“L’auspicio qual è? Come esiste la Capitale della Cultura, come esiste la Capitale del Libro, potrebbe anche esistere una Capitale dell’identità e della rievocazione storica, perché no, potrebbe essere anche premiata dal Fondo delle rievocazioni storiche, non solo attraverso il titolo ma anche avendo dei fondi perché i borghi uniscono questa caratteristica. Lavoriamoci insieme”.
Così il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, nel corso della presentazione dei tre docu-film del progetto “L’Italia è questa – Festival Città Identitarie 2023”, realizzati dal regista e direttore di “CulturaIdentità” Edoardo Sylos Labini.
Un auspicio nato “sul tamburo”, ragionando su ciò che i documentari si apprestavano a mostrare: le Città Identitarie. Un progetto che “CulturaIdentità” porta avanti per raccontare i luoghi e i personaggi che hanno creato l’identità di città e borghi della Penisola. Chi è nato o chi ha lavorato, chi è stato ispirato e chi ne è stato catturato. Per esempio il tipografo Gabriele De’ Ferrari, nato nella Città Identitaria di Trino, che per primo stampò la Commedia dantesca con la dicitura “Divina”. O sempre a Trino Cavour, che non vi era nato, ma là si formò come amministratore dei beni di famiglia, preparandosi così a divenire il più grande statista italiano del suo secolo. O il maestro Giancarlo Giannini, che alla Città Identitaria di Potenza non è legato da motivi anagrafici, bensì dal suo sodalizio artistico con una grande lucana, Lina Wertmüller, regista che ha firmato le pellicole che lo hanno reso un’icona del cinema italiano. O i Doria nella Città Identitaria di Loano, piccolo feudo che ha dato all’Italia (e all’Europa, tramite Carlo V) gli ammiragli protagonisti dell’epopea navale culminata con la battaglia di Lepanto.
Non è un caso che il simbolo delle Città Identitarie è quell’Italia disegnata da Marco Lodola, l’artista pop-futurista che ha rappresentato la Penisola composta da tantissime figure umane. Questa è l’Italia, infatti, una somma di storie piccole e grandi, ciascuna con dietro un personaggio che ha incarnato un pezzo dell’identità dei luoghi che la compongono. Luoghi di nascita o di passaggio, luoghi d’arrivo o di ispirazione, luoghi del destino o del genius loci. Le Città Identitarie sono così i nodi dove si incontra la grande storia e le storie individuali, la biografia e l’aneddoto, il passaggio, la coincidenza significativa, il momento di svolta. Di un personaggio, di una comunità cittadina, dell’intera nazione. Raccontare tutto questo significa riallacciare i fili col passato, capire chi siamo e perché lo siamo: un patrimonio immateriale che rende arte, architettura e paesaggio ben più di una cartolina per turisti, ma una realtà viva e pulsante.
“Noi abbiamo mille borghi che sono patrimoni materiali con i beni culturali e artistici – ha continuato Mollicone – ma sono anche veri e propri forzieri di patrimoni immateriali che, con il sottosegretario Mazzi, abbiamo valorizzato in una proposta di legge che è stata approvata dalla Camera e che diventerà una delega al governo proprio per definire e recepire il codice dei beni immateriali dell’Unesco. Un’operazione che unisce e concretizza quella che è la valorizzazione che spesso sembra un concetto generico e astratto, ma che prende vita e forza con voi”, aggiunge.