Altro che femministe, arrivano le “Sorelle d’Italia”

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Con Giorgia Meloni per la prima volta nella storia della Repubblica italiana il prossimo Presidente del Consiglio dei Ministri potrebbe essere una donna. E, a voler fare i pignoli, per la prima volta una cultura politica di destra potrebbe esprimersi come forza di governo. All’estero è normale da decenni e senza andare troppo lontano con l’ovvia Margaret Thatcher nella vicina Francia oggi Nathalie Kosciusko-Morizet e Valérie Pécresse sono la più che valida alternativa a Macron.

Di là dal fuoco d’artiglieria che in Italia a sinistra hanno già scatenato contro la potenziale vincitrice, di là dagli insulti berciati dalla stessa compagnia di giro che a parti rovesciate non esiterebbe a definire sessisti, è bene ricordare un dato di fatto: a destra e nel centro destra le donne hanno sempre coperto ruoli apicali perché, a differenza che dall’altra parte, lì c’è più libertà. Tesi impossibile da confutare, basta guardare i numeri.

A destra le “Sorelle d’Italia” denotano la presenza di una fortissima freschezza e novità che a sinistra risulta non pervenuta, visto che al di là delle Sardine son rimasti con le Rachele Scarpa del “lavoro che non deve più essere l’unico mezzo di sostentamento” e in effetti, detto da una candidata del partito delle ZTL e degli ecologisti con l’attico in centro, il pensiero è conforme.

Fratelli d’Italia ha ufficializzato le proprie liste dei candidati per le elezioni politiche del 25 settembre e nelle liste elettorali le “Sorelle d’Italia”, soprattutto in riferimento alle nuove leve, rappresentano quella carica di innovatività che altrove è difficile trovare, perché da quelle parti il nome cambia ma sono sempre gli eredi di una cultura politica gesuitica e settaria che dopo la Iotti si è fermata a Vladimir Luxuria.

Oltre alle candidate “storiche” che non hanno bisogno di presentazioni come Isabella Rauti (candidata in Veneto, Lazio, Puglia e Lombardia nell’ex Stalingrado d’Italia, cioè Sesto San Giovanni, già espugnata col sindaco Roberto Di Stefano quindi la prossima volta tocca alla Puglia di Emiliano!), Daniela Santanché (Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio), la vice Presidente della Commissione Cultura alla Camera Paola Frassinetti, ormai una bandiera in Lombardia, la deputata marchigiana Lucia Albano, Carmela Buccalo (Sicilia), Monica Ciaburro (Piemonte), Cristina Cattaneo (scrittrice, psicoterapeuta, giornalista, già collaboratrice di CulturaIdentità e co-autrice con il prof. Francesco Alberoni di molte pubblicazioni), Augusta Montaruli (Piemonte) ed Elisabetta Gardini (grande ritorno), le nuove leve della “sorellanza d’Italia” di FdI sono combattive: Sara Kelany, in corsa per un seggio alla Camera, classe 1978, padre egiziano e madre italiana, cresciuta a Sperlonga in provincia di Latina, avvocato e “madre di tre piccini, patriota fin nel midollo” come si presenta nel suo profilo Twitter; Alessia Ambrosi, classe 1982, consigliere regionale in Trentino Alto Adige e capolista alla Camera per FdI; Alessia Ardesi, giornalista e saggista (suo il libro edito da Rubbettino, Oratorio Italia. Viaggio nel Paese del bene), sostenitrice delle iniziative programmatiche in difesa dell’ambiente e del territorio montano in particolare; Grazia di Maggio, under 35 nata a Matera ma milanese d’adozione, giornalista pubblicista impegnata nelle politiche a sostegno della famiglia naturale; Carolina Varchi, classe ’83, dal luglio di quest’anno vicesindaco di Palermo e in prima linea per il riscatto della città; Marta Schifone, napoletana doc, Responsabile Nazionale Dipartimento Professioni di Fratelli d’Italia strenuamente impegnata in difesa delle professioni sanitarie, “perdutamente italiana”, come dice nel suo profilo Instagram.

Questi sono i gioielli, le “sorelle d’Italia” che possono ribaltare una sinistra che valorizza la risorsa donna solo a parole e che con le pseudo-femministe di ritorno (e non solo quelle) parla solo di gender e di famiglia fluida. Insomma tante parole e tweet e pochi fatti.

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