All’estero l’estetica urbana si riqualifica, in Italia si torna indietro

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Qualcuno dovrà pur spiegare perché l’Italia, patria dell’arte e del bello, debba cedere alle pochezze contemporanee che stanno oggi deturpando e rovinando città del nostro bel paese, mentre all’estero (più intelligentemente di noi) realizzano piani di riqualificazione urbana proprio sullo stile italiano.

Budapest ad esempio sta riacquistando la sua bellezza architettonica restituendo l’aspetto originario a quei palazzi che post guerra furono trasformati in terribili strutture contemporanee. Come Budapest anche Gouda in Olanda, Potsdam in Germania a tanti altri luoghi che stanno riappropriandosi del loro fascino storico originario.

In Italia invece si prova a demolire antichi palazzi invece che tutelarne il bene architettonico. Tanti sono gli scempi che non molto tempo fa sono stati compiuti: Gravina e Bari in Puglia prime fra tutti, ma anche nella capitale Roma e poi Milano e tante altre. Siamo davvero sicuri che i vari “boschi verticali” rappresentino davvero la rigenerazione e l’evoluzione urbana? Forse in altre parti d’Europa sì, dove musei a cielo aperto e capolavori di architettura classica non esistono, ma l’Italia lasciatela come chi meglio di noi e prima di noi l’ha resa magnifica.

Ecologismo e ambientalismo sono poi le scusanti perfette che confezionano a modo il pacchetto della grande ipocrisia: costi fuori dal mondo e materiali di costruzione ecologici solo per la targhetta sulla confezione. Lo fa notare l’architetto e docente universitario Enrico Maria Mazzola, propugnatore del ritorno alle tecniche costruttive della fine del XIX secolo: un edificio costruito con quelle tecniche anche se demolito non produrrà altro che calcinacci, pietra, laterizi, vetro e legno. Materiale inerte e perfettamente naturale, perfino riutilizzabile. Un “bosco verticale” invece, per le sue fisime gretine, è un coacervo di plastica, impermeabilizzazioni, guarnizioni, guaine… Quando (si spera il più presto possibile) uno di quegli ecomostri verrà demolito, le macerie dovranno essere trattate come rifiuti speciali. Tutt’altro che “green” e amiche dell’ambiente insomma. Un po’ come la grande menzogna delle macchine elettriche prodotte in Cina. Tutto nella norma quindi per i gretini dall’urlo facile con il jet privato.

Dal dopoguerra relativismo e decostruttivismo stanno deliberatamente devastando il paesaggio, le città e di conseguenza le menti: in un ambiente brutto, gli esseri umani vivono male. L’Italia nei prossimi anni dovrà affrontare un titanico lavoro di adeguamento delle sue strutture – soprattutto quelle postbelliche – che si avvicineranno alla loro data di scadenza (cosa che pochi sanno: il cemento armato non è eterno). Inoltre il rischio idrogeologico e sismico sono sempre in agguato. La nostra nazione può ben investire in una riqualificazione edilizia che non si limiti a foderare di inutili e dannosi cappotti termici gli edifici, sempre per le fisime europee, ma punti a ridisegnare urbanisticamente ed esteticamente le nostre città, riportandole alle loro origini, mutatis mutandis. Del resto, milioni di turisti sarebbero forse scemi, a venir in Italia per vedere i nostri borghi e non gli ecomostri delle archistar, i “boschi verticali” o le “nuvole” all’EUR?

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