Una bella notizia: la RAI assume 127 precari

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Con la firma da parte dei sindacati dei giornalisti RAI – Unirai e Usigrai – la televisione pubblica può finalmente dare un contratto a tempo indeterminato a 127 precari, partite iva che lavorano come precari in azienda da diversi anni, alcuni dal primo decennio del secolo, quando iniziò la pratica degli “esterni” in epoca di centrosinistra.

La svolta, fortemente voluta fra gli altri dall’attuale Amministratore Delegato, Giampaolo Rossi, che da molti anni si batte per le assunzioni dei precari, prevede che le partite iva attualmente presenti in molte redazioni possano essere stabilizzate come dipendenti RAI, partendo dalle sedi regionali.

Una stabilizzazione che però ha fatto alzare qualche sopracciglio, perché per alcune redazioni significa rinunciare al loro personale rodato. L’intesa, basata su una selezione interna volontaria, estende diritti e tutele a professionisti precari “contrattualmente deboli e ricattabili”, come definiti dal sindacato Unirai, in direzione opposta al mercato dell’editoria, dove altre aziende licenziano. La stabilizzazione prevede l’assegnazione temporanea alle sedi regionali, come già avvenuto nel 2013 con accordi firmati dall’Usigrai, allora sindacato unico.

Il passaggio da precari a contrattualizzati, che qualcuno ha definito con sprezzo “deportazione” in realtà è determinato dal fatto che le sedi regionali hanno obbligo sindacale di pianta organica: in altre parole, le loro redazioni non possono scendere sotto organico, pena il rischio di vertenza. Un obbligo che invece non è in capo alle sedi centrali. Così per prassi le sedi regionali sono le prime a giovarsi delle nuove assunzioni, le quali poi, progressivamente, possono essere riassorbite anche nelle vecchie redazioni di provenienza, stavolta però con tutte le tutele garantite dal contratto RAI.

Inoltre, nonostante le lagnanze di sparuti gruppi scontenti di questo accordo, nessuno obbliga i precari a partecipare alla selezione: chi volesse continuare la propria attività da libero professionista può tranquillamente farlo senza rischi. Colpisce tuttavia il fatto che il sindacato Usigrai, che ha pure firmato l’accordo sotto la spinta delle redazioni regionali (specie in un periodo in cui le ferie estive rischiano di farle finire sotto organico), abbia invece deciso di accodarsi ad alcuni “malpancisti” e cavalcare le proteste sotto la sede di Viale Mazzini. L’Unirai tuttavia ha invitato a superare le strumentalizzazioni, difendendo un accordo che garantisce dignità professionale e rafforza il servizio pubblico.

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