Pochi nomi sarebbero in grado di spazzare via in un solo colpo anni di polemiche tra fanatismi iper-conservatori e ultra-progressisti in campo cristiano, e uno di questi – forse l’unico – è senza dubbio Silvano Panunzio. Un nome che alla maggior parte dice ancora troppo poco… Eppure basta guardare alla vastità della sua opera, e, soprattutto, alle figure intellettuali con cui, nel tempo, ha collaborato o si è confrontato, per comprendere la rilevanza del suo pensiero. Raffinato uomo di pensiero ed azione, dalla cultura incompleta solo nella misura in cui non è possibile fare proprio ogni dettaglio del sapere, italianista d’eccellenza con lo sguardo rivolto a quel Dante a cui soleva tributare il termine di “Padre”, esemplare più unico che raro di intellettuale di radice guenoniana e al contempo cattolico vero, capace di gettare ponti tra Oriente ed Occidente con una chiarezza di visione pari solo a quella di Raimon Panikkar, col quale ebbe proficui confronti. Silvano Panunzio stupisce per la sua assordante assenza dal panorama dei grandi Italiani. Le sue opere principali vennero per lo più composte in età avanzata, dopo una vita dedicata alla Conoscenza e alla Tradizione.
Aldo La Fata, devoto e rispettoso allievo di Panunzio nonché curatore di molte delle recenti riedizioni delle sue opere, oggi, col suo saggio biografico “Silvano Panunzio. Vita e Pensiero“, uscito per i tipi della Solfanelli, colma una lacuna durata troppo tempo. Finora, infatti, poche e sporadiche erano le note biografiche dedicate a questo personaggio circondato da un’aura mitologica. Sì, perché, in linea con la sua aristocratica riservatezza, la conoscenza di Panunzio non è stata tanto oggetto di dimenticanza, quanto piuttosto di segreta e limitata (esoterica?) trasmissione. Una conoscenza per pochi “uomini di buona volontà”, dotati di quello spirito cavalleresco che è sempre stato tratto distintivo e cifra valoriale del nostro. Il sottotitolo dell’opera, il cui stile volutamente asciutto non nasconde la filiale devozione dell’autore, evidenzia la ripartizione del testo in capitoli tematici. La prima parte è dedicata a un dettagliato excursus biografico, ricco di spunti tratti dai documenti ufficiali e da testimonianze vive, ed è impreziosita da frammenti di corrispondenza privata con l’autore – rilasciati sempre con massimo rispetto nei confronti del Maestro -, mentre le altre riservano una panoramica completa sulla formazione, sui maestri e sulle attività di un Panunzio impegnato su più fronti, dalle iniziative associative alle riviste e ai propri testi. Impressionante la serie di collaborazioni nel corso di una vita all’insegna della coerenza con le proprie idee e del contatto fertile con menti brillanti, nel susseguirsi turbinoso di inizative editoriali che va da Pagine Libere, col fratello Vito, a L’Ultima in collaborazione con Papini, da Carattere, a fianco di Primo Siena, alla teutonica Kairòs, nel cui gruppo militava Ernst Junger, fino a Metapolitica, che porta il nome di un concetto – già espresso dal padre Sergio, illustre politologo – che guiderà Silvano nella sua visione in grado di unire Storia ed Eternità, e che sarà anche titolo di una delle sue opere più complesse e profetiche – i due volumi di Metapolitica. La Roma Eterna e la Nuova Gerusalemme, uscito per la prima volta nel 1979 – nella quale, oltre all’aspetto trascendente e onnicomprensivo (i new agers, da lui mal sopportati, direbbero “olistico”) della politica, compare anche l’inquietante concetto di criptopolitica. Erede “spirituale” della storica rivista è oggi Il Corriere Metapolitico (Rivista di Studi Escatologici)audacemente curato e pubblicato dallo stesso Aldo La Fata.
Un aspetto rivoluzionario e sconvolgente del pensiero di Panunzio, che emerge tra le pagine di questa biografia, è la capacità di tessere – in realtà portare alla luce – una relazione profonda tra le espressioni religiose più antiche e consolidate, con grande attenzione all’Oriente, ed il Cristianesimo. Fatto che avviene non sotto forma di contrasto o superamento, e nemmeno di sconsiderato sincretismo, ma di continuità e completamento. Un approccio che da solo è in grado di disintegrare anni di contrapposizione tra sedicenti tradizionalisti e progressisti… Nella sua visione, la religione cristiana è religione paradigmatica, il punto di arrivo, un’evoluzione verso cui tutto il mondo storico e spirituale tende, armatura per affrontare tempi escatologici. Una visione la cui complessità rifugge la sintesi, tale che solo la scrittura colta e raffinata di Silvano Panunzio sa renderci in modo emozionale, prima ancora che razionale. E qui si nota l’abilità di Aldo La Fata di trasformare ogni cenno all’opera di Panunzio in un invito alla ricerca e all’approfondimento, stimolando la curiosità del lettore attraverso un misterioso equilibrio tra misura delle parole – la semplicità elegante è la sua cifra stilistica – e adesione entusiasta all’opera del Maestro.
Nonostante la distinzione tra vita, formazione e opere che riscontriamo nel testo, dettata dalla necessità di fare ordine e rendere maggiormente comprensibile la vicenda umana ed intellettuale di un autore prolifico ed attivo su più fronti, non passa inosservata la continuità sostanziale tra vita, pensiero ed azione di un uomo il cui modus vivendi si ispira costantemente ad un ideale di cavalleria nel senso più elevato del termine, luminosamente medievale e altrettanto coraggiosamente rivolto ai tempi ultimi. La vicenda dell’Alleanza Trascendentale Michele Arcangelo (A.T.M.A.), ordine mistico cavalleresco nato per volontà di Primo Siena nel 1953 a cui Panunzio aderì pochi anni dopo, e di cui divenne presto ispiratore, è lampante paradigma della sua attenzione alle Cose Ultime. Si lascia al lettore il gusto di scoprire il percorso che portò all’intitolazione dell’Ordine a San Michele, ma la componente escatologica viene affrontata dal nostro – in questo contesto così come nelle sue opere – con una chiarezza che non trova pari in nessun altro intellettuale contemporaneo.
Non c’è divisione tra vita e pensiero, così come non c’è tra visione politica e visione spirituale: il concetto di metapolitica coinvolge ogni aspetto della vita sociale, politica ed interiore. E’ un principio che va vissuto integralmente, ed è l’essenza di quella Conservazione Rivoluzionaria (titolo di un’altra, appassionante opera, e definizione mutuata dal padre Sergio) spesso mal interpretata da una Destra alla quale Silvano Panunzio guardava come unica realizzatrice possibile del concetto, ma che infine non seppe coglierne la portata.
Poco meno di duecento pagine possono appena essere un “biglietto da visita” per una figura intellettuale di tale portata, ma lo stile sapientemente lineare, quasi didascalico, unito all’ammirato affetto che l’autore mette in campo nella sua opera riesce pienamente nell’intento di invitare il lettore a sprofondare letteralmente nell’opera omnia di Silvano Panunzio (non tutta di facile reperibilità), e ad ascendere alle altezze di una Weltanschauung che, a tutt’oggi, non trova pari nel panorama italiano, ma che potrebbe in un sol colpo superare molte sterili polemiche in ambito religioso, esoterico e politico. Un sogno nel quale Aldo La Fata, custode, divulgatore ed evolutore del Maestro, oggi ci permette di credere con più forza.