Un ritratto doppio, a firma di Emanuele Beluffi e Manuel fondato, del grande Flavio Bucci, che ci ha lasciato ieri.
E’ morto all’età di 72 anni l’attore Flavio Bucci: una vita “spericolata” la sua, succhiata fino al midollo e oltre.
In una recente intervista al Corrierone aveva detto: “Per fortuna ho speso tutto in donne, manco tanto, che me la davano gratis, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? È bellissimo. Lasci perdere discorsi di morale, che non ho. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno?“.
Indimenticabile la sua interpretazione del pittore Ligabue nello sceneggiato tv diretto da Salvatore Nocita, in onda su Rai 1 in tre puntate, dal 22 novembre al 6 dicembre 1977: la storia del pittore border line Antonio Ligabue, che visse, prima di essere scoperto e celebrato dalla critica, un’esistenza dolorosa segnata da solitudine e disagio psichico.
Sempre per Salvatore Nocita Bucci lavorò nei Promessi sposi (1989).
Nel piccolo schermo lo ricordiamo nella serie La Piovra (1984) di Damiano Damiani e in L’avvocato Guerrieri. Ad occhi chiusi (2008), sua ultima apparizione in TV.
Bucci recitò in teatro e fu anche doppiatore (prestò la sua voce a John Travolta, Gerard Depardieu, Sylvester Stallone) e produttore (co-produsse Ecce Bombo di Nanni Moretti).
L’exploit sul grande schermo avvenne con L’ultimo treno della notte di Aldo Lado, L’Agnese va a morir, Suspiria (Dario Argento), Il Marchese Del Grillo (Mario Monicelli). Fu diretto da Elio Petri in La proprietà non è più un furto. Il suo ultimo grande successo è Il Divo del 2008 (Paolo Sorrentino), in cui ha interpretato Franco Evangelisti.
Francesca Archibugi ha detto di lui (sul suo profilo Twitter): “Era un attore magnifico, un uomo difficile, un attore difficile, un uomo magnifico“.
Per quanto mi riguarda, voglio ricordarlo sulla base della mia esperienza di spettatore, con gli occhi di un non esperto di cinema, che tuttavia è rimasto folgorato dalla sua interpretazione in Ligabue e in Suspiria di Dario Argento.
Anche chi non avesse saputo nulla del pittore Ligabue e di streghe & affini, sarebbe rimasto colpito dall’interpretazione del grande attore (che nel film argentiano copre il ruolo del pianista cieco) e forse, detto da un profano, è proprio questo il segno della bravura di un attore: far entrare nel personaggio, in un certo senso, anche lo spettatore.
Flavio Bucci, come già accadde ad altri grandi caratteristi del nostro cinema, è rimasto scolpito nell’immaginario collettivo per un personaggio secondario.
Non è Ligabue, di cui molti per ragioni anagrafiche non ne hanno memoria, ma Don Bastiano, il sacerdote collocatosi al di fuori della legge ne Il Marchese del Grillo. Pochi minuti ma una celeberrima invettiva anti clericale prima di salire sul patibolo, che lo hanno consegnato all’immortalità.
Ingeneroso destino per un interprete del suo calibro ma inevitabile, anche perché Bastiano e Flavio avevano molti tratti in comune: carattere ribelle, assenza di peli sulla lingua, fino all’aver consacrato la vita sull’altare degli eccessi.
E’ morto povero e dimenticato quasi da tutti, nonostante siano relativamente recenti almeno due delle sue ultime performances: il professor Rossi Chaillet in Caterina va in città di Paolo Virzì nel 2003 e un malinconico Franco Evangelisti, braccio desto di Giulio Andreotti, ne Il Divo di Paolo Sorrentino del 2008.
Flavio non avrebbe chiesto l’assoluzione a Don Bastiano perché non si era mai pentito della sua vita dissoluta, ma l’essersi ridotto in stato d’indigenza, senza la solidarietà di nessuno, questo sì, lo faceva soffrire molto, e in questo caso sono in molti che dovrebbero chiedergli perdono.
Perché si dovrebbe chiedere perdono ad uno che, baciato dalla fortuna, ha sperperato tutti i suoi enormi guadagni per soddisfare ogni sorta di vizio (trascurando, mogli, figli, amici), senza pentirsi mai del proprio egoismo?!