Diodato, Ghali, Dargen e quella wiki-bravata su Aldo Moro

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Succede davvero di tutto su Wikipedia, ormai si sa. Anche quello che non dovrebbe accadere. Ma fare peggio è la reazione a ciò che avviene ormai come una consuetudine, ossia le più strampalate modifiche alle singole voci, il più delle volte figlie di una smania di protagonismo che porta gli stessi saccheggiatori del web a vantarsi di certe malefatte con l’uso degli screenshot. Niente di nuovo e di troppo preoccupante, visto che nella maggior parte dei casi si tratta di frasi talmente assurde, da non potere sembrare vere nemmeno al più sprovveduto degli internauti. Sabato sera, per esempio, mentre andava in onda la finale del Festival di Sanremo, qualche buontempone si è divertito a modificare sull’enciclopedia libera la pagina dedicata ad Aldo Moro.

L’ex leader DC, sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978, secondo Wikipedia sarebbe stato rapito e assassinato invece da Diodato, Ghali e Dargen D’Amico.

Uno scherzo di pessimo gusto, che ironizza su uno dei momenti più drammatici della storia del Novecento e per il quale evidentemente non c’è stata sufficiente sensibilizzazione come per altri temi. Immaginatevi cosa sarebbe accaduto se fosse stata messa mano alla pagina della Shoah o del delitto di Giarre, il duplice assassinio omofobo del 1980 rimasto senza un colpevole. Giustamente vi sarebbe stata indignazione. Il problema non è tanto nella modifica, che viene fatta con disinvoltura e poi rettificata con altrettanta sportività. Il problema è il tentativo di ridurre il tutto a una bravata.

Martedì mattina, infatti, Diodato era ospite di Fiorello a Viva Rai2!, dove con autoironia si prestava a una gag che lo vedeva insolitamente arrogante. Anche sulla pagina Wikipedia dedicata a Diodato era comparsa per qualche minuto la frase “conosciuto semplicemente come colui che fa il palo, è il rapitore di Aldo Moro, nonché responsabile dell’omicidio di Kennedy”.

Fiorello è uno dei migliori showman della storia italiana, a cui si perdona un po’ tutto. A volte, però, ci si lascia prendere un po’ la mano inconsapevolmente e non ci si rende conto che l’ironia supera il confine.

Ecco, questo modo di trasformare un vero e proprio attacco all’informazione in una simpatica battuta, onestamente stride con quella richiesta continua che viene fatta di rispettare il politically correct.

Non può essere così. La cultura popolare passa anche attraverso Wikipedia: inutile negare che tutti ci capitiamo sopra spessissimo. E se nessuno crede nemmeno per un attimo alla notizia dei rapitori di Moro, questo dribblare la verità irridendo un gravissimo fatto di cronaca e politica dovrebbe suscitare almeno rabbia.

Purtroppo (e non sia una giustificazione per nessuno) in passato sono stati diversi i casi di giornalisti che, fidandosi dell’enciclopedia on line, hanno commesso qualche errore nei “coccodrilli” dedicati a persone appena scomparse. Sgalambro, poeta e autore di alcuni brani di Franco Battiato, fu inopinatamente raccontato come il compositore di Fra Martino Campanaro, persino dalla stessa biografa di Battiato. Franco Nisi, autore televisivo e speaker di Radio Italia, venne ascritto da tutti i quotidiani tra i firmatari de Il coccodrillo come fa, che non aveva invece nemmeno sfiorato nei bollettini Siae. Stessa cosa capitò ad Augusto Martelli, celebre compositore di sigle televisive: all’indomani della morte, persino alcuni siti dedicati al Milan riportarono la notizia della scomparsa dell’autore dell’inno Milan Milan, di cui invece è autore Tony Renis.

Insomma, negli anni di errori ne ha creati Wikipedia. D’altra parte per modificare una voce dell’enciclopedia, a meno che non sia criptata dagli autori della pagina stessa, bastano poche mosse. Anche anonimamente. Un gioco da ragazzi insomma per gli hacker che hanno voglia di prendere in giro gli utenti. 

Stavolta, però, si è decisamente superato il limite. Ma quel che è ancor più grave è che si prenda tutto questo come una goliardia.

Siamo nel Paese in cui prendere in giro il Papa e la religione cristiana è diventato un motivo per dimostrare una presunta satira. Su chi fa del bene e della morale un segno distintivo della sua vita, si può sparare a zero, sugli altri ci vuole tatto. Perché si può scherzare sul dramma di Aldo Moro (tra l’altro una settimana dopo la morte della figlia) e non si usa il rispetto dovutamente richiesto per le vittime dei femminicidi? Perché non essere politicamente corretti anzitutto con la verità dei fatti?

Fermiamoci un momento e proviamo a immaginare quanto le risate sul fatto che Diodato sia l’assassino di Moro possano creare un dolore ulteriore alla famiglia del leader DC. È chiaro che, così come Popper sosteneva ci volesse una patente per fare buona televisione, così oggi quel documento sarebbe necessario per muoversi su Internet. Non è giusto che chiunque possa modificare un’enciclopedia talmente popolare da risultare la prima voce sui sui motori di ricerca quasi in qualunque argomento. Ancor più ingiusto è, però, trattare questo atteggiamento con ironia. È il modo migliore per incentivare un Paese sempre più abitato da ignoranti e da una mancanza di rispetto verso la realtà storica e le vittime delle tragedie.

Invece il rispetto avviene sempre solo per ciò che fa più comodo: lo si evince anche dal fatto che si chiede attenzione per le opinioni di chi come Dargen D’Amico e Ghali sostiene la Palestina, ma non esiste ascolto per chi ha un’opinione diversa. Ecco perché ha fatto bene la Venier a tirare dritto sul monologo di Dargen: la tv deve mantenere il suo linguaggio e l’osservazione a certe tempistiche, diversamente da come si comporta il web, che non ha limiti di tempo e si permette qualunque stravolgimento della realtà. La tv che presta il fianco al web, giudicando come ironica la modifica di una terribile pagina di storia su Wikipedia, quella invece non ci piace. Perché sotto sotto sembra nascondere un’immoralità di cui vorremmo fare a meno, senza vergognarci dei valori etici e morali che ci sanno caratterizzare.

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