Alle 18:05 del 19 dicembre il ginecologo napoletano Stefano Ansaldi, 65 anni, sta camminando in via Mauro Macchi, a due passi dalla Stazione Centrale di Milano, quando viene assalito da due uomini (probabilmente nordafricani) che, per rapinarlo, estraggono un coltello e lo sgozzano. Poi fuggono, mentre i passanti terrorizzati chiamano i soccorsi. Stefano rimane in terra agonizzante e quando il 118 sopraggiunge è ormai troppo tardi.
“Non ci credo che sia morto così. Stefano era un grande uomo, un grande professionista, il migliore. Un uomo che ha fatto tanto per tante mamme. Io non ci posso pensare, sto male”, commenta la cantante neomelodica Nancy Coppola. “Non si può morire così!”
No, non si può di certo, in un paese civile.
Ma è un paese civile quello in cui la stazione di una delle principali città è da anni, sotto gli occhi di tutti, zona di spaccio e bivacco a qualunque ora del giorno e della notte? Perché non si è fatto assolutamente nulla prima e ora si gioca a fare gli stupiti, gli sconvolti e si recitano insulse e inutili frasi di circostanza?
La retorica delle magliette rosse e dei post su Facebook non basta più dinanzi a questi fatti, quando si realizza che dei disperati, forse non i due della rapina (di cui si sa ancora poco) ma sicuramente tanti altri abbandonati completamente a se stessi, senza un lavoro né nulla a cui tenere per davvero, sono pronti a qualunque cosa per sopravvivere. Di chi è la colpa? Forse di chi promette l’America per “programma” elettorale ma poi, di fatto, non ha articolato uno straccio di piano riguardante la fase successiva agli arrivi. Accogliere, restare umani significa sbattere della gente in strada, rimanersene zitti quando, giorno dopo giorno, si assiste al degenero di alcune zone delle città che diventano via via sedi della criminalità organizzata? Si tace per omertà, interessi economici o per entrambi?
E’ normale e prevedibile che, se non si fa assolutamente nulla per cambiare le cose, i rischi di incappare nel momento sbagliato nel luogo sbagliato aumentino vertiginosamente, persino in pieno centro. E’ arrivato il momento di agire perchè la retorica non può più essere considerata, nemmeno per finta o slogan elettorale, una soluzione efficace per affrontare la realtà.
Si aboliscono i Decreti Sicurezza e si “risolve” il problema immigrazione voltandosi dall’altra parte, con fiotti di grandi parole senza progetti concreti: così facendo non si aiutano né le vittime, immolate in questi atti di esacerbata violenza, né i carnefici che no, non sono gli ennesimi pazzi ma probabilmente i prodotti di una politica becera che sta volontariamente consegnando le nostre città (stazione Centrale e Termini docet) a una crescente criminalità.