Il parlamento italiano, complice la vittoria del SI al referendum sul taglio dei parlamentari, perderà 1\3 dei suoi rappresentanti dalla prossima legislatura.
Nel prossimo futuro, lo spazio occupato fin ora da gruppi centristi e formazioni politiche minori -subendo una forte riduzione- costringerà i piccoli partiti a connotarsi in schieramenti maggioritari, pena l’inconsistenza politica e/o l’impossibilità di rielezione.
Il ritorno al bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra appare eventualità probabile, indirizzando la politica italiana verso uno scenario USA. Repubblicani vs Democratici.
Il centrodestra avrà il compito di dettare l’agenda politica del futuro, forte della maggioranza elettorale che, probabilmente, avrà a disposizione.
Serve un Partito Repubblicano Italiano – un “Republican Party” – capace di far convergere su linee comuni fazioni di diversa storia ed ideologia, ciò che rappresentò il PDL. Un partito che abbia uomini con una visione tradizionale del mondo, capace anche di aggregare figure con un’impostazione economica pragmatica: in grado di guardare tanto ai keynesiani quanto ai più liberisti. Quindi, avrà il compito di proporre ed alternare una politica di stampo social-riformista ad una liberal-conservatrice. In modo da permettere l’avvicinamento di elettori di diverse posizioni politiche. Tuttavia, essenziale sarà ribadire in chiave anti-cinese una politica filo-occidentale e critica verso un’Europa germano centrica che preferisce concedere prestiti, al fine di controllare l’inflazione (oggi inesistente), piuttosto che allentare le maglie di stretti vincoli di bilancio dati dai “Trattati di Maastricht” ormai siglati più di trent’anni fa.
La riuscita del progetto di un “partito unico” potrà permettere, tramite un governo di legislatura, una vera stabilità governativa la quale consentirà di attirare imprenditori esteri che avranno voglia di investire nel “Bel paese”, e porterà il beneficio di eliminare le quotidiane faide interne alla coalizione.