La cristianità si difende anche proteggendo i confini nazionali

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Attorno al 500, un giovane brillante, destinato a una fulgida carriera professionale, decise di voltare le spalle a Roma per dirigersi verso i monti. Rimase tre anni in una grotta. Poi accettò di guidare altri monaci. Creò comunità umane, fondò monasteri, alternò la vita contemplativa a quella operativa. San Benedetto da Norcia salvò l’Occidente, disorientato dopo la caduta dell’impero romano. C’è un’immagine, tra le tante, che lo raffigura mentre sorregge su una mano una miniatura di una cittadella tipica dell’Europa medievale. È un’immagine simbolica: il santo custodisce la manifestazione concreta, in pietra e malta, della civiltà cristiana. Secondo lo scrittore americano Rod Dreher, autore del libro “L’opzione Benedetto” (ed. San Paolo, 2018), il suo esempio va raccolto e attualizzato oggi, come ha spiegato a Cultura Identità a Budapest, duranteil Forum for Christian Communicators che si è tenuto dal 3 al 6 settembre.

 

Cosa insegna San Benedetto da Norcia a noi cristiani contemporanei?

“Ci insegna due cose. Anzitutto che abbiamo una responsabilità individuale nel guardarci attorno e analizzare la realtà in cui viviamo. E dunque agire e fare ciò che è necessario per conservare la nostra fede, nonostante siamo circondati da distrazioni. E poi, attraverso la sua Regola, ci offre dei metodi per vivere una vita più spirituale all’interno della comunità. Dobbiamo dunque preferire Dio sopra a tutto. Dio non può essere soltanto una parte della nostra vita, ma deve rappresentare la nostra vita nella sua totalità. L’esempio dei frati benedettini nella storia ci mostra che se siamo fedeli nelle piccole cose, Dio può risolvere dei grandi problemi, finanche può salvare la civiltà”.

 

Nelle odierne società secolarizzate, il cristianesimo sembra essere ridotto all’emarginazione dell’indifferenza. Non crede sia più difficile oggi dare testimonianza rispetto ai tempi di San Benedetto?

“In generale non credo sia più difficile. Quando l’impero romano collassò, la gente era ridotta alla miseria, regnava il caos, mancavano governi e regole. Noi non stiamo attraversando questo tipo di declino. Ma sotto un certo punto di vista è più difficile, è vero. Rispetto ai tempi di Benedetto, oggi molte persone sono più restie ad aderire al cristianesimo, perché non credono nella Verità, o non credono che la Verità sia qualcosa che si possa conoscere attraverso la ragione e la fede. Credono solo nell’autonomia dell’individuo. Per fortuna in Occidente non dobbiamo preoccuparci delle persecuzioni, ma è vero solo in parte: in molti Paesi accade già che se esprimi il punto di vista cristiano su temi come l’ideologia gender o gli lgbt, puoi perdere il lavoro. In questi casi la tentazione di rinnegare la fede è forte, pertanto è necessaria l’opzione Benedetto, che ci rafforza in Cristo e tra di noi”.

 

In Italia l’ex ministro Matteo Salvini è stato attaccato per avere, in pubblico, mostrato il rosario ed aver invocato la protezione della Vergine Maria. Cosa ne pensa?

“È possibile che Salvini abbia usato quei simboli per opportunismo, ma non ho elementi per dare questo tipo di giudizio. Ciò che posso dire è che mi fa piacere quando un politico ha il coraggio di mostrare pubblicamente la sua fede. È un coraggio che manca alla maggior parte dei politici in Europa e in Nord America. Ed è curioso che proprio un politico che non nasconde la propria fede sia entrato in conflitto con Papa Francesco. Il motivo del contendere è il tema dell’immigrazione. Ebbene, io sto dalla parte di Salvini, perché difende il suo Paese ed è questa la funzione di un politico. Certo, da americano è scioccante vedere un leader politico italiano che si oppone al Papa”.

 

A proposito di leader cristiani, ha parlato recentemente con Viktor Orban? Cosa pensa di lui?

“Viktor Orban è stato demonizzato dai media statunitensi. Ma per quel che so dai miei contatti in Ungheria e da quello che leggo, credo che anche lui, come Salvini, stia lavorando a favore del suo popolo e della difesa della cristianità. Lui è consapevole che la società europea è molto debole rispetto all’Islam, soprattutto perché l’Europa ha perso la sua fede. Ho chiesto ad Orban se, a suo avviso, ci sarebbe un altro Paese europeo che avrebbe il coraggio di organizzare un Forum di questo tipo; la sua risposta è stata negativa, mi ha detto che soltanto l’Ungheria ha il coraggio di dare questo tipo di messaggio cristiano. Il che è eloquente. Come è eloquente l’impegno che l’Ungheria sta profondendo nel sostegno ai cristiani perseguitati in Medio Oriente”.

 

Crede che la cristianità si difenda anche proteggendo i confini nazionali?

“Assolutamente sì. Negli Stati Uniti varcano i nostri confini popolazioni cristiane. Spesso non è così in Europa. E il rischio è molto alto, perché proteggere i propri confini nazionali significa difendere la propria cultura, la propria fede, la bellissima eredità artistica di chiese e monasteri. Il pericolo maggiore è l’Islam. Non voglio demonizzare questa religione, ma è evidente che al suo interno esistano frange non neutrali nei confronti del cristianesimo, anche se i liberali vogliono far finta del contrario. Se non proteggiamo i nostri confini ora, domani potrà essere troppo tardi”.

 

È cristiano, tuttavia, aiutare chi è nel bisogno. Tante persone che decidono di migrare lo sono…

“È vero. Dobbiamo aiutare i rifugiati, ma molti immigrati non lo sono, essi piuttosto abbandonano la loro terra soltanto per motivi economici. E poi è dovere dei cristiani aiutare i propri vicini che soffrono. E i nostri vicini sono i nostri connazionali”.

 

Crede che Papa Francesco apprezzi “l’opzione Benedetto”?

(Sorride). “Non saprei. Non so neanche se lui sia a conoscenza di questa opzione. L’unica cosa che so per certo è che le persone che sono attorno a Papa Francesco odiano ‘l’opzione Benedetto’. Padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, ha detto cose inesatte al riguardo. C’è comunque una cosa su cui concordo con Papa Francesco; che noi cristiani dobbiamo evangelizzarci. Le statistiche dicono che molte persone si stanno allontanando dalla Chiesa. È più importante che mai per la Chiesa ricostruirsi dall’interno e convincere il resto del mondo della Verità di Gesù Cristo. G. K. Chesterton afferma che San Benedetto venne per radunare le energie spirituali che si erano disperse dopo la caduta dell’impero romano, così che San Francesco e San Domenico potessero divulgarle nel mondo. Oggi le energie spirituali sono esaurite. Mi piacerebbe che Papa Francesco si concentrasse di più su questo aspetto”.