Anche Prodi contro il delirio green della UE

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Che il delirio green porti a un bagno di sangue (economico) nel breve periodo lo sanno anche i paracarri. Questo, nonostante la vulgata soprattutto europea e soprattutto progressista, prona non solo ai diktat di Bruxelles (dove per definizione siede gente che non ha mai lavorato) e della Ursula von der Leyen (che essendo baronessa non ha mai dovuto lavorare per vivere), ma anche alle eco balle delle Grete Thunberg di turno, con ministri e presidenti genuflessi (nel vero senso del termine) alla fanciulla con le trecce.

Totale dipendenza dalla superpotenza cinese per le batterie delle auto elettriche (che è praticamente l’unica a produrle) e migliaia di lavoratori a casa (perché il motore elettrico è meno complicato di un motore termico), questo è solo il dessert del rito green europeo ed accettato.

Ma stupisce che proprio ieri un signore, già Presidente del Consiglio, già Ministro dell’Industria, già alla guida di importanti aziende statali, Romano Prodi, abbia in sostanza sconfessato l’auto green che piace alla gente che piace: in Italia farà 50mila disoccupati. Il provvedimento UE comporterà la chiusura di molte fabbriche e aziende, mentre la Cina (che, furba, vuole andare a carbone, altro che green) continuerà bellamente a inquinare. Questo, dopo essere stato uno dei più strenui vessilliferi della UE (suo il traghettamento dell’Italia nella moneta unica): ma evidentemente l’ex Presidente del Consiglio ha avuto un sussulto di realismo, attaccando la direttiva europea contro il motore termico (che, ricordiamolo, sarà abolito nel 2035, cioè domani mattina) e affermando che comunque la misura estrema non ridurrà l’inquinamento.

Dire ciao a un settore industriale che è stato semplicemente uno dei settori trainanti del 900 è degno del miglior Tafazzi, non solo per ragioni economiche ma anche scientifiche: fior di studi non accolgono affatto l’equazione motore a scoppio = inquinamento.

Del resto, il fratello dell’ex Premier, il fisico Franco Prodi, già ci aveva messo in guardia. Proprio sulle pagine di CulturaIdentità, nell’intervista di Alfonso Piscitelli pubblicata in occasione dell’uscita del mensile nel 2021.

LEGGI: Clima: catastrofismo mosso dalla grande finanza e Greta vittima di grandi interessi

L’inquinamento c’è, è grave, dice il prof, ma non si combatte con una crociata contro l’anidride carbonica, perché quello dell’anidride carbonica in realtà è il mercato per cui sbavano i grandi interessi e la grande finanza internazionali, un mercato valutabile nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari (“segui i soldi”, avrebbe detto il giudice Giovanni Falcone). E la Greta Thunberg davanti alla quale tutti si genuflettono è solo una vittima di questi grandi interessi. Che, per definizione, non fanno i nostri, di interessi, anzi…

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