celebra frase detta da André alla sua amata: “Una rosa non potrà mai essere un lillà! Ascolta, Oscar, non potrai mai cancellare di essere nata donna”.

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