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Nella città lagunare bambini e ragazzi sono i protagonisti del cambiamento culturale
Un’insegnante, il primo edificio scolastico di Chioggia dopo l’annessione della città al Regno d’Italia e una biografia semiseria per segnare l’indirizzo politico culturale di una città. Questi gli ingredienti del primo evento del progetto “Leggere le Città Identitarie”, che si terrà a Chioggia martedì 13 Giugno alle 18.30. La (ex) scuola primaria “Principe Amedeo di Savoia” sita in pieno centro storico, venne inaugurata il 7 giugno 1891. Da anni ormai non accoglie più bambini, ma resta un punto di riferimento storico culturale per la città, grazie all’intensa attività di divulgazione dell’Università Popolare “Guido Oselladore”, che ivi ha stabilito la propria sede in accordo con l’amministrazione comunale. La stessa Marina Sambo, autrice del libro Lo champignon sul mocassino, ha insegnato qui. La scrittrice chioggiotta si è affacciata all’insegnamento come fosse una fase temporanea della sua vita, ma poi ne è rimasta affascinata e ha trovato in esso una fonte di crescita personale irrinunciabile. Il rapporto quotidiano di almeno 5 ore con i più piccoli ha tracciato la sua anima come solchi di un disco in vinile. Momenti belli, ma anche difficili, hanno indotto Marina Sambo a cristallizzare il tutto su carta. La scrittura come momento di riflessione, prima e di condivisione, poi. Il libro, che all’appuntamento del 13 Giugno sarà letto in alcuni passi dall’attrice teatrale Linda Maccapan, ci darà l’occasione per porre l’attenzione sull’importanza per la società di ascoltare i più piccoli e di creare sinergia tra scuola, famiglia e istituzioni. In questi giorni la città di Chioggia si è distinta per alcuni progetti che hanno visto bambini e ragazzi protagonisti del cambiamento culturale di una comunità. Una classe della scuola primaria e una della secondaria di primo grado sono state accolte da assessori e Presidente del Consiglio in sala consiliare per simulare un vero e proprio consiglio comunale. Un modo di fare educazione civica, ma anche di coltivare l’interesse – che genera azioni virtuose – per la res publica. Ed ancora un intero istituto comprensivo (440 ragazzi oltre agli insegnanti) si è adoperato in un’azione di placemaking, con l’intento di rendere la scuola non solo esteticamente più bella, ma soprattutto a generare un senso di appartenenza, di rispetto e di cura, che troppo spesso risulta latente – se non addirittura perduto – nel cittadino medio. Progetti che hanno riempito di significato le parole comunità, inclusione, sostenibilità.
