La scuola, uno dei transiti di eccellenza nella Valle del Sarno: lo splendido caso dell’Istituto agrario ProfAgri.
La forza di un popolo sta nelle sue radici! Come la quercia millenaria affonda, saldamente, al terreno il suo poderoso intreccio di radici per trarne forza e nutrimento; così un territorio e un popolo trovano corazza, slancio e sostentamento nelle proprie tradizioni!
Suonano, dunque, come una bestemmia le intelligenti idee dei tanti pensatori da salotto che suggeriscono, tra un selfie e una richiesta di sostegno al reddito, l’annientamento dello spirito identitario storico, territoriale, religioso in nome del politicamente corretto. Perché distruggere o rivoluzionare quando ciò significa sovvertire? Perché non accettare l’opportunità, fisiologicamente necessaria, di essere portatori sani di giuste reazioni alla sterilità culturale che primeggia?
La vita e lo studio insegnano la bellezza della curiosità e l’importanza del progresso; d’altronde, recitava una battuta molto glamour: “… Non si può fermare il mare che avanza …” ma lo si può regolamentare. E’ necessario vestire i panni degli innovatori, sempre, ma nel solco della tradizione! Affinchè una nazione sia libera e fiera lo spirito identitario, la sua storia, le tradizioni andranno preservate e coltivate come un albero che affonda, profondo, le radici nelle terra.
Osserviamo, invece, un continuo cannibalismo di tutto ciò da parte di pseudo-intellettuali, sedicenti artisti neorealisti, gnomi circensi in cerca d’autore. Nel nome di, non si sa bene, quale fine si infanga la Storia, si ridicolizza la religione e si recide, brutalmente, il legame con la terra. Tiktoker, influencer e i nuovi “orientatori” del pensiero indottrinano all’etica della “Generazione fiocco di neve” che considera gesti d’amore cosmico partecipare ai festival dei colori, puntualmente postando ogni singolo istante sui social, lacrime comprese, o lasciarsi andare alle solite isterie da buon samaritano. Non badano, però, al culto del consumo in cui vivono o pensano quotidianamente. La regola principale rimane sempre la stessa: godi, spendi, depreda. In tali parametri misurano la felicità generando, dunque, un paradosso. È, dunque, in questo scenario iniziare a dare delle priorità, Vere! È opportuno iniziare a dare, nuovamente, ad ognuno la giusta importanza! La società va orientata nel pensiero ma dagli interlocutori giusti!
Basta influencer e tiktoker dalla dubbia cultura! Un pizzico di superficialità, a volte, può essere piacevole ma esagerare no! Ritorniamo a strutture fatte da professionisti che hanno speso vita e tempo per imparare un ruolo e una professione. Ritorniamo a dare valore alla educazione, alla scuola. Dal secondo dopoguerra Sarno, rigogliosa per ricchezza e geografia, si è sempre distinta in tutta la valle per la presenza di scuole di ogni ordine e grado: dai licei agli istituti tecnici. Tali scuole hanno segnato la storia di intere generazioni e generato un’economia importante. Da sempre la Valle è stata famosa nel mondo per le sue colture, in particolare il Pomodoro. Sarno non poteva, dunque, essere sprovvista di un istituto all’avanguardia: il ProfAgri rappresentato nella persona del preside Alessandro Turchi, uomo poliedrico, sociologo eccellente, giornalista interessante. L’Istituto ProfAgri, nonostante nella sede sarnese sia stato istituito da pochi anni, racconta in pieno la storia della Valle: una storia fatta di tradizioni contadine e di colture di eccellenza. All’avanguardia per missione e vision, il ProfAgri, è una delle eccellenze del territorio e mira a formare professionisti esperti in un settore dell’economia strategico. Il “ProfAgri, in tutte le sue sedi dislocate sul territorio della provincia di Salerno, ha una missione importante: «Formare delle professionalità coerenti agli scenari, moderni e veloci, ai quali questo settore strategico dell’economia, specialmente in Campania, specialmente nella Valle del Sarno, è chiamato – afferma Alessandro Turchi – è ormai necessario per un ritorno alla terra» Riscoprire la propria identità e le proprie tradizioni significa riscoprire la fierezza dell’appartenenza.
E’ evidente, inoltre, quanto opportuno sia incentivare l’economia agricola di eccellenza affrontata con le giuste tecnologie che diano risalto alle produzioni di qualità. Il territorio ne è colmo. Ecco allora l’importanza di investire necessariamente in un capitale umano esperto nelle complesse problematiche di settore. L’imprenditore agricolo è prima di tutto un contadino poi un esperto vero, non improvvisato, di quelli che hanno studiato. Vive con una mentalità dinamica d’impresa ma orientato allo sviluppo sostenibile e ama la terra. Non la sfrutta! La ama! E’ poi un tecnico agroalimentari, un uomo di marketing, ma soprattutto un uomo d’azienda. L’eccellenza del ProfAgri è rappresentata in pieno da chi lo guida, non c’è dubbio! L’istituto si pone come laboratorio di idee, di studio e come acceleratore economico. Forma i consulenti che andranno a dare supporto scientifico alle aziende agricole presenti sul territorio e offre, essa stessa, supporto alle aziende attraverso consulenze tecniche che vanno dalla semina alla commercializzazione del prodotto finale. L’istituto dispone di un’azienda agraria da 17 ettari di estensione e opifici e punti vendita.
Con nota di orgoglio il Dirigente ricorda che il ProfAgri possiede un brand di vini, premiatissimo al concorso Bacco&Minerva, con una produzione di 12 mila bottiglie l’anno tra Aglianico, Fiano e Rosato. Un brand, tre vini: Capoclasse, Penna Rossa e Agrosè. Tutto molto glamour e al tempo stesso, vivace. Tre vini che racchiudono una forte dedizione all’impegno, veicoli di eccellenza e di amore per il territorio. Studiare, crescere e migliorarsi in una visione di pragmatica sensibilità è quanto di meglio possa chiedersi. E’ proprio il caso di dire, a pieni polmoni: “Semper ad Maiora”.