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Il centrodestra in questa campagna elettorale è stato vittima di un clima fatto di aggressioni, attacchi e demonizzazioni che, come ha affermato la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, non “si possono definire toni degni di una campagna elettorale in una democrazia”. Accanimenti, pestaggi e campagne d’odio da parte di una sinistra che vede nella coalizione conservatrice non un avversario da battere, ma un nemico da abbattere.
Tale visione deve aver accompagnato gli assalitori che il 3 settembre a Milano, in viale Papiniano, hanno compiuto un agguato ai danni di un gruppo di militanti di Fratelli d’Italia. Gli assalitori, un gruppo di circa sei ragazzi mascherati e vestiti di scuro, vicini agli ambienti dei centri sociali, hanno assaltato il gazebo di FdI, distruggendolo, con un assalto congiunto che è stato vanificato dall’opposizione dei militanti del partito meloniano che sono riusciti a mettere in fuga gli aggressori. Un episodio che come ha sottolineato il senatore di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, è “l’ennesima dimostrazione del clima di chi non vuole un confronto civile”.
Tali aggressioni non sono diventate più elementi isolati, ma la conseguenza di una campagna d’odio che quotidianamente produce tragici risultati, come è accaduto questo 11 settembre a Marina di Carrara, dove un gruppo di circa sessanta individui ha organizzato una aggressione violenta contro una alcuni militanti leghisti che sono stati accerchiati dal gruppo di anarchici mentre allestivano il loro gazebo. Donne, anziani e giovani militanti sono stati aggrediti da un branco di estremisti di sinistra, forti del profondo vantaggio numerico, che dopo aver distrutto il loro stand li hanno picchiati con le stesse bandiere leghiste che in precedenza avevano spaccato, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine.
“Si è trattato di un pestaggio organizzato da almeno 40 violenti scatenati. È il risultato di settimane di delegittimazione della Lega, anche da parte del centrosinistra, che continua a infangare e gridare al pericolo democratico. Al Viminale c’è qualcuno?”, come si può leggere nel comunicato ufficiale del partito.
L’ennesimo attacco, che si presenta come la cifra di una campagna elettorale caratterizzata da prepotenze e assalti. Di fronte a tali aggressioni, preoccupano molto le ultime dichiarazioni del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il quale presentando il “Manifesto per il Sud” a Taranto ha infiammato ancora di più i toni affermando che la “Puglia, come la Campania, è Stalingrado, da qui non passeranno. Sputeranno sangue per cambiare quello che abbiamo realizzato in questi anni”. Parole che alimentano ancora di più un clima di guerra civile più da resa dei conti che da competizione democratica.
“La Puglia è Stalingrado” dice @micheleemiliano , poveri pugliesi li vuole male e poi “il centro destra deve sputare sangue”. Parole violente e vergognose e intanto ricominciano gli assalti ai banchetti di @lega e @FratellidItalia Cattivi maestri non cambiate mai!
— edoardo sylos labini (@edosyloslabini) September 11, 2022
Di nuovo riappare un sud simile a quello dei tempi di Ciccio Messere e ancora più indietro, dei tempi del cardinale Ruffo. Solo che questa volta è ancora più settorizzato e fazioso. Infatti allora erano le masse ignoranti che abbattevano uomini che avevano cercato di dare diritti civili al vecchio regno borbonico, e negli anni addietro, anzi, decenni addietro, era una questione calabra interna. Ma sempre di brutalità si tratta anche oggi. Nel silenzio generale perché a certuni è permesso aggredire, mentre agli altri lo si vieta. Pochi faziosi fanno rumore lo stesso. Nella grandissima corruzione del Sud, regredito al caporalato sotteso e allo strapotere di capi politici e mafiosi che fanno e disfano come il principe di Canosa, si fanno queste cose con tanto di proclami urlati. E le bandierine di questo o quel partito sono agitate ed usate come segnacoli per le diverse fazioni. Con la gente che attende prudentemente di vedere il vincitore per subito recarcisi col cappello in mano a chiedere favori. Il sud non si è fermato immoto negli ultimi trent’ anni, ma è regredito ancora di più per colpa dei suoi governanti corrottissimi e della gente che si rassegna sempre a tutto.